giovedì 30 giugno 2022

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CONTRIBUTI AL SINODO

DELLA  CHIESA  CATTOLICA

 


(continua "Contributo a cura della Comunità di base di via Città di Gap a Pinerolo")


Siamo Maria Rosaria e Alessandro genitori di due persone transgender.

Transgender. Quanta verità, quanta sofferenza, quanta immensità dietro questo termine che ci era non solo sconosciuto ma suonava alle nostre orecchie come una nota sporca e stonata, vittima di quel pregiudizio di cui eravamo complici, perché ignoranti. Ci riteniamo tre volte genitori e tre volte fortunati perché i nostri figli* ci hanno dato la possibilità di capire che oltre al concepimento biologico ce ne sono mille altri che ti rendono genitore. Per entrambi abbiamo percepito sin dall'inizio quanto un nome potesse iniziare a salvarli e farli sentire amati, riconosciuti e vivi. E come genitori non abbiamo potuto far altro che accogliere le identità dei nostri figli che finalmente dopo anni di sofferenza, tribolazione e inquietudine potevano riscrivere e riscriversi con dei percorsi di transizione e di riconoscimento della propria identità di genere (binaria per uno e non binary per l'altr*).

Ci siamo stretti con l'amore di cui una famiglia è capace. Stesso amore di cui Cristo è il più grande testimone.

Qui subentra la testimonianza di M. Rosaria, donna cristiana, ex cattolica e ex catechista, per più di vent'anni.

Sono stata la catechista dei miei figli*. Il giorno della Prima Comunione sebbene non sapessi ancora delle loro realtà, una voce mi portò a voler far indossare a tutti i bambini le tuniche. Tutti uguali davanti al suo Amore. Anni dopo uno dei miei figli mi ha ringraziato perché grazie a quella tunica aveva potuto vivere a pieno quel giorno. La fede è stato per me quello che per i miei figli è stata l'arte: un grande faro che ha abbattuto paure, schemi e pregiudizi. I miei figli, ognuno con la propria diversità, sono stati per me la più grande fonte di ricchezza e conoscenza: la concretizzazione di un Amore di un Dio che è Padre e Madre insieme, che non si ferma al corpo ma che va al di là, sin dentro le radici più profonde dell'anima. Qui arriva l'incontro con la contraddizione più grande? E la Chiesa, quel posto dove ho servito insieme alla mia famiglia per anni e che si fa portavoce dello spezzare il pane che è Corpo per tutti? Dov'è? Solo un profondo senso di esclusione, solitudine e indifferenza. Un luogo che non valorizza le sfumature bellissime dei colori (quelle che per esempio possono essere della comunità LGBTQIA+) ma che è rimasta ferma a vedere solo il bianco e il nero. Senza sapere che proprio nei colori si manifesta la possibilità di amare. "Ama il prossimo tuo come te stesso" è stato il reale e unico mantra che con forza e dedizione sia io che mio marito siamo riusciti a staccare da quell'istituzione consapevoli che il tempio in cui Dio si manifesta siamo ognuno di noi.

Mentre insieme a mio marito Alessandro abbiamo constatato l'indifferenza della chiesa, come istituzione, siamo stati coinvolti nella rete 3 volte Genitori, formata da famiglie con figli non eterosessuali e/o trans, che come noi vivono la stessa esperienza piena di paure, ansie e preoccupazioni ma anche di gioie, soddisfazioni e gratificazioni nel vedere i propri amati figli sempre più felici, ma soprattutto abbiamo conosciuto la comunità di Base di Pinerolo, guidata da Don Franco Barbero, in cui ci siamo sentiti accolti e compresi sin da subito.

 

1) Ne facevamo parte come famiglia per tanti anni e abbiamo fatto un percorso di fede che si è dovuto interrompere quando è venuta fuori la realtà dei nostri figli.

Ci potrebbero essere tutti coloro che per il loro orientamento o la loro identità non si sentono accolti.

L'ascolto è molto limitato in generale.

 

2) Gli spazi di ascolto sono pochi comunque e vengono molte volte circoscritti all'ufficio parrocchiale con un dialogo con il parroco.

Ci sono alcuni insegnanti  che per loro iniziativa sono sensibili a queste tematiche, ma non esiste una programmazione sistematica che permette una conoscenza sin dai primi anni scolastici, come avviene nei paesi del nord Europa, mentre nella politica si continuano a contrapporre per ideologia gli schieramenti che sostengono la famiglia tradizionale e quelli a favore dei diritti di tutti, comprese le persone omoaffettive e le persone trans genere.

 

4) Non vengono affrontate in modo comunitario, ma solo con un confronto con le persone più "vicine". Gli obiettivi da perseguire si identificano nell'ambito del consiglio pastorale.

 

5) Non c'è un dialogo. Ci si limita a fare delle preghiere per l'unità dei cristiani nella settimana preposta per questa finalità.

 

6) Soprattutto sulle tematiche che riguardano l'orientamento e l'identità, attuando un maggiore ascolto delle persone, senza pregiudizi e senza colpevolizzarle.


Maria Rosaria e Alessandro Pizzoleo


(continua)