LETTERA DEL COORDINAMENTO CONTRO GLI ABUSI
NELLA CHIESA CATTOLICA AI VESCOVI RIUNITI.
«Certificato antipedofilia»: la richiesta per il nuovo capo della Cei
LUCA KOCCI
Il Manifesto, 24 maggio
Una commissione di indagine indipendente sulla pedofilia e sugli abusi commessi dal clero che abbia libero e pieno accesso agli archivi ecclesiastici. Risarcimento per le vittime, obbligo di denuncia e abolizione dei termini di prescrizione per i colpevoli. Vigilanza sui candidati al ministero presbiterale, estensione del «certificato antipedofilia» anche a preti, religiosi e personale delle istituzioni cattoliche.
Sono le richieste rivolte dal Coordinamento contro gli abusi nella Chiesa cattolica ai vescovi italiani, i quali fino a venerdì - ieri hanno incontrato il papa in Vaticano, a porte chiuse - sono riuniti per la loro assemblea generale, che dovrà indicare le terna di candidati fra cui papa Francesco sceglierà il nuovo presidente della Cei. La lettera, inviata da diversi giorni al presidente uscente della Cei, il cardinale Bassetti, e agli oltre 220 vescovi italiani, è stata promossa dal cartello ItalyChurchToo, di cui fanno parte associazioni di vittime come Rete L'Abuso, gruppi per la riforma come Noi Siamo Chiesa e per l'uguaglianza dei diritti nella Chiesa (Donne per la Chiesa, Voices of Faith, Comité de la Jupe), I'Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne e le riviste Adista e Left. Ha ricevuto centinaia di adesioni da parte di teologi, biblisti, preti, religiosi e religiose, oltre a decine di vittime di abusi sessuali, ma anche psicologici e spirituali, come alcune fuoriuscite dai movimenti, dai Focolari all'Opus Dei.
«Gli abusi perpetrati all'interno della Chiesa colpiscono le persone nei loro corpi, nella loro vita, nella loro coscienza: sono violazioni dei diritti umani», e «se la Chiesa non rispetta i diritti umani, non può predicare il Vangelo», si legge nel testo. Che poi elenca le richieste, in ordine alle parole «verità, giustizia e prevenzione».
La prima è «da piena collaborazione della Chiesa italiana a un'indagine indipendente, condotta da professionisti credibili e super partes, che faccia luce sugli abusi compiuti dal clero in Italia, avendo pieno accesso agli archivi. Ovvero quello che è avvenuto già in diversi Paesi per iniziativa delle stesse Chiese nazionali e diocesane, come in Francia e in Germania.
Cosa
ben diversa dall'Osservatorio per il contrasto alla pedofilia e alla
pedopornografia minorile, istituito presso il ministero per le pari
opportunità e la famiglia, a cui partecipa anche la Cei. «Non siamo
disposti
ad accogliere sinergie con istituzioni statali che non
contemplino una seria indagine sul passato» e un coinvolgimento
diretto delle vittime», spiegano da ItalyChurchToo, respingendo anche
la proposta arrivata nei mesi scorsi dai vescovi: affidare
un'indagine interna al Servizio nazionale per la tutela dei minori
della Cei
Poi le altre richieste: risarcimento «per i danni biologici, psicologici, morali ed economici subiti dalle vittime»; obbligo di denuncia alle autorità civili ed «eliminazione dei termini di prescrizione per gli abusi»; «certificato antipedofilia» anche per il clero (previsto dalla Convenzione di Lanzarote, ratificata dal governo italiano).
Oltre a quello di ItalyChurchToo - venerdì ci sarà una conferenza stampa per dare conto delle reazioni della Cei-, ci sono altri due appelli per una commissione di inchiesta indipendente sugli abusi nella Chiesa: uno di circa 50 teologhe e teologi, un altro di 26 gruppi "conciliari" riuniti della rete dei Viandanti. Segno che il problema ormai è evidente. Resta da capire quale sarà la risposta dei vescovi.