La madre di tutte le menzogne
Una
corrente migratoria che ai confini dell'Europa, anziché accoglienza,
incontro il rifiuto anche violento operato da parte dei "ricostruttori
del muro di Berlino" giungendo a fenomeni di vero e proprio sequestro di
persone e di riedizioni di campi di concentramento.
In
questo quadro si inserisce dibattito, aperto in questi ultimi mesi nel
nostro paese, dalla riproposizione di un'iniziativa che punta a
introdurre nella nostra legislazione una normativa ispirata ai principi
dello ius soli, per prevedere modalità che consentano il conseguimento della cittadinanza a persone nate in Italia da genitori immigrati.
La
sola proposta del tema ha determinato un'immediata alzata di scudi da
parte degli ambienti della destra xenofoba e razzista, che ha letto in
essa un presunto attentato all'identità nazionale e alle prospettive di
sviluppo del paese.
Sembra di essere-per
certi versi-tornati all'epoca della tarda antichità, quella dei regni
romano barbarici, allorché ebbero confrontarsi due visioni alternative
del diritto, quella della "territorialità" proprio del diritto romano e
quella della "personalità" che caratterizzava le popolazioni
germaniche.
La storia allora mostrò che alla fine a dispetto della
superiorità militare germanica, il principio della "territorialità del
diritto" mostrò in tutta la sua pienezza la propria superiorità.
Lo ius soli,
se ben esaminato, appare piena espressione di un principio di
territorialità del diritto che affonda le proprie radici nell'antichità,
sino al diritto romano classico. Anzi desta meraviglia che un principio
di incontestabile origine latina, sia fatto proprio dalla legislazione
di molti paesi e sia, invece, oggetto di contestazione proprio nel paese
diretto erede della cultura classica latina.
Contestazione
fatta per giunta in nome di una presunta, quanto infondata, difesa
dell'identità nazionale. Ma il riconoscimento della cittadinanza a chi è
nato in Italia , oltre che a fondarsi su centrali e alti elementi di
diritto e nonché sia richiesto da elementari istanze di accoglienza e di
lotta all'ingiustizia, rappresenta anche un enorme opportunità
indiscutibile di crescita economica e culturale.
Lo
sforzo che sarà necessario compiere per garantire nel Mediterraneo la
libera e sicura circolazione degli uomini e delle idee, per costruire
percorsi scolastici ed educativi capaci di mettere in comunicazione
culture diverse, per garantire a chiunque giunga sulle nostre coste e
dentro i nostri confini condizioni di vita degne di essere umani,
richiede l'impegno costruire un grande progetto di accoglienza e di
sviluppo che avrà inevitabilmente anche grandi ricadute sul piano della
crescita economica del paese. Chi giunge in Italia e vive accanto a noi,
coltiva i nostri campi, ci fa da badante, e non è un nostro nemico e
può percorrere assieme a noi, la stessa strada per rendere il nostro
paese un paese migliore.
Chi grida allo slogan insultanti "prima gli
italiani" non si rende conto di lavorare in realtà affinché gli italiani
arrivino ancora una volta ultimi.
Le tentazioni autarchiche, come ha
abbondantemente dimostrato la storia, sono alla fin fine
autodistruttive.
Luigi Manconi, Repubblica