mercoledì 23 marzo 2022

RIFLESSIONE PROFESSOR MARCO DEL CORSO

Sognatori di una umanità nuova 

"Se le stelle sono inarrivabili 
questo non è motivo per non volerle… 
Che tristi i sentieri 
se non fosse per la magica presenza delle stelle…" 
(Mario Quintana).

Al commento di tale aforisma Alves, scrive: la speranza vede quello che non esiste nel presente. Esiste solamente nel futuro, nell'immaginazione. L'immaginazione è il luogo dove le cose che non esistono, esistono. Questo è il mistero dell'animo umano: siamo aiutati da quello che non esiste.

Breve apologia dell'utopia 
 Occorre però vegliare perché il sogno utopico non diventi" ciò che non può mai essere" impedendo di trovare un luogo e un tempo perché questo sogno possa iniziare.
Qui l'utopia è senza luogo e tempo non perché questo deve ancora venire, ma perché le viene proibito di averli: così, ad esempio, vengono censurate le proposte di ospitalità verso i migranti. Il realismo vuole che si faccia la distinzione (tra chi ne abbia diritto e chi no…) Il presente parla più forte del futuro (non c'è posto per tutti) e infatti diventano quasi dei valori (la riduzione degli sbarchi in mare anche a prezzo di prigioni sulla terra!).
Ma l'utopia può anche essere ridotta a sogno irrealizzabile ritenendo che, giunti ad una certa età, occorre smettere di sognare. Essere adulti sembra, allora, voler dire rinunciare ai sogni.
Ci sono epoche, si dice, in cui si può sognare ma non nella nostra epoca, non nella nostra società. 
Desideri, ideali e speranze non appartengono al vocabolario del maturo sistema economico che procede per calcoli, proiezioni e misure. Stare dentro il mercato è rinunciare a coltivare sogni ad immaginare "un altro mondo possibile" (slogan per l'appunto del social forum alternativo a Davos).  
Perché questo mondo, privo di sogni, è il migliore dei mondi possibili!
Ed infine occorre vegliare sull'utopia perché essa non sia interpretata e sostenuta solo come "cosa che potrà avvenire sì ma domani" evitando, così che possa essere portatrice di senso anche per l'oggi. Evitando, cioè, di agire nel presente. Eppure lo sanno i profeti, il domani è frutto delle scelte di oggi. Il tempo se non è un destino inesorabile prigioniero del passato, non è neppure una scommessa vuota sul futuro. Esso, piuttosto, vede la possibilità di incamminarsi già ora su sentieri resi possibili dalla luce di stelle inarrivabili. Perché è vero: le cose  possiamo cambiare già ora, solo se le sappiamo immaginare diverse.

A confronto con due sognatori 
Vogliamo chiedere (per questo siamo qui) alla memoria di Turoldo e di Balducci come difendere la capacità di sognare, come continuare a credere nel realismo dell'impossibile, come alimentare la carica utopica ed ancora come coltivare la speranza anche per noi oggi. E la celebrazione di stasera ci aiuta a trovare le parole, le parole fatte nostre. Se è il sogno del profeta quello che deve accompagnarci, quello in cui "il lupo e la niello dormono assieme" questo è possibile solo perché Dio ha il potere di trasformare il mondo se ognuno di noi è disposto a dare la vita per gli altri.
Perché quella di Dio, dice il poeta Turoldo, è condizionata potenza. E i profeti che parlano dentro il deserto dei templi, portano ancora parole di speranza ai poveri liberando le religioni da essere espressioni di "fanatismo funesto o melanconici ospizi per coscienze impaurite".
E allora sarà una chiesa di popolo dove il mondo è il monastero. Come sarà un nuovo umanesimo la cui verità non riposa nella ragione o nella religione, ma nell'etica che spinge ad agire.
Allora potremmo cantare il sogno del mondo.
Queste parole abbiamo ascoltato e pronunciato stasera.
Ma insieme alla bellezza del rito e dei simboli che celebriamo con le giuste parole, forse è possibile intravedere alla scuola del poeta e dell'intellettuale, come continuare ad essere, anche noi dopo loro, "sognatori di un'umanità nuova".