mercoledì 24 aprile 2019

Ratzinger: preti pedofili a causa del '68

In Vaticano in molti si affrettano a dire che il testo non mina l'unità fra i due Papi. Così il cardinale Angelo Becciu per il quale «non è un attentato all'unità della Chiesa», mentre «strumentalizzarlo in questo senso farà soffrire Benedetto XVI: sarà per lui il dolore più grande». Eppure, l'uscita di Joseph Ratzinger ieri su alcuni media, tra cui il Corriere della Sera, con una riflessione dedicata agli abusi sessuali nel clero la cui origine è fatta risalire «in ultima analisi nell'assenza di Dio» e al «collasso morale» concomitante con la «rivoluzione del '68», dice di un Papa emerito che decide di rompere il silenzio dal suo ritiro nel Mater Ecclesiae per offrire una versione degli abusi che di fatto non è stata parte del recente summit contro la pedofilia voluto da Francesco. Lì il male interno è stato scandagliato senza giustificazioni, dando voce alle vittime, insistendo sulla doppia vita e l'incongruenza di ministri di Dio traditori del proprio abito.
Le diciotto pagine del testo ratzingeriano usciranno in forma integrale sul mensile tedesco Klerusblatt. Benedetto XVI radiografa gli ultimi 50 anni, vedendo nel '68 l'origine del male. E sorvola sul fatto che molte coperture e molti abusi risalgono a tempo prima come il recente dossier Pennsylvania dimostra. Scrive, tuttavia, Ratzinger: «Tra le libertà che la Rivoluzione del 1968 voleva conquistare c'era anche la completa libertà sessuale, che non tollerava più alcuna norma». E «della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente».
L'ex Pontefice non parla del suo lavoro da prefetto dell'ex Sant'Uffizio, dei tanti casi a quel tempo non scoperchiati. Piuttosto spezza una lancia per Wojtyla, che promosse l'enciclica "Veritatis splendor" per rimettere a posto «queste cose», e che suscitò «violente reazioni contrarie da parte dei teologi morali». E punta il dito contro l'eccesso di «garantismo» in sede penale, allora l'unico - dice - a essere ritenuto «conciliare»: «Dovevano essere garantiti soprattutto i diritti degli accusati e questo fino al punto da escludere di fatto una condanna».
Paolo Rodari

Il teologo Mancuso "Attribuire ad altri le colpe della Chiesa non risolverà mai il problema"

««Sono rimasto profondamente deluso da un testo ideologico che approfitta di questo scandalo, di questa piaga della pedofilia del clero per farne uno strumento di lotta di politica ecclesiastica e teologica. Ricondurre la pedofilia alla teologia post conciliare del '68, ai cambiamenti, è qualcosa di ingiustificabile. Presuppone, infatti, che prima del '68 questi fenomeni non c'erano, mentre la realtà è semplicemente che dopo il '68, e dopo ancora, sono divenuti noti a tutti». Vito Mancuso, già docente di teologia moderna e contemporanea in diverse facoltà, commenta cosi l'ultimo scritto di Joseph Ratzinger.
Il testo è presentato come un contributo alla lotta della Chiesa contro la pedofilia. Cosa pensa?
«Penso che non sia per nulla un aiuto in questa battaglia. Tuttavia non mi sorprende. Ratzinger ha semplicemente esplicitato sé stesso come nemico della modernità, ritenendo che l'origine del male stia nell'autonomia del soggetto».
Sembra che il Papa emerito ne abbia parlato con Pietro Parolin e con Francesco prima della pubblicazione.
«La notizia, se vera, mi sorprende. Nel senso che se questo testo l'avesse scritto Francesco mi sarei chiesto: cosa succede? Quindi il fatto che sia stato da lui approvato è qualcosa difficile comprensione».
Quale visione c'è dietro il testo?
«Una visione negativa frutto di una impostazione della minoranza conciliare che si rifà alla rivista Communio e a von Balthasar. Più radicalmente è frutto di quella visione oppositiva che da sempre è presente nel cristianesimo. Esso è abitato da una doppia1ogica: quella di opposizione al mondo visto come negativo, come scandalo, e quella analogica armoniosa che si rifà invece a Tommaso D'Aquino, al primo Agostino, poi a Rahner, Meister Eckhart, Teilhard de Chardin, i quali credevano nell'armon1a del mondo, nella sua positività. Per Ratzinger, in sostanza, la Chiesa aprendosi al mondo tradisce sé stessa perché il mondo è male».
La visione di Ratzinger può risolvere il problema della pedofilia?
«Per me no. Continuare a pensare che la responsabilità dei miei problemi sia degli altri e non è della struttura della Chiesa, è la maniera migliore per non uscire dalla malattia, è la strada della sicura morte del malato. Quello che non funziona è dentro la Chiesa, nell'educazione del clero, ma sembra che non lo si voglia capire».
Benedetto XVI prima del Concilio aveva una visione aperta. Cosa è successo poi?
«Difficile rispondere. Certamente è cambiato a seguito del '68. Hans Kung scrisse che quando da Monaco passò ad insegnare a Tubinga, chiamato dallo stesso Kung, venne interrotto durante una lezione da una manifestazione studentesca. Kung dice che per Ratzinger fu uno shock dal quale non si riprese più».
Paolo Rodari

(la Repubblica 12 aprile)