giovedì 9 giugno 2022

La Terza Guerra mondiale in pezzi

SIRIA

Il Presidente siriano Bashar Assad, il 18 marzo 2022, è andato in visita ufficiale negli Emirati Arabi Uniti. Erano undici anni che non metteva piede in un Paese dell'area dopo l'espulsione della Siria dalla Lega Araba nel 2011, l'anno delle proteste che hanno dato il via alla brutale repressione del governo di Damasco. Intanto secondo l'Onu sono 350 mila le vittime del conflitto, tra cui quasi 30 mila donne e 30 mila bambini; 5,5 milioni di profughi, oltre 6 milioni gli sfollati interni. Cifre di un'apocalisse, a cui vanno aggiunte le decine di migliaia di persone detenute nelle carceri ufficiali e non ufficiali del regime. Come si è arrivati a tanto? Le opposizioni erano vicine alla vittoria, ma diverse potenze, regionali e non, sono intervenute salvando Assad. La Russia, prima di tutti. Da sempre legata agli Assad, Mosca controlla la base navale di Tartus, strategica per il presidio dei mari caldi, ed è intervenuta in sostegno di Damasco con denaro e armamenti, agevolando inoltre l'arrivo di miliziani dalla Cecenia e da altre repubbliche caucasiche. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, l'aviazione russa ha condotto 300 raid dal 24 febbraio al 23 marzo, mentre nelle quattro settimane precedenti, da fine gennaio a fine febbraio, aveva condotto più di 1.200 attacchi, limitandosi ufficialmente a sostenere con l'aviazione le "operazioni antiterrorismo" di Damasco. Alla Russia, nell'appoggio ad Assad si sono uniti l'Iran e Hezbollah, il movimento libanese filo-iraniano. A loro volta, gli Stati del Golfo Persico hanno sostenuto le milizie più integraliste del fronte dei ribelli, ormai ridotti a controllare solo la città di Idlib.

KURDISTAN

I Curdi, divisi tra Turchia, Siria Iran e Iraq, hanno sempre rivendicato la loro autonomia, ma un movimento indipendentista in armi si è formato negli anni Ottanta in Turchia attorno al Pkk e al suo leader Abdullah Ocalan. Da allora sono state decine di migliaia le vittime del conflitto tra lo Stato turco e i miliziani, ancora attivi tra le montagne, mentre Ocalan è condannato a morire in un carcere. Negli ultimi anni, dopo la sostanziale indipendenza dei curdi iracheni, vessati dal regime di Saddam Hussein, ma liberi dopo l'invasione Usa del 2003, il teatro più caldo è il Kurdistan siriano. I miliziani curdi in Siria sono stati determinanti nella sconfitta dell'Isis, ma il governo turco non vuole un'altra enclave curda indipendente ai suoi confini e attacca sistematicamente. Dopo mesi di continui bombardamenti, le voci di un prossimo attacco turco contro Kobane si rincorrono. Le forze di autodifesa curde maschili e femminili, le Ypg e le Ypj, e le unità multietniche delle Forze democratiche siriane (Sdf), sono la forza militare curda che il governo Erdogan vuol spazzare via.

Christian Elia MILLENNIUM maggio 2022