giovedì 28 luglio 2011

DIO STESSO SI E' RIPOSATO

“Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro, ma il settimo giorno è giorno di riposo per il Tetragramma, tuo Dio. Tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro le tue porte”. E’ sorprendente, qui, come persino lo schiavo e lo straniero, che, del resto, vengono per abitare con gli ebrei, si debbano riposare. Ricordiamoci che all’epoca, non esisteva alcun diritto del lavoro, bensì la schiavitù e lo sfruttamento. Eppure, in una società antica “normale”, tutti potevano smettere, di quando in quando, di lavorare, salvo lo schiavo, di cui si poteva disporre a piacimento, totalmente privato di ogni diritto. Il quarto comandamento rompe con questa regola antica: per costruire la società, occorre far riposare tutti!

Questa ragione “sociale” è accentuata, per così dire, da un’altra più importante: “Poiché in sei giorni Dio ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e il settimo giorno si è riposato”.

Dio, il settimo giorno, non ha fatto nulla, e pertanto, ha creato il riposo, osservandolo Egli stesso. Dio non ha detto: “osservate il riposo!”, ma si è riposato Egli stesso. Questa è la singolare forza dello shabbat. Del resto, il testo lo sottolinea: “Perciò Dio ha benedetto il settimo giorno, lo shabbat e lo ha santificato”. Dal punto di vista umano un solo verbo, “ricordati”, concerne lo shabbat. Per Dio, ve ne sono due: “benedire” e “santificare”.

Marc-Alain Quaknin, Le Dieci Parole, Paoline, Milano, 2001. pp. 100-101