22 Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù..... (Matteo 14, 22-33).Eccolo ancora lì, solo, in disparte. Gesù cerca, come già sottolineavo nel commento di Matteo 14, 13-21, di riprendersi dalla notizia della uccisione di Giovanni Battista. Sembra smarrito, sconcertato.
Licenzia la folla e addirittura ordina ai discepoli di salire sulla barca per avviarsi all'altra riva. Egli li avrebbe seguiti. Il versetto 23 ci dipinge un quadro realistico: "Licenziate le folle, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E fattosi sera, era quivi tutto solo". Troppo presto era venuto meno il suo maestro. Per Gesù è un momento di crisi profonda. Solo Dio lo può liberare dal macigno che ha invaso il suo cuore tanto da mettere in dubbio la possibilità di proseguire il cammino.
Certe letture del Vangelo che fanno di Gesù un "angelo dal ciel disceso per troppo peso", cioè un essere divino che passa invulnerabile e trionfante in mezzo ad ogni prova, sono semplicemente dei "fumetti" e non fanno i conti con la realtà del Gesù storico.
Matteo ci riporta questa umanità e questa fede di Gesù in Dio con estrema concretezza. Poi aggiunge un "racconto popolare" molto noto presso varie tradizioni e lo costruisce in modo da parlare al cuore della sua comunità. Gli anni erano difficili, continuare la "navigazione verso l'altra sponda", cioè proseguire il cammino di Gesù in questi anni 85-90, era una impresa che sembrava impossibile.
Il linguaggio è efficace, espressivo: come si fa ad arrivare all'altra riva se c'è una furibonda tempesta? Non siamo destinati al naufragio? E come si può riconoscere la presenza di Gesù "alle tre di notte", proprio quando è l'ora delle tenebre? Matteo parla alla sua comunità come uno che sta nella barca: Matteo è forse il nome che designa l'animatore della comunità.
Per lui esiste una sola "strada" tra la tempesta e la notte: ancora una volta si tratta di rinnovare la fiducia nella presenza e nel messaggio di Gesù.
Oggi come ieriPer le nostre chiese e per ciascuno di noi l'indicazione è valida e precisa: un'altra sponda c'è, ma bisogna accettare di fare i conti con la notte e con la tempesta.
Finché restiamo aggrappati/e alla terraferma dei nostri dogmi, della nostra cultura, dei "paesaggi" antropologici e linguistici del passato, eviteremo forse talune notti oscure, ma non conosceremo la gioia e la luce di un nuovo giorno e di una nuova terra.
Finché io resto aggrappato ai miei privilegi, alle mie abitudini e non mi lascio coinvolgere dalla "voce" che invita verso altre sponde, non posso che imprigionarmi nella routine o nell'egoismo.
Ecco, oggi la tentazione suadente e devastante della nostra chiesa cattolica ufficiale: negare e rifiutare la necessità di inoltrarsi verso una sponda "altra", davvero altra. Si tratta di sentire l'invito, anzi "l'ordine" di Gesù di andare all'atra riva.
Mia cara chiesa
Mia cara chiesa, non t'accorgi che su questa sponda tu hai costruito i tuoi castelli e ora non osi smontarli e abbandonarli? Non vedi che la gente ora è altrove e che la tua spiaggia sta diventando un deserto? Un po' di notte, un po' di oscurità ti farà un gran bene e nella tempesta ti deciderai a dire "Signore, salvami: sto per naufragare". Da secoli ti illudi di esser il transatlantico della salvezza mentre sei proprio tu che hai bisogno di essere salvata. Parti, mettiti in viaggio come fragile imbarcazione e Dio ti sosterrà. Metterà di nuovo al centro di te la fede in Dio che animò la vita di Gesù.
O DioAnch'io ho le mie terreferme dalle quali non voglio staccarmi. Aiutami a trovare la fiducia in Te, senza la quale prevalgono l'egoismo e l'abitudine, la monotonia e la superficialità.