Promuovere lo sviluppo sostenibile per proteggere l’ecosistema e le generazioni future
Riceviamo e
volentieri pubblichiamo dalla “Rete delle Mamme da Nord a Sud” questo
comunicato relativo all’incontro che si è tenuto ieri alla Camera dei Deputati,
promosso dalle decine di comitati ambientalisti che in ogni parte d’Italia non
si stancano di denunciare l’aggressione ai loro territori. A tutte le delegate
che erano ieri a Roma i nostri più sentiti auguri.
Roma, 18 giugno 2024
Camera dei Deputati
Ai Parlamentari della Repubblica Italiana
Promuovere lo sviluppo sostenibile per
proteggere l’ecosistema e le generazioni future.
La Rete di Mamme da Nord a Sud – intessuta di
numerosi comitati e associazioni in cui tante donne difendono i propri
territori dall’inquinamento che affligge l’Italia – nasce nel 2019 con lo scopo
di proteggere i propri figli e le generazioni future dai disastri ambientali
dovuti a scelte dissennate operate dai Governi. La Rete è partita unendo le
forze da Taranto a Vicenza per poi accrescersi, coinvolgendo molte altre realtà
italiane, da Nord a Sud.
Lavoriamo facendo rete, confrontandoci,
scambiandoci esperienze, informazioni, elaborando proposte alternative, ma
anche condividendo timori e angosce, acutizzate negli ultimi anni dal
riesplodere della Guerra anche nella “nostra” Europa.
La battaglia intrapresa dalla Rete trova il suo
fondamento giuridico nell’art. 9 della Costituzione, che affida alle
Istituzioni della Repubblica Italiana la tutela dell’ambiente, della
biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.
Principio enunciato già nel rapporto Brundtland del 1987, che teorizza come lo
“sviluppo sostenibile” deve assicurare i bisogni delle generazioni attuali
senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a
soddisfare i propri.
In altre parole, la crescita economica non può
avvenire a danno delle risorse ambientali che oltretutto non sono infinite.
Emerge, purtroppo, il rinnovato temuto proposito
di utilizzare l’energia nucleare, di sostenere le fabbriche di armamenti, i
petrolchimici, gli inceneritori, i cementifici, le acciaierie, le fabbriche
chimiche. Ma noi vogliamo garantire un futuro migliore alle nuove generazioni e
per farlo è necessario che la classe politica attui da subito quanto è in suo
potere per porre fine alla distruzione dei nostri territori.
Ci rivolgiamo soprattutto alle mamme e alle
donne che governano il Paese perché siamo convinte che in primis le donne
possono comprendere nel profondo cosa significhi prendersi cura del futuro dei
propri figli.
Da Nord a Sud riscontriamo le stesse dinamiche
predatorie, lo stesso modo di aggredire i territori, la stessa superficialità
nel concedere autorizzazioni a chi inquina.
La narrazione parla di sviluppo e innovazione,
ma non è questo lo “sviluppo” che vogliamo e che ha portato all’estrattivismo
incontrollato, come in Basilicata, terra dove si estrae il 90% del petrolio
“made in Italy” ed in cui opera Eni, azienda di Stato, chiamata più volte a
processo con i suoi dirigenti, già condannata in primo grado per traffico
illecito di rifiuti.
É inaccettabile lo sfruttamento brutale di
risorse e beni comuni che ha come conseguenza malattie e morte.
Gli scarichi di veleni nelle acque hanno
provocato devastazioni mai sanate, com’è accaduto in Veneto dove le falde
acquifere sono inquinate dai Pfas.
Vengono imposti mega impianti costosi e inutili
in luoghi già compromessi, come il collettore del Garda sul fiume Chiese e la
ciclovia del Garda. Non solo. Nei territori in cui ricadono i Poli
Petrolchimici dichiarati da tanti anni Siti d’Interesse Nazionale (SIN) con
diritto alle bonifiche, le Istituzioni locali, regionali e nazionali non
intraprendono nessun tipo di azione per contrastare l’inquinamento industriale
e mitigare il danno sanitario causato alle popolazioni che vivono a ridosso
degli impianti.
