lunedì 6 giugno 2022

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      di ERNESTO AYASSOT (continua)


Secondo un'altra versione non meno fantasiosa, la reliquia sarebbe stata raccolta dall'apostolo Giovanni, altri dicono da Giuseppe d'Arimatea, altri ancora da Nicodemo, per offrirla a Maria come pietoso ricordo del figlio. Alla morte di Maria (all'epoca di queste leggende non si parlava ancora di «assunzione» in cielo!) la reliquia sarebbe rimasta in eredità alla chiesa di Gerusalemme. Ma all'avvicinarsi della tragedia che nel 70 distrusse la città, i cristiani di Gerusalemme si sarebbero rifugiati a Pella, nella Decapoli, portando con sé, ovviamente, la Sindone. Poiché però di simile traslazione non esiste alcuna traccia nemmeno leggendaria, il salesiano e sindonologo J. L. Carreno Etxeandia, in una recente pubblicazione sulla Sindone11, deve limitarsi a scrivere che

 

è logico supporre… che i cristiani abbiano portato con sé le preziose reliquie...

 

Nel caso che la Sindone fosse rimasta nella regione, potrebbe esserci un legame fra questa leggenda e quella già da noi citata di una donazione del Gran Maestro degli Ospitalieri al crociato Amedeo III conte di Savoia, come segno di riconoscenza per la sua partecipazione alla (seconda) Crociata terminata però con un fallimento. Ciò sarebbe avvenuto in occasione della Pasqua del 1148.

Ci manca purtroppo lo spazio per ricordare altre leggende, ancora più fantastiche, come quella narrata da un certo Arculfo, pellegrino in terra Santa nel 680 circa, che narra di aver appreso che il «santo lino» era stato rubato dal sepolcro di Gesù da un giudeo convertito , al quale portò veramente fortuna se gli permise di diventare ricchissimo e di lasciare a uno dei suoi figli, e poi ai successivi discendenti, il prezioso «portafortuna »... Non avremmo nemmeno citato simile fantasia se non fosse ricordata, come prova della presenza della Sindone a Gerusalemme, negli Annali di uno storico ecclesiastico di un certo nome e peso come il cardinale Baronio.

Sarebbe anche interessante, sempre a proposito della tesi della permanenza gerosolimitana della Sindone, andare a rileggere quanto scriveva, nel secolo VIII, Giovanni Damasceno, studioso delle tradizioni della Palestina, il quale narra come nella Città Santa si venerassero: la croce, la lancia, i chiodi, la tunica, i lini, la sindone, anzi addirittura «le sindoni e le fasce» (al plurale!)… insomma un autentico museo di reliquie!

Sarà forse utile richiamare qui quanto abbiamo già detto all'inizio, ossia che la parola «sindone» non è nome proprio della Sindone torinese, ma significa un telo di lino tessuto a Sidone, o alla maniera dell'arte tessile di Sidone. Ciò non toglie che ci sia da rimanere stupiti per la moltiplicazione veramente miracolosa in tanti esemplari di quell'unico telo di cui parlano i Vangeli. Questo senza contare che la più gran parte delle varie Sindoni di cui si ha notizia, sia pure per tradizioni o leggende, non sono affatto ricordate come recanti impresse immagini di sorta.

Ma forse quel poco che fin qui s'è detto è già troppo per dimostrare quello che anche la gran parte degli studiosi cattolici di sindonologia è disposta ad ammettere, cioè che la storia non può dare alcun contributo alla soluzione del problema «Sindone» se non per il periodo più recente, che, ovviamente, non risolve nulla. Infatti per i primi sei secoli, addirittura, nessuno ha mai sentito parlare di una «sindone» di Gesù. Da quando se ne comincia a parlare, ci sono molti fili conduttori, ispirati a tradizioni e leggende, che tenterebbero di collegare il periodo storico che va dalla metà del secolo XIV alle origini, ma sono così differenti gli uni dagli altri, si contraddicono in modo così clamoroso, e per di più mancano tutti di una qualsiasi continuità, che dobbiamo condividere, almeno su questo punto, le conclusioni di padre Vignon12, il quale, pur prendendo nettamente posizione a favore dell'autenticità, afferma:

 

I documenti storici sono, insomma, impotenti a provare l'autenticità della Sindone.

 

Autenticità che, secondo lui, va dunque cercata in altri campi e con altri criteri, che sono appunto, quelli di cui trattano tutti gli scritti più recenti, da quando ci si è resi conto della vanità di ogni tentativo di prova storica.

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11 J. L. CARRENQ ETXEANDIA, La Sindone - ultimo reporter, Torino, 1976.

12 Padre Vignon, docente all'«Institut Catholique» di Parigi, è autore di vari scritti sulla Sindone (vedi: nota bibliografica).


(continua)