Legger*
Leggero,
cioè lieve sottile e vago, impalpabile e tenue, aereo gentile vaporoso
allegro, ineffabile-come un suono, un sorriso, il vento.
Si
capisce che è una parola che piace ai poeti. Leggero. Cioè vacuo
superficiale inconsistente scarso futile inaffidabile incostante
responsabile. Si capisce che spiace ai moralisti e ai censori, ai
conformisti.
E' una parola tanto ambivalente leggera (cioè cedevole,
duttile) che puoi farne ciò che vuoi e infatti a Calvino appariva
leggero Perseo anche mentre depone sull'erba, con rispettoso garbo, la
testa mozzata della Medusa.
Ma se un
uomo leggero è un artista o un adorabile canaglia, si dice donna leggera
per dire volubile, frivola e superficiale, incline a perdizioni e
facili costumi. E per contagio cognitivo la musica leggera, i romanzi
leggeri e il cinema leggero diventano roba disimpegnata che può
distrarre intrattenere. (Ma perché a noi italiani imbarazza tanto la
leggerezza?)
Il faut etre léger comme l'oiseau et non comme la
plume, ammoniva Paul Valery ma qui la somma leggerezza è già saggezza,
beato chi riesce.
Come era bella l'espressione a cuore leggero. Pensavi a
un cuore smemorato, depurato e gaio, senza vincoli e fatica, prima che
il covid lo associasse al respiratore e i nostri respiri all'arida
metrica delle RT. Com' era libera questa paura questa parola prima di
entrare nei supermercati, e codificata nel segno del
light. Meno male che arriva l'estate con i suoi vestiti leggeri, e la
cantiamo con Colapesce-metti un po' di musica leggera, anzi
leggerissima, per non cadere dentro al buco nero, che sta a un passo da
noi-persi in un vino leggero, nella brezza.
Elvira Seminara
l'Espresso 30 maggio 2021