Verso una giusta tassa sui super ricchi. Il Manifesto degli economisti
In Italia, poco meno di 50.000 persone (0,1% degli
italiani più ricchi) hanno ricchezza tre volte superiore a quella di 25 milioni
di Italiani poveri. Si tratta di divari di lungo corso, che – come sottolinea
Oxfam – oggi superano il livello di guardia e sono dannosi e pericolosi, perché
“figli di una partita truccata in cui alla lunga perdono tutti.” Si tratta di
disuguaglianze che comunque non sono casuali, ma il risultato delle scelte di
politica pubblica che hanno prodotto negli ultimi decenni profondi mutamenti
nella distribuzione di risorse tra i cittadini. Disuguaglianze che si possono
avviare a superamento, chiedendo di ridistribuire la ricchezza per una società
più giusta e solidale.
E proprio Oxfam ha lanciato tempo fa la
petizione #LaGrandeRicchezza per chiedere all’Unione Europea l’introduzione di
un’imposta europea sui grandi patrimoni (in Europa sono circa 215 mila le firme
già raccolte in due mesi per chiedere alla Commissione europea l’istituzione di
un’imposta europea sui grandi patrimoni). Una imposta che applicata ad esempio
a quei 50 mila italiani più ricchi, con un patrimonio netto al di sopra dei 5,4
milioni di euro, potrebbe produrre risorse fino a 16 miliardi di euro all’anno!
Nel recente G7 presso il “non luogo” chiamato
Borgo Egnazia, per la prima volta in cinquant’anni, si è parlato di tassazione
dei super-ricchi nella dichiarazione finale. Ed è questo l’unico aspetto
positivo del Summit.
“In questi giorni, sottolinea Oxfam Italia,
abbiamo seguito il Summit da vicino: ai leader del G7 abbiamo portato le nostre
istanze e le richieste delle oltre 70 mila voci che in questi mesi si sono
levate con noi per chiedere un cessate il fuoco a Gaza e la fine della spirale
di violenza che sta continuando a mietere vite innocenti. Nel comunicato
conclusivo del G7, i capi di stato hanno concordato sulla necessità di
aumentare le imposte sui più ricchi, seguendo le richieste della maggioranza
dei cittadini che chiedono una tassazione personale più equa e progressiva. In
molti paesi, infatti, i ricchi versano oggi, in proporzione al reddito o
patrimonio, meno imposte rispetto dei contribuenti con redditi più modesti o
patrimoni più piccoli. Si tratta di un importante presa d’atto, ma non basta.
Per questo i leader del G7 devono ora dar prova del loro pieno sostegno
all’adozione di un’agenda internazionale per la tassazione delle persone
ultra-ricche, promossa dalla presidenza brasiliana del G20. Questo
contribuirebbe a rafforzare l’equità dei sistemi fiscali, ridurre le
disuguaglianze e generare risorse cruciali per finanziare i crescenti bisogni
sociali e la lotta al cambiamento climatico.”
E, intanto, sono già 154 gli economisti che
hanno aderito all’iniziativa lanciata da Oxfam Italia, elaborando anche alcune
proposte per una maggiore equità fiscale generale. Il Manifesto redatto e
sottoscritto da economiste ed economisti autorevoli spiega gli scopi
dell’obiettivo di una Agenda italiana Tax the rich. Una proposta rilanciata
anche dal presidente Brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, il quale ha
annunciato, allo scorso G7 Finanze, che la porrà sul tavolo del prossimo G20 a
Rio de Janeiro. La proposta che Lula porterà al G20 è supportata tecnicamente
dall’economista francese Gabriel Zucman, direttore dell’Osservatorio fiscale
dell’Ue, il cui recente rapporto ha evidenziato che un’aliquota minima sul
patrimonio dei miliardari pari al 2% del loro patrimonio combatterebbe questa
evasione e genererebbe quasi 250 miliardi di dollari tassando meno di 3.000
individui. Si potrebbe pensare a un contributo in fondo minimo, ma senza dubbio
sarebbe un passo avanti se si pensa che le stime dicono che attualmente i
miliardari globali abbiano aliquote fiscali effettive pari allo 0% – 0,5% del loro
reddito. Una sproporzione senza pari se si pensa ai prelievi fiscali che un
lavoratore trova mensilmente nella sua busta paga.
Il Manifesto affronta innanzitutto il tema
dell’aumento dell’equità del sistema fiscale italiano, quindi la garanzia di
maggiore sostenibilità alle finanze pubbliche, il reperimento delle risorse
necessarie per stimolare una crescita sostenibile ed inclusiva e il supporto a
politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Tutto ciò
anche attraverso il finanziamento di investimenti nella transizione ecologica
giusta, nei beni pubblici essenziali come sanità ed istruzione e nel contrasto
all’ampliamento dell’area della vulnerabilità ed esclusione sociale. Nello
specifico, il Manifesto propone per il breve periodo l’introduzione di
un’imposta progressiva sui grandi patrimoni da applicarsi allo 0,1% più ricco
dei cittadini italiani, titolari di patrimoni netti superiori a 5,4 milioni di
euro. Una proposta in linea con l’Iniziativa dei Cittadini Europei su cui è in
corso la raccolta di firme coordinata da Oxfam Italia attraverso la campagna
LaGrandeRicchezza.
C’è poi l’aumento del prelievo sulle grandi
successioni e donazioni per ridurre il regime di sostanziale favore sulle
risorse ereditate o ricevute in dono, che hanno scarse giustificazioni di
merito, contribuiscono a divaricare le opportunità e riducono il dinamismo
dell’economia e, infine, l’introduzione di ulteriori scaglioni ed aliquote
marginali Irpef per redditi più elevati. Per il medio periodo viene invece previsto
l’ampliamento della base imponibile dell’imposta sui redditi delle persone
fisiche a tutti i redditi da lavoro e ai redditi da capitale finanziario, con
la conseguente abolizione dei regimi sostitutivi. Questo comporterebbe il
passaggio a una tassazione personale onnicomprensiva, e assicurerebbe, visto
l’elevato grado di concentrazione dei redditi finanziari, una maggiore equità
distributiva. Tra le proposte messe in campo anche la revisione del prelievo
sui redditi e sui patrimoni immobiliari per aumentarne l’equità verticale e
orizzontale. Un punto per il quale l’aggiornamento del catasto, annoso problema
del nostro Paese, è dato come precondizione necessaria, perché oggi il valore
di mercato degli immobili è, nella media nazionale, di circa 3 volte superiore
al valore catastale, con un rapporto più alto in aree ricche del paese e per
immobili dal valore di mercato più elevato.