giovedì 19 settembre 2019

COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 22 SETTEMBRE

DALLE PIE CHIACCHIERE ALLE DECISIONI CONCRETE
Luca 16, 1-13
1 Diceva anche ai discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2 Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. 3 L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. 4 So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. 5 Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: 6 Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. 7 Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. 8 Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9 Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. 10 Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.11 Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? 12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? 13 Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».


Una constatazione
La parabola è un pugno allo stomaco perché, tutto sommato, ci invita a imparare dal disonesto amministratore che sa prendere delle decisioni e non cincischia tra chiacchiere e pensieri. Ovviamente non è un invito, quello che la parabola ci indica, a prendere la strada dell'amministratore disonesto, ma una indicazione per imitare la sua prontezza e concretezza.
Io, a dire la verità, sono ancora in attesa  di vedere qualcuno che, come questo amministratore disonesto, sia solerte ed audace nel  rivedere radicalmente il suo uso della ricchezza accumulata sulla pelle dei poveri.
E' possibile che nessuno ascolti le voci profetiche, quando dicono  che il problema  è l'equità e che essa si raggiunge attraverso il superamento dei privilegi?

Una strada c'è....
Gesù, con questa parabola provocatoria, dice che una strada c'è verso un mondo diverso, che tocca ai suoi discepoli vivere e proclamare al mondo questa svolta. Ma ci vogliono meno chiacchiere e più decisioni concrete.
Basta aprire gli occhi: se si prende dove c'è il troppo, si sazia la fame di cibo e di casa dei poveri. In forma egualmente efficace, Gesù lo aveva dimostrato con l'episodio della condivisione dei pani e dei pesci: dividendo ce n'era stato per tutti...e persino se n'era avanzato...Non c'è stata nessuna magia : lui non era stato il mago della situazione. Aveva convinto la gente a mettere in comune le provviste del viaggio. Il "miracolo" che Gesù ha compiuto non ha nessuna parentela con un atto magico. Egli non ha moltiplicato il pane e i pesci, ma ha toccato i cuori dei presenti perché, mettendo mano alle loro risorse, si decidessero a tirarle fuori e condividerle. Lo scenario è cambiato quando i cuori si sono aperti all'appello di Gesù ed hanno deciso di condividere le loro scorte di viaggio. Il Gesù mago è ancora troppo presente nella predicazione cristiana e così, se lui fa tutto...noi ce ne stiamo comodi.
E non è vero che non si può cambiare nulla o quasi nulla: occorre agire come ci ricordano Greta e milioni di giovani e come ci ricordano gli scienziati.

Il compromesso impossibile

Ma guarda come va il mondo, come va troppo spesso la chiesa, come procede la nostra vita personale e comunitaria. Di fronte ad una strada chiara  e sicura, si gira attorno al problema con mille declamazioni sulle crescenti disuguaglianze e poi...ci si scervella per trovare mille alambicchi per non imboccarla, e mettere in atto politiche illusorie, che non smontano la struttura della "società diseguale dei ricchi e dei poveri". Papa Francesco è tanto osteggiato perché non si limita a pie chiacchiere, ma spinge ad una chiesa che si sporca le mani.
"E' triste vedere come questa esigenza di una società senza poveri e senza ricchi, che è sicuramente l'esigenza espressa dai profeti, trovi una reazione sorridente e scettica proprio nel mondo cristiano, che la ritiene per lo più un'illusione. E così la profezia è scappata di casa nostra ed è andata a rifugiarsi nelle turbe dei diseredati i quali credono che sia possibile l'ideale di una fraterna società, liberata dal dominio del "mammona di iniquità". Bisogna ricongiungere in noi innanzitutto la fede nel Vangelo e il mondo dei poveri". (Ernesto Balducci, Il mandorlo e il fuoco, Borla Ed.
pag.323).


NON C'E' ALTERNATIVA

Accanto alla voce profetica di padre Ernesto Balducci, voglio proporre oggi una riflessione del teologo José Antonio Pagola: " E' impossibile essere fedeli ad un Dio che è Padre di tutti e vivere allo stesso tempo schiavi della ricchezza o del proprio interesse. C'è solo un modo per vivere da figlio di Dio, ed è vivere da fratello degli altri....Chi prende sul serio Gesù sa di non poter organizzare la sua vita in base al progetto egoistico di possedere sempre di più. A chi vive dominato dall'interesse economico, anche se vive una vita devota e retta, manca qualcosa di essenziale per essere cristiano: rompere la schiavitù del possesso che gli toglie la libertà di ascoltare e di rispondere meglio alle necessità dei poveri. Non ha altra alternativa e non può illudersi" (Luca, Borla pg. 208).


E NOI?

Il primo passo verso un domani più egualitario dipende anche da come ciascuno di noi oggi - proprio oggi- sa condividere senza rifugiarsi nella beatitudine "dei poveri in spirito". Essa, senza la pratica della condivisione concreta, è un illusorio pio pensiero. Essere poveri fin dal cuore, cioè nello spirito, significa giungere e congiungere il cuore e le opere. Possiamo essere prigionieri dei nostri agi, dei nostri comodi. La Parola evangelica ci interpella personalmente. Io che cosa posso condividere? Se, imparando dall'amministratore disonesto, so prendere delle decisioni, raccolgo il messaggio centrale della parabola.

 Non sposterò sempre a domani le decisioni che posso prendere oggi.
Tutti abbiamo qualcosa da condividere: una mensa, denaro, conoscenze, tempo, capacità varie.... solo che per condividere bisogna coinvolgersi e mettere in gioco qualcosa di nostro.