sabato 27 luglio 2024

GRAZIE: TI ADORO

O Dio,

non c'è nome
che possa “nominarTi”,
non c'è religione
che possa “contenerTi”,
non c'è immagine
che possa “esprimerTi”.
Tu sei il mistero
che da milioni di anni
genera e sospinge
il cammino del creato:
prima di tutte le cose
e dentro tutte le cose:
Dio totalmente altro
e compagnia sempre vicina.
Le religioni dentro le quali
compiamo il cammino verso di Te,
portano i segni della parzialità:
una parzialità che ci ricorda
che Tu ami il creato, lo cerchi,
lo animi, lo sorreggi, lo avvolgi
con il Tuo calore
per mille strade diverse.
 

Franco Barbero

Manda, Signore, ancora profeti

Manda, Signore, ancora profeti,

uomini certi di Dio,

uomini dal cuore in fiamme.

E tu a parlare dai loro roveti

sulle macerie delle nostre parole,

dentro il deserto dei tempi:

a dire ai poveri

di sperare ancora.

Che siano appena tua voce,

voce di Dio dentro la folgore,

voce di Dio che schianta la pietra.

D.M. Turoldo (da “O sensi miei”, poesie 1948-1988, pag. 570)

Il popolo Rom in Italia. Una intervista

Pur essendo presenti tra noi da diversi secoli, il popolo rom è una minoranza non solo emarginata, ma anche bollata con pregiudizi rivestiti da vero e proprio odio razziale.
Recentemente, l’Italia è stata condannata dal Consiglio d’Europa per le sue politiche discriminatorie nei confronti delle comunità rom perché il nostro Paese viola la “Carta sociale europea” per quel che riguarda i cosiddetti campi rom.
       Il diritto all’abitare, come forma necessaria per la dignità della persona, è infatti prevista dall’articolo 31 della Carta sociale europea, nella quale si richiede agli Stati di proteggere le persone vulnerabili e di evitare che ci siano persone senza dimora, accompagnandole nel percorso di accesso alle abitazioni sociali. Il percorso verso l’integrazione sociale, lavorativa ed abitativa non è sempre facile.

Lo racconta a Interris.it Natascia Mazzon dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) fondata da don Oreste Benzi.
Da quasi 20 anni Natascia si occupa del popolo rom, accompagnando nuclei familiari in percorsi di inclusione sociale; è responsabile di una casa di accoglienza in cui vivono anche madri detenute (o ex detenute) con i propri figli. E’ inoltre rappresentante dell’Apg23 presso l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) e presso l’Unione Europea.

L’intervista a Natascia Mazzon

Natascia, quanti sono i rom in Italia?
“In Italia si contano circa 180.000 rom dei quali più del 90% vive una piena integrazione mentre una minima parte appartiene alla fascia emarginata ed esclusa. Eppure questa percentuale minima sembra eletta dai media a rappresentare un popolo intero”.

Quando è nato l’impegno della Apg23 accanto ai rom?
“L’incontro della Comunità Papa Giovanni XXIII con il popolo rom risale al 1989 in seguito all’amicizia con una famiglia rom a Faenza (RA), e poi subito dopo con altre famiglie a Rimini e Forlì. Incontrarsi con le famiglie rom è stato il modo di conoscere questo popolo. Negli anni Novanta alcune sorelle consacrate di Comunità hanno vissuto per diversi anni nel campo rom di via Portogallo a Rimini”.

Cosa fate attualmente per i rom?
“La nostra mission è quella di rendere il popolo rom protagonista della propria inclusione.
Lo facciamo a due livelli: attraverso la rimozione delle cause che generano emarginazione e collaborando con persone Rom, offrendo una formazione specifica.
Questa è una grande novità perché molti dei consulenti e collaboratori esterni che ci aiutano nei percorsi formativi che organizziamo ogni anno sono rom.
Questi percorsi sono aperti a volontari, insegnanti, assistenti sociali, educatori… Il target sono coloro che vogliono comprendere meglio la cultura rom.
Ogni percorso formativo vede la partecipazione di 30-40 persone. Abbiamo iniziato raccontando la storia e la cultura rom.
Negli ultimi anni, ci siamo concentrati su aspetti educativi, genitorialità, rapporto con la sanità e la salute, ecc.
Il fatto che il 90% dei formatori siano rom rappresenta già di per sé un percorso formativo, perché i partecipanti vedono dei rom laureati, che abbattano gli stereotipi degli ‘zingari’ vestiti di stracci che vivono nei campi e chiedono le elemosina.
Invece, la maggior parte sono persone perfettamente integrate, qualificate, come docenti universitari, educatori, avvocati.
Ma pochi lo sanno. Vederli davanti cambia la percezione e abbatte il pregiudizio”.

