Tu lo sai, nonostante le apparenze che ci diamo di essere calmi, organizzati, distaccati, concentrati, in realtà non abbiamo tregua con noi stessi.
Noi riempiamo il nostro tempo come un armadio ricolmo. Accumuliamo i nostri anni come un susseguirsi di impegni e di ritardi. Ricolmiamo le nostre vite senza lasciarci dello spazio per viverle.
Passiamo dal lavoro al divertimento e non conosciamo il riposo.
O Dio, dacci di riposare, tu che hai messo da parte il settimo giorno per osservare, apprezzare e rilassarti dalla tua fatica. Dacci il riposo, tu che comandi di lasciarsi andare memori della libertà sempre reale, in attesa dell’avvenimento del tuo regno sempre annunciato.
Fa’ che i nostri riposi non spaventino noi, che sappiamo così male usare la libertà del tempo.
Fa’ che i nostri riposi non deprimano noi, che così male sappiamo vivere il silenzio e la calma, il ritiro e il rifugio.
Poiché noi vorremmo che il riposo non fosse per noi una regola d’igiene e un dovere, un obbligo ed una rinuncia, ma che potesse divenire in noi qualcosa di simile al sole che si attarda la sera a calare, o come il sonno che suscita i sogni, come la notte che copre le manchevolezze, come l’aurora che ci ritrova in forma.
Dona riposo ai nostri cuori, questi cavalli che tirano da una parte e dall’altra.
Dona riposo ai nostri spiriti, queste anticamere dove si accalcano i sollecitatori.
Dona riposo ai nostri corpi, queste abitazioni dove si posa la polvere.
Donaci riposo tu che hai fissati i ritmi del mondo, il giorno e la notte, l’inverno e l’estate, chi va e chi viene, la parola ed il sacramento, la bocca e la dolcezza della mano, l’orecchio o lo sfioramento del gesto, l’animazione ed il placarsi dell’amen.
Noi ti chiediamo il riposo delle nostre vite, lo chiediamo a te che se l’Iddio della Parola vivente, ma anche l’Iddio della pace compiuta.
André Dumas