venerdì 31 ottobre 2025

da Il Fatto Quotidiano - 29/10/2025

Morire di clima: dal 1990 sono raddoppiati i decessi 

di Virginia Della Sala


Tra 2012-2021 in Italia si stimano 7.400 vittime per il caldo all’anno. Nel 2024 perse 364 milioni di ore di lavoro.

Oscurate dall’attenzione sui conflitti mondiali, insieme allo smantellamento del Green Deal, i meno attenti potrebbero aver pensato che le condizioni del nostro clima non fossero più così gravi. Invece, il Rapporto Lancet Countdown 2025 – stilato dall’University College London, prodotto in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e pubblicato sulla rivista The Lancet – lo ricorda con analisi, numeri e dati da record. A partire dai decessi. “Le temperature più elevate e l’aumento delle dimensioni delle popolazioni vulnerabili – si legge – hanno portato a una crescita del 63% dei decessi correlati al caldo a partire dagli anni 90, raggiungendo una media stimata di 546.000 decessi all’anno nel periodo 2012-2021”. In Italia, nello stesso periodo, se ne stimano 7.400, più del doppio rispetto alla media 1990-1999.


IL CALDO.

Il report traccia un quadro globale ma contiene anche un approfondimento sull’Italia. Partiamo dalla parte globale. Tra il 2020 e il 2024, l’84% delle giornate di caldo estremo non si sarebbe registrato se non ci fosse stato il contributo umano. Neonati e anziani sono i più colpiti: nel 2024 i primi hanno sperimentato un aumento del 389% dei giorni di calore rispetto al periodo 1986-2005, gli over 65 +304%. Le morti legate alle alte temperature sono cresciute del 63% rispetto agli anni 90, raggiungendo, appunto, i 546.000 decessi all’anno nel decennio 2012-2021.

I DANNI. 

Il caldo estremo riduce anche la capacità di lavorare: nel 2024 si sono perse 639 miliardi di ore di lavoro, pari a 1,09 trilioni di dollari di mancata produttività globale. Le ondate di calore hanno ridotto la qualità del sonno, aumentato i disturbi mentali e amplificato le disuguaglianze di salute. Sul fronte meteorologico, il 61% delle terre emerse ha vissuto condizioni di siccità eccezionale, un incremento del 299% rispetto agli anni Cinquanta, mentre gli eventi di pioggia estrema sono aumentati de 64%. Lo scorso anno, gli eventi meteorologici estremi hanno causato 304 miliardi di dollari di danni, il 59% in più rispetto al periodo 2010-2014. Inoltre, 154 mila persone sono morte per inquinamento da fumo di incendi e 123,7 milioni in 124 Paesi hanno sperimentato insicurezza alimentare.

PIÙ SOLDI E PIÙ MALATTIE.

Eppure la risposta politica arretra: solo il 30% dei governi ha menzionato salute e clima nei propri discorsi alle Nazioni Unite nel 2024, contro il 62% nel 2021. Ironico: i sussidi ai combustibili fossili hanno raggiunto 956 miliardi di dollari e 15 Paesi spendono più per sostenere il petrolio che per la sanità pubblica. E questo è un problema se si pensa che il surriscaldamento globale sta cambiando pure la geografia delle malattie infettive: il rischio per la trasmissione della dengue è aumentato del 48,5%, quello per la leishmaniosi del 30%, mentre 364 milioni di persone in più risultano esposte a infezioni trasmesse da zecche.

L’ITALIA. 

È tra i Paesi europei più vulnerabili. Nel 2024, siamo stati esposti in media a 46 giorni di ondate di calore, di cui 33 (72%) non si sarebbero verificati senza i cambiamenti climatici: rispetto agli anni 90, 434 ore in più di esposizione a condizioni di rischio medio alto di stress da calore durante attività fisica all’aperto. Un record. Nel 2024, sono state perse 364 milioni di ore di lavoro potenziali – 15 ore a persona, +181% rispetto al 1990-1999 – il 40% attribuibili al settore edile. Poi, le morti:come detto, tra il 2012 e il 2021, l’Italia ha registrato circa 7.400 decessi all’anno correlati al caldo, più del doppio. Basti pensare che tra il 2020 e il 2024 l’inquinamento da fumo degli incendi boschivi ha causato in media 1.100 decessi annui e nello stesso periodo, quasi il 61% del territorio nazionale ha subito almeno un mese di siccità estrema all’anno (era 13,1% nel 1951-1960). Dal 2019 al 2023, infine, il 98,45% della popolazione è stata esposta a livelli giornalieri di Pm10 superiori al limite Oms. “Di fronte a queste evidenze, rallentare o ostacolare la transizione ecologica è ormai inaccettabile - spiega l’associazione Medici per l'ambiente Isde Italia - ogni giorno di ritardo genera nuove vittime, nuovi costi e gravi responsabilità etiche, civili e penali”.

SUSSIDI E FOSSILI. 

Eppure, nel 2023 l’Italia ha erogato 30,2 miliardi di dollari in sussidi ai combustibili fossili, pari al 15,5% della spesa sanitaria. Sul fronte dei trasporti, la dipendenza dai combustibili fossili resta critica: nel 2022 costituivano il 95,8% di tutta l’energia impiegata per il trasporto su strada, mentre l’elettricità copriva solo lo 0,2%. La combustione di carburanti per gli spostamenti su strada ha contribuito in modo significativo alla mortalità per inquinamento: 19.900 decessi nel 2022 sono stati associati all’uso di benzina su strada. Nello stesso anno, l’Italia registrava il tasso di mortalità più alto d’Europa per l’inquinamento da combustibili liquidi e gassosi: 41 decessi ogni 100 mila abitanti.

CONSUMO DI SUOLO. 

Infine, nel 2023 l’Italia ha perso oltre 44 mila ettari di copertura arborea; cinque delle sei città con più di 500 mila abitanti risultano classificate con un livello di verde urbano molto basso. E mentre cresce il caldo, il verde urbano medio resta uguale ai livelli del 2015.