Eppure esistono anche rom che chiedono l’elemosina in strada…
“Sì, sui 180mila rom che vivono in Italia, circa 40mila vivono ancora nei campi rom, in stato di emarginazione, nonostante il numero dei campi sia in costante diminuzione a causa delle nuove disposizioni europee e italiane, che portano al loro smantellamento.
Ma questo crea un serio problema di integrazione abitativa”.

Dove vanno ad abitare i rom usciti dai campi?
“Purtroppo non c’è una linea univoca di intervento per quanto riguarda l’integrazione abitativa. Nei comuni più virtuosi, sono stati inseriti in case di edilizia popolare, un lavoro che richiede anni.
Io, ad esempio, ho una casa di accoglienza per nuclei familiari rom a Savigliano, in provincia di Cuneo. Qui, il 70-75% dei percorsi di integrazione ha successo.
Purtroppo, come in tutte le cose, ci sono sempre persone che non riescono a farcela per vari motivi, ma i risultati generali sono confortanti.
Le persone hanno trovato un lavoro regolare e ora vivono una situazione stabile fuori dall’indigenza”.

Cosa è avvenuto nei comuni meno virtuosi?
“I rom sono stati scacciati dai campi e abbandonati al loro destino. Questo ha peggiorato di molto la loro situazione rispetto alla permanenza nel campo”.

Perché?
“Perché nei campi c’era almeno un po’ di supervisione ed era possibile intervenire con aiuti ed interventi educativi mirati. Ora sono allo sbando”.

Quali sono le difficoltà maggiori per queste persone a entrare nella società?
“Ci sono due difficoltà principali a seconda della condizione di partenza. Nel caso migliore, un rom con documenti in regola, al momento in cui si conosce la sua etnia tutte le porte si chiudono.
Lo sperimento con i miei nuclei, soprattutto le donne che mando a lavorare.
Così noi cerchiamo sempre di ‘de-etnicizzarle’ evitando di rivelare la loro etnia.
Per esempio, si dice: ‘Sono nato in Italia, i miei genitori sono serbi’ evitando la parola rom. Questo perché altrimenti nessuno le assumerebbe.
Ho persone che lavorano in fabbrica, hanno scontato pene in carcere, ma ora lavorano onestamente ma non hanno rivelato di essere rom altrimenti verrebbero emarginate”.

Qual è la seconda difficoltà?
“L’altra difficoltà è per chi non è riuscito a regolarizzarsi.
Un esempio è un bambino non registrato alla nascita per paura dei servizi sociali.
A un certo punto, vuole regolarizzarsi, studiare e lavorare, ma non può più farlo se ha superato i 23 anni.
In alcuni Paesi, ad esempio, dopo i 23 anni non è più possibile regolarizzarsi.
I costi per questi iter sono molto elevati, e senza possibilità economiche, queste persone restano condannate all’emarginazione.
La rimozione delle cause passa quindi attraverso la regolarizzazione e l’accesso al lavoro e alla casa”.

Il pregiudizio verso i rom in Italia è molto radicato?
“Sì. Secondo diversi report, gli italiani risultano essere tra i più razzisti d’Europa nei confronti dei rom.
La Comunità Papa Giovanni XXIII cerca di abbattere il pregiudizio attraverso la conoscenza.
I nostri corsi mostrano che i rom non sono solo quelli delle baracche, ma anche docenti universitari, educatori, avvocati.
Il degrado non è sinonimo di cultura Rom che invece si fonda su valori come l’onore, la purezza, il rispetto per gli anziani che hanno il compito di vigilare sulla comunità”.