Occorre spingere le aziende ad attuare una
progressiva riconversione e una reale transizione energetica per uno sviluppo
compatibile con il contesto territoriale.
La gestione dei rifiuti, soprattutto nelle
regioni meridionali, viene affrontata come una perenne emergenza senza una
reale programmazione volta ad ottenere una raccolta differenziata spinta che
raggiunga le percentuali imposte dalla normativa europea. Inoltre nei Piani
regionali viene ancora contemplato l’incenerimento, prevedendo l’installazione
di nuovi impianti, come l’inceneritore romano di Gualtieri e quelli di
Marghera. Questo nonostante la Comunità Europea nel Green New Deal non ne
preveda più l’utilizzo in quanto le emissioni prodotte da questi impianti sono
ritenute nocive per l’ambiente e dannose per la salute umana.
Vengono progettati e costruiti con finanziamenti
pubblici (anche PNRR) impianti di stoccaggio e trasporto per gas e idrogeno
che, oltre a non tenere in nessuna considerazione la morfologia e la natura del
territorio, come accade per il gasdotto Linea Adriatica di Snam, che dalla
Puglia all’Emilia Romagna passa per l’Appennino, sono al di fuori della vera
transizione energetica ed ecologica integrale, continuando invece a puntare,
assieme al mito del “nucleare pulito”, su fonti fossili e sulle lobbies
dell’energia piuttosto che sul solare democratico affidato alle famiglie.
I biodigestori sempre più diffusi e autorizzati
con procedure discutibili non rappresentano l’economia circolare ma inquinano e
sopravvivono solo grazie agli incentivi pubblici.
Nella ‘Terra dei Fuochi’, in Campania, e nella
Valle del Sacco, nel Lazio, nonostante l’alto indice tumorale, potenzialmente
correlato ai rifiuti tossici interrati, non sono state mai fatte le bonifiche.
Nella Terra dei Fuochi si continua a coltivare su terreni avvelenati e le mamme
continuano a piangere le vittime innocenti.
Con la guerra alle porte si ampliano le
fabbriche di armi e si deturpano interi territori, nei poligoni militari, con
le sempre più insistenti e impattanti esercitazioni militari.
Non ci accontentiamo del principio “chi inquina
paga” ma sosteniamo con forza ‘’vietato inquinare’’. Nessuna cifra può
restituire la salute ai nostri figli, e sono tanti i bimbi innocenti
sacrificati, come quelli di Taranto, in Puglia.
Stiamo parlando di malattie e sofferenza nei
territori “di sacrificio”. A causa di un modello di ‘sviluppo’ scellerato, ci
sono costi che gravano sulle tasche di tutti i cittadini italiani: spese
sanitarie, di bonifica, danni all’agricoltura, all’allevamento, alla pesca,
all’intero ecosistema, smaltimento e gestione dei rifiuti industriali.
Noi crediamo che sviluppo ed innovazione si
possano realizzare solo proteggendo le generazioni future.
Siamo stanche di parole vuote, vogliamo azioni
trasparenti, politiche coraggiose e concrete!
Per questo è necessario avviare processi
partecipativi con i territori che chiedono legalità e garanzie per realizzare i
seguenti obiettivi:
Bonifiche rapide dei territori, a spese di chi
inquina;
Divieto di utilizzo di fanghi industriali come
fertilizzanti sui terreni agricoli;
Prevenzione sanitaria, controlli e monitoraggi
ambientali;
Studi epidemiologici ed esami sanitari sulle
popolazioni esposte;
Abbandono delle energie fossili, quindi stop
immediato ai finanziamenti pubblici ai mega impianti, puntando invece sulla
vera transizione ecologica integrale e quindi sull’energia solare democratica
con le Comunità Solari Locali (finanziate da imprese locali) e Comunità
Energetiche Rinnovabili (CER, finanziate dallo Stato);
Adozione di misure concrete per la mitigazione
degli effetti del cambiamento climatico in atto;
Divieto di produzione di Pfas.
È tempo di avviare una reale riconversione
dell’industria pesante e politiche che incentivino un’economia ecosostenibile.