domenica 27 marzo 2022

PER LEGGERE I PASSI VIOLENTI DELLA BIBBIA

 

ARTICOLO GUERRA E PACE NELLA BIBBIA

Anticipo una considerazione: chi vive nella traiettoria dell'età tra gli 80 e i 90 anni, come il sottoscritto, quando parla di guerra e di pace ha qualche vibrazione particolare: si tratta infatti di un discorso che rimanda ad un vissuto infantile che ha lasciato tracce nella mia vita fino al giorno d'oggi.

Nel breve spazio che è consentito in un semplice articolo come questo, inizio con alcune osservazioni generali.

  • La realtà della guerra e il linguaggio che ne esprime le sue modalità occupano nella Bibbia uno spazio davvero straordinariamente ampio. Mi limiterò certamente a brevi accenni. Ma le narrazioni delle guerre attraversano in lungo e in largo la Bibbia ebraica e non sono estranee al Testamento Cristiano.

  • Chi si accostasse alla Bibbia, come succede spesso ancora nelle chiese, come ad un libro spirituale ed edificante o passato al “vaglio di Marcione”, dovrebbe acquisire la consapevolezza che si tratta di un territorio storico, mitico, letterario estremamente vasto e diverso nei tempi e nei linguaggi. La guerra riempie continuamente il racconto nella testualità biblica, ma in modalità molto diverse.

  • La lettura a spezzatino edificante, come spesso facciamo nelle liturgie domenicali e nelle diffuse “lectio divina”, non ci aiuta a fare i conti con la Bibbia nella sua complessità. Credo che vada preso atto che il linguaggio guerriero nelle sue varie dimensioni( guerre di conquista, il Dio guerriero, la geenna, lo sterminio delle nazioni... l'ira di Dio, la vendetta...) abbia costituito uno scoglio o addirittura uno scandalo insostenibile per molti credenti non attrezzati a livello di strumenti storici e critici: la testimonianza biblica, ricca di posizioni contrastanti e di contraddizioni interne “è lo scontro tra diversi punti di vista e diverse prassi che emerge ad uno sguardo spassionato, non velato da preoccupazioni apologetiche o giustificazioniste” (Giuseppe Barbaglio, Dio Violento Cittadella ).

  • Ciò significa che, se nella Bibbia Ebraica, la giri e la rigiri, trovi tutto, come insegnavano i saggi di Israele. Ovviamente ciò comporta che non si può leggere il libro di Giosuè o di Samuele come si leggono i profeti o i libri sapienziali o i Salmi.

  • Consapevoli della necessità dell'utilizzo di generi letterari diversi, come egregiamente documenta Piero Stefani nel suo “Guerra e pace nel nome di Dio - Morcelliana” , la lettura della Bibbia diventa la testimonianza di uomini e di donne che ci spingono a guardare in faccia tutta la vita, anche la realtà della guerra, anche le nostre perversioni o le nostre inadeguatezze nel parlare di Dio.

  • Se c'è una caratteristica che mi innamora dell'ebraismo è questa sua crudezza, questa “narrazione” contaminata con tutte le versioni del bene e del male che la storia di ieri e di oggi ci presenta.

  • Un altro particolare estremamente importante: molti Autori hanno continuato ostinatamente a ripetere che la Bibbia ebraica (quella che scorrettamente viene chiamata Antico Testamento) sia la Bibbia del Dio violento mentre il Testamento Cristiano sarebbe la presentazione del Dio buono, come superamento dell'ebraismo.

  • Le scienze bibliche progressivamente stanno smentendo queste semplificazioni, senza per altro livellare testi nati in tempi e in contesti con linguaggi e simbologie diverse. Se nella Bibbia ebraica troviamo picchi di violenza “Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra” ( Salmo 137), nel Testamento Cristiano troviamo lo sterminio delle nazioni pagane in Apocalisse , la Geenna e l'inappellabile giudizio di Matteo 25 e tanti altri passi altrettanto violenti sui quali qui non ho la possibilità di soffermarmi.

    Alcuni ricercatori parlano addirittura di un “dio bifronte”, sia nella Bibbia ebraica che nel Testamento cristiano. . Ma questa letteratura che ci restituisce maldestramente un dio bifronte non è affatto, per quanto riguarda la guerra e la pace, una originalità dell'Antico Israele dal momento che si tratta di un'ideologia diffusa allora in quell'area geografica e culturale, come hanno ben dimostrato gli studi accurati a proposito del mondo assiro. Fattore decisivo è sempre stato l'intervento della divinità a scatenare la guerra e a deciderne la vittoria. Nella Bibbia ebraica si parla di guerre di Yahwé allo stesso modo che in Mesopotamia dove le guerre venivano definite guerre di Ishtar oppure guerre di Assur. Si tratta di una comune ideologia, diffusa anche in altre regioni dell'Antico-Medio Oriente che hanno lo stesso linguaggio dello sterminio e del dio guerriero. La Bibbia ebraica non presenta, al riguardo, un pizzico di novità. La lettura storica-critica ha demolito certe presunzioni. Come abbiamo scoperto nella ricerca storica che l'amore per i nemici non è una originalità cristiana, ma trova alcuni paralleli nelle culture antiche (Gerd Theissen, Come cambia la fede; Claudiana pag. 153), così tutta la cultura della guerra, con annessi e connessi, dallo sterminio delle nazioni, al dio guerriero, fino alla distruzione del nemico, non costituisce affatto una originalità nella Bibbia ebraica. Si leggano al riguardo le chiare pagine di Giuseppe Barbaglio nel suo libro “Dio violento?” (Ed. Cittadella. Pag.70-100).

    Con buona pace di Marcione, possiamo continuare a leggere tutta la Bibbia, non come parola di Dio, ma come testimonianza.

    Anche se abbiamo “sporcato” il nome di Dio in mille modi e lo abbiamo spesso coinvolto in tutte le nostre imprese più sanguinarie, il messaggio biblico continuamente emergente può essere sintetizzato così: “La guerra fa piangere addirittura Dio, perché è l'opposto della creazione.....La guerra, in effetti, scatena quello che c'è di peggio nel nostro universo e nell'animo umano” (Piero Stefani, Guerra e pace in nome di Dio, Ed Morcelliana, pag.93).

    Dunque, “Beati coloro che lavorano per la pace perché saranno chiamati e chiamate figli e figlie di Dio” (Matteo 5,9).

Franco Barbero

Pinerolo 20marzo 2022