domenica 7 dicembre 2025

da Domani del 27/11/2025

La solidarietà possibile - Nella Babele di don Max. 

<<Nel villaggio accolgo gli esclusi del mondo>>

di Diana Ligorio


Nel quartiere di Villa Verde a Roma, don Massimiliano Caliandro ha messo in piedi il Villaggio dell’ospitalità. Qui convivono licenziati, vittime di abusi, migranti. Italiani e stranieri che resistono.

<<Questo è il mio orgoglio. Quando sono arrivato qui, in piena pandemia, non faceva nemmeno i fiori>>. Don Massimiliano Caliandro pulisce le fronde di un albero carico di arance sul fianco della sua parrocchia. <<Chi vive qui sa che i frutti non vanno staccati, si possono cogliere solo quando cadono a terra>>. Si abbassa don Max per passare sotto i rami e superare un varco che porta a un villaggio di prefabbricati in legno.

Sullo sfondo svettano le torri di Tor Bella Monaca e una fabbrica di armi dismessa dagli anni Cinquanta. Il quartiere Villa Verde dove si trova la parrocchia Madre dell’ospitalità non ha una piazza. <<Il villaggio dell’ospitalità invece sì>>, don Max accenna un sorriso. E’ un progetto di permanenza di un paio d’anni per poi rimettersi in autonomia in un contesto sociale e abitativo.

<<A volte però qualcuno non ce la fa a uscire dalla stagnazione. Sono quelle situazioni in cui la precarietà diventa ordinaria>>. Secondo il parroco, la situazione psicologica è una conseguenza della marginalità. <<Che loro esistano o non esistano non interessa a nessuno. Questa è la sfida della parrocchia. Essere comunità. 

Se una comunità non si lascia coinvolgere, è ripiegata su sé stessa, è depressa>>.

Nel villaggio ci sono circa 40 persone. <<Ognuno è corresponsabile della vita comune con compiti di cura da svolgere negli spazi comuni. Questa attività ti costringe a relazionarti con gli altri>>.

…<<Mio marito è stato licenziato… Io ho fatto la badante ma ho smesso per problemi alla schiena>>. L’assistente sociale aveva consigliato al compagno di andare a dormire all’ostello per i senza dimora a Termini., <<E io dove sarei andata? Quando siamo arrivati qui al villaggio è stato brutto. Un misto di colpa e vergogna>>. I servizi sociali spesso chiamano don Max per collocare persone: <<Servizi sociali pagati con le tasse dei cittadini chiedono aiuto a una parrocchia spartana come la nostra>>.

Comunità

A differenza di un condominio nel villaggio non ci si può ignorare. <<Nelle assemblee si discute di dinamiche umane: avendo culture diverse, gli adulti fanno fatica a capirsi>>. Nel piazzale si rincorrono Vladimir e Amadou. I figli invece conoscono il linguaggio comune del gioco.

Una ONLUS distribuisce nel villaggio frutta e verdura in sovrapproduzione, mentre alcuni supermercati regalano merce in scadenza non più vendibile. Tra gli ospiti c'è una ragazza iraniana che studia medicina e lavora in un ristorante per mantenere la madre e la sorella a Teheran. <<Non ha una borsa di studio perché la burocrazia è un inferno>>.

Mario è un malato terminale. E’ arrivato da poco da Rebibbia, è un detenuto a cui il giudice ha concesso di non morire in carcere. E’ a letto, le gambe gonfie, fatica a mettersi in piedi. Don Max lo segue nelle cure. Ha appena fatto la spesa dalla distribuzione comune. <<Se la carne scade fra due giorni, non vale la pena che la ghiaccio, vero?>>. In quel ghiacciare si scioglie qualcosa negli occhi contornati di giallo, il fiato corto. Tossisce facendo risalire un liquido disperato che diventa risata di gratitudine.

Natalia ha due bambini, viene dall'Ucraina dove insegnava. E’ scappata dalla guerra insieme al marito, cittadino moldavo, che da minorenne era stato a Roma.