mercoledì 9 ottobre 2019

RIFLETTERE SULLE RELAZIONI EDUCATIVE

Accompagnarci reciprocamente e poi…?

  ”Fra noi esseri umani l'arte più grande e più bella dovrebbe essere questa: accompagnarci reciprocamente fino a quel punto in cui ciascuno diventa  dall’intimo luminoso e forte. Del resto, tutto quello che possiamo fare per accompagnarci ed educarci ha valore soltanto come via di preparazione in vista dell'interiorizzazione, della spiritualizzazione e di una vita propria, personale. Per molti anni i genitori devono essere per i loro figli esempio, compagnia e sostegno proprio in senso esteriore e visibile, e un figlio prende da loro la strada della sua vita grazie a quello che vede esteriormente. Più fiducioso è il rapporto fra i genitori e il figlio, con più facilità e certezza verrà il momento in cui il figlio non avrà più bisogno di guardare i genitori a ogni passo e chiedere loro consiglio. Perché questi genitori sono riusciti a non bloccare nel figlio le energie, ma le ha hanno invece ridestate. Ora egli comincia a pensare da solo. Le idee sono sue e tuttavia non sono neppure totalmente estranee al modello e alla ricchezza di pensiero dei genitori. Sono le riflessioni, la saggezza, le convinzioni che i genitori gli hanno mostrato con la loro vita, ma non arrivano più al figlio come qualcosa di estraneo detto dall'esterno, imposto. Un rapporto esteriore è diventato una relazione intima, una cosa che era stata fino ad ora soltanto visibile è diventata una cosa assolutamente invisibile, e questo cambiamento dall'esterno all'interno è quanto chiamiamo vita.
  Lo stesso Gesù manifesta questo fatto nel suo discorso d'addio ai discepoli, dicendo che non c'è differenza fra amore e obbedienza, fra inclinazione e dovere. C'è un mondo dei comandamenti a livello non spirituale; è obbligo seguirli perché così si dice dall'esterno. A livello spirituale, nel mondo della convinzione, non ci sono disposizioni che vengono da fuori, ma cresciamo dall'interno entrando dentro quello che è l'ordine di Dio, e tutto quello che Dio desidera è forte in quanto è la forza della nostra vita. Proprio questo era quanto i discepoli potevano e dovevano imparare nella vicinanza di Gesù: esiste una simile fiducia in Dio, il quale non ci sta davanti come un despota straniero, ma Dio stesso è Spirito. Si appoggiano gli alberi a delle spalliere, accanto al loro fusto che sta crescendo, si sistemano pali robusti ben piantati contro la forza della tempesta; ma, appena questi alberi si sono radicati abbastanza profondamente nel terreno e il fusto si è irrobustito, ogni palo tutore e ogni spalliera diventano d’impedimento e un bel giorno diventano assurdi‟.

Tratto da Eugen Drewermann, 
Vita che nasce dalla morte, Edizioni Queriniana, pagg. 512-513