lunedì 6 giugno 2022

LA RISOLUZIONE DIPLOMATICA SARA' LA VOLTA BUONA?

 Ferrara, M5S: «Voteremo solo la risoluzione che sosterrà la via diplomatica»

Il manifesto 4/6
Giuliano Santoro

Tra meno di venti giorni Mario Draghi sarà in aula prima del Consiglio europeo e il parlamento dovrà esprimersi sulla risoluzione che inevitabilmente parlerà di armi e guerra in Ucraina. «Quel testo deve chiaramente indicare quello che sosteniamo da tempo: è indispensabile concentrare tutti gli sforzi verso una soluzione politica del conflitto» dice Gianluca Ferrara, senatore del Movimento 5 Stelle e membro della commissione esteri.

Dunque basta invio di armi?
Non ci sono alternative alla strada della diplomazia, quella propugnata da alcuni di sconfiggere militarmente Putin ci conduce al baratro. Ad una guerra nucleare. La Russia di Putin non è la Libia di Gheddafi o l’Iraq di Saddam Hussein. Inoltre, non possiamo permettere che prevalga un miope ostracismo verso un paese che inevitabilmente sposterebbe i suoi interessi verso Est creando in prospettiva un panorama fatto di blocchi contrapposti. Nel 2022 servirebbe una nuova visione e non attingere da schemi vetusti del passato.

C’è la possibilità che rompiate con la maggioranza?
È auspicabile che sia una risoluzione con il più largo consenso. Tutte le forze politiche dovrebbero seguirci su questa prospettiva di buon senso che indichiamo da tempo. Gli italiani non vogliono un ulteriore acuirsi di una guerra che già sta facendo sentire gravi contraccolpi economici. Compito della politica è anticipare i problemi, tendere la mano alle fasce più fragili, ridurre le diseguaglianze. Se questa guerra dovesse diventare endemica come vorrebbero alcuni, il potere d’acquisto si ridurrebbe ancor di più fino a far collassare intere categorie. Famiglie ed imprese già sono in estrema difficoltà, per non parlare della devastante carenza di grano che subirebbe il nord Africa con conseguenti flussi migratori. Questa guerra va fermata subito.

Votereste anche con la Lega?
Matteo Salvini ultimamente si è avvicinato in maniera teorica alle nostre posizioni, ora è auspicabile che alle dichiarazioni espresse in Tv e in piazza ci segua anche con un atto formale.
Si aspetta che da qui al 21 giugno la situazione sul campo cambi e il contesto vi sia più favorevole?
Inizialmente la nostra posizione era solitaria, persino osteggiata e criticata. All’inizio del conflitto abbiamo assistito a delle posizioni belliciste al limite del parossismo. È partita una frenetica corsa al riarmo, un esponente di Fratelli d’Italia ha persino proposto di dirottare i capitali destinati al reddito di cittadinanza all’industria bellica. Poi, poco alla volta, politici e opinionisti hanno moderato il loro interventismo e hanno seguito noi e l’opinione pubblica sul percorso della de-escalation. Sono persuaso che più trascorra il tempo più si comprenderà che questa guerra non può finire inviando semplicemente più armi. Bisogna subito riaccendere la luce della diplomazia.

Siete pronti anche a interrompere il processo di costruzione dell’alleanza col Partito democratico?
La nostra posizione è cristallina. Dopo due anni di pandemia gli italiani sono stremati, disorientati e preoccupati. Ora, dopo 100 giorni di guerra nel cuore dell’Europa, non serve demolire ma costruire la massima unità per garantire sicurezza e pace sociale. Noi con responsabilità abbiamo indicato soluzioni imprescindibili e indispensabili per i lavoratori come il salario minimo e la procura nazionale del lavoro. Non è da Paese civile avere salari a 3 o 4 euro lordi all’ora e tre incidenti mortali ogni giorno. Infine è fondamentale varare, come fu fatto per la pandemia con il Recovery fund, un piano europeo per l’energia che acceleri la transizione ecologica. Dopo la pandemia, la guerra in Ucraina. Adesso non possiamo permetterci di far degenerare anche la devastazione dell’ambiente di cui i cambiamenti climatici sono espressione. La politica abbia visione.