LUCIANO GRISO
Medico in pensione, è volontario, responsabile dei Corridoi umanitari in Libano
I profughi non sono tutti uguali,
se hanno la pelle chiara lo sono di più
Con lo scoppio della guerra in Ucraina e la fuga di circa 4 milioni di cittadini, perlopiù donne e bambini, l'Europa, e con essa l'Italia, ha mostrato il suo lato più luminoso dell'accoglienza ai profughi.
Ma in questa luce ci sono diverse zone d'ombra. Non si può tacere la differenza di trattamento tra i profughi che arrivano dalla martoriata Ucraina e quelli che arrivano da altrettante martoriate terre dove la guerra e la guerriglia seminano, allo stesso modo che a Kiev, morte e terrore, ma i cui cittadini hanno un problema: non hanno la pelle chiara.
Intendiamoci, nessuno, ma proprio nessuno, intende smorzare l'entusiasmo e la generosità di quanti - enti, associazioni e privati - hanno aperto la propria porta per far entrare chi sta scappando dalla guerra in Ucraina. Si deve fare. Semplicemente, vogliamo mettere in luce le contraddizioni, anche di Stato, e le discriminazioni del Sistema nell'accoglienza, in Europa e in Italia.
Recentemente,
in una trasmissione televisiva un esponente politico italiano, non un
peones qualunque ma un cosiddetto leader, ha dichiarato che quella in
Ucraina è una guerra vera e che quindi chi fugge da quello scenario
è un vero profugo. «Ma
anche quella della Siria, arrivata all'undicesimo anno, è guerra
vera, così come le tante altre che si stanno consumando su questo
pianeta -
sottolinea il dottor Luciano Griso, medico pinerolese, responsabile
da oltre sei anni dei Corridoi umanitari in Libano, unico protocollo
che riesca a far entrare nelle "terre libere" d'Europa
migranti in tutta sicurezza -Eppure
i profughi siriani subiscono un diverso trattamento: appena arrivano
vengono rinchiusi nei Centri di identificazione, poi se, secondo chi
è chiamato a valutare la situazione, è considerato idoneo, entra in
un progetto Cas, altrimenti viene respinto nel proprio
Paese, ove esista una convenzione, oppure viene precipitato
nell'invisibilità e con-dannato all'irregolarità
amministrativa».
Mario
Draghi, recependo la decisione del Consiglio UE, ha firmato il Dpcm
sulla protezione temporanea e l'assistenza per i profughi provenienti
dall'Ucraina a causa della guerra, prevedendo uguale protezione anche
a chi, "...apolidi
e cittadini di Paesi terzi che beneficiavano di protezione
internazionale o di protezione nazionale equivalente in Ucraina prima
del 24 febbraio"..
Eppure, anche i reporter italiani ai confini con la Polonia, che però
smentisce discriminazioni di sorta, Moldavia o Ungheria hanno fatto
vedere, riferisce il dottor Griso «le
discriminazioni e il diverso trattamento ricevuto da tutti quegli
studenti universitari africani e del Magreb sorpresi in Ucraina dal
conflitto: alle frontiere rimandati indietro, non accettati dai
centri di accoglienza, lasciati per strada al freddo».
Senza dimenticare i tanti profughi che dal dicembre scorso, arrivati con l'inganno in Bielorussia «continuano a essere bloccati al Confine con la Polonia», che da una parte accoglie due milioni di rifugiati ucraini, mentre dall'altra parte costruisce un muro di 186 km. E tra quella gente, che ha passato settimane e mesi al freddo senza assistenza, ci sono anche profughi afgani, quelli a cui, durante la repentina e vergognosa fuga dell'esercito americano e con esso anche dei militari della missione italiana, avevano fatto una promessa: vi accoglieremo.
Anche
l'accoglienza spontanea da parte dei privati verso chi scappa dal
conflitto ucraino risponde a leggi morali labili, che talvolta
sfuggono. Diversi i casi, ma il dottor Griso ce ne riferisce uno,
documentato: «Due
ragazzi nigeriani, orfani, di 27 e 21 anni, che studiavano a Kiev
prima dell'inizio della guerra, uno Medicina e l'altro Economia, sono
riusciti, anche loro traumatizzati, ad arrivare in Italia; una
famiglia in Sicilia si era resa disponibile per accogliere persone in
fuga dall'Ucraina, ma li ha rifiutati perché neri, sono poi stati
accolti presso il Centro della Diaconia valdese di Palermo.
Ma
questa guerra ci entra quotidianamente in casa: ogni giorno decine di
servizi, reportages, telegiornali ci mostrano la distruzione e la
sofferenza che imperversa in quel Paese. Gli ucraini che scappano
sono simili a
noi, vestiti come noi, viaggiano con i trolley, come noi; hanno la
pelle chiara. Probabilmente ci identifichiamo in loro. Non ci fanno
paura. Chi arriva in barcone, invece, forse, lo sentiamo distante,
estraneo. Noi ci sentiamo diversi. o no?
«C'è anche un problema di narrazione delle migrazioni del Mediterraneo che – aggiunge Griso - definirei tossica, comunque scorretta e fatta ad arte per suscitare la paura, il senso dell'invasione». E se arrivano vivi sulle nostre coste- così come in quelle di tutti i Paesi con sbocco sul Mediterraneo – i migranti del Mediterraneo vengono rinchiusi nei centri di identificazione, senza aver compiuto alcun reato, se non scappare da situazione di guerra, guerriglia, carestia, persecuzione, che secondo la Convenzione di Ginevra darebbe diritto alla protezione.
I
numeri aprono mondi. Possono spiegare molto delle migrazioni e di
quella comunicazione tossica a cui faceva riferimento Luciano Griso:
al 29 marzo i profughi arrivati in Italia dall'inizio della guerra
(24 febbraio) erano 75.115. In poco più di un mese Governo, enti,
associazioni e privati hanno messo in moto una fantastica macchina di
accoglienza che ci rende fieri di appartenere a questo Paese.
In
tutto il 2021, i migranti del Mediterraneo sbarcati in Italia sono
stati 67.477 (Fonte Ministero dell'Interno), di questi una parte è
stata respinta subito, un'altra parte, invece, sarà poi respinta
dalle Commissioni, deputate a decidere se dare o meno qualche tipo di
protezione: di solito accetta circa il 40 per cento delle domande. Il
2021, se si osservano i dati del Ministero dell'Interno, è stato un
anno intenso sotto l'aspetto delle migrazioni dal mare: nel 2020,
infatti, si erano registrate complessivamente 34.154 arrivi, quasi la
metà. Dal 1° gennaio 2022 al 1° aprile, gli sbarchi sono stati
6.832 e già molte testate giornalistiche cartacee e televisive
avevano dato la notizia dell'aumento di sbarchi in Italia. Rimane da
vedere se la crisi ucraina avrà un impatto positivo sul Patto asilo
e migrazione, fermo da troppo tempo in Europa perché i diversi Stati
non riescono a trovare una visione comune.
Forse, ora che anche la Polonia e gli altri Paesi confinanti con l'Ucraina chiedono sostegno e redistribuzione dei profughi, chissà che non si arrivi a una svolta. Che non faccia sentire soli chi accoglie, ma, soprattutto, più solidale con chi cerca una via d'uscita alla guerra, alla fame e alla violenza nella "fortezza" Europa.
SOFIA D'AGOSTINO
ECO-EXTRA, aprile 2022