lunedì 16 settembre 2019

BANGLADESH
I rohingya nel limbo

Il 25 agosto di due anni fa la Birmania ha lanciato una brutale campagna di violenza contro i rohingya, la minoranza musulmana non riconosciuta che viveva nello stato del Rakhine. In poche settimane l'esercito ha bruciato villaggi, ucciso e violentato migliaia di persone e costretto alla fuga 700mila rohingya che hanno trovato rifugio in Bangladesh, dove vivono in condizioni precarie in campi profughi. La violenza è stata il culmine di una serie di discriminazioni e persecuzioni sistematiche da parte del governo birmano, scrive Asia Times. Nonostante tutto molti rohingya vorrebbero tornare nel loro paese ma, anche se la Birmania dice di essere pronta per il rimpatrio, si rifiutano di farlo finché non gli saranno garantiti diritti e sicurezza. Il Rakhine è quasi inaccessibile e un black out di internet che dura da due mesi impedisce di verificare la situazione, mentre sono in corso scontri tra i militari e un'altra minoranza, gli arakan, che chiedono più autonomia. "Come minimo andrebbe garantito l'accesso agli aiuti umanitari", continua Asia Times. "E bisogna affrontare il nodo della cittadinanza negata ai rohingya dalla Birmania". Inoltre, "mentre due anni fa l'opinione pubblica bangladese aveva accolto con favore l'arrivo dei rohingya, oggi, senza una soluzione in vista, è sempre più insofferente", scrive il Dhaka Tribune.

(Internazionale 29 agosto)