da “Pressenza” del 21/7/24

Turistificazione: da Sud a Nord, la protesta contro l’inerzia dei comuni

«Santa Rosalia, la turistificazione è la nuova peste, dov’è finita casa mia?» recitava uno striscione calato tra due edifici in occasione della sfilata di San Rosalia a Palermo, il 15 luglio scorso, per lanciare un’Assemblea permanente di resistenza all’overtourism il 24 luglio a piazzetta del Pallone alla Kalsa. «Il turismo e tutto il suo indotto porta con sé conseguenze sempre più pesanti per l’accesso alla casa, drogando il mercato degli affitti attraverso piattaforme turistiche come Airbnb o Booking.com. Chi cerca casa a Palermo trova ormai quasi solo appartamenti fatiscenti o a prezzi esorbitanti, non più solo in centro storico ma in fasce sempre più ampie della città», si legge nel volantino di convocazione dell’appuntamento. Dopo le manifestazioni contro il turismo alle Canarie, alle Baleari, a Malaga e a Barcellona, dove pochi giorni fa i manifestanti hanno spruzzato i turisti con pistole ad acqua, iniziative di protesta e mobilitazioni contro l’iperturismo si moltiplicano anche in Italia.
A Napoli, che ha raggiunto quota 10.760 annunci su Airbnb, di cui l’80% è nel centro storico e il 63% è operato da multiproprietari che locano più di un appartamento a turisti, il collettivo Set – Campagna Resta Abitante ha lanciato una raccolta firme per chiedere lo stop immediato all’apertura di nuovi b&b nel centro storico, la giusta proporzione tra posti letto turistici e posti letto residenziali in ogni quartiere, e la conversione degli immobili abbandonati di proprietà del Comune a scopi abitativi, con gestione pubblica. «La diseconomia turistica sta sottraendo case ad abitanti, fa aumentare gli affitti in tutti i quartieri, produce lavoro nero e precario, mercifica lo spazio pubblico, la costa, le spiagge e il mare» scrivono gli attivisti.
Anche a Roma è partita una raccolta firme per chiedere alla giunta capitolina di introdurre un regolamento sugli affitti brevi, prima dell’avvio del Giubileo: il Gruppo romano regolamentazione affitti brevi ha pubblicato un «Manifesto per fermare la turistificazione», a cui si può aderire sul sito web Riabitareroma.it, che chiede tra le altre cose soglie temporali per l’attività di locazione breve, limiti all’apertura di nuovi esercizi in aree come quella Unesco, controlli e sanzioni, e incentivi per l’affitto residenziale. I danni del turismo e l’inerzia della giunta sono stati oggetto anche un dibattito organizzato da Carteinregola per denunciare anche altri fenomeni come l’invasione di spazio pubblico da parte dei dehors e dei circa 1.200 bus turistici che ogni giorno circolano nel centro storico, in assenza di un piano comunale. A Milano, che conta oltre 24mila annunci su Airbnb, gli attivisti della campagna Chiediamo casa segnalano da settimane i lucchetti per case-vacanza, contenenti le chiavi e che si aprono con una combinazione, con adesivi su cui si legge «meno affitti brevi, più case per tutt*». Se le istituzioni non agiscono, le proteste crescono.


Sarah Gainsforth (da “Il Manifesto” del 22/7/24)

venerdì 26 luglio 2024

COME UNA FIAMMA

Uomini e donne

che Dio sia nel vostro cuore,

come la fiamma di una lampada.

Che Egli vi mantenga vigili,

che vi indichi il vero amico,

la via giusta, il cibo che nutre.

Che Egli tenga lontano da voi

gli animali feroci,

come la fiamma di una lampada.

Uomini e donne,

che Dio vi rassicuri nelle tenebre del mondo,

come la fiamma di una lampada.

Amen!

Henri Gougaud (da "Mission", 1993)

Il sogno di una chiesa del vangelo

le religioni sono sotto sfida. Se esse non riescono a superarla, il loro destino è chiaro: diverranno focolai di fanatismo funesto o melanconici ospizi per coscienze impaurite. Per superarla (la sfida) ecco il punto, devono morire a se stesse….

E il messaggio Cristiano? Sono molti a pensare, e io fra questi, che esso è in grado di svincolarsi dalla religione che gli ha dato un corpo storico e di confrontarsi con i problemi profondamente umani che oggi agitano l’uomo planetario.

Solo se il cristianesimo muore a se stesso, potrà risuonare la potente parola che ha saputo custodire nel suo grembo.

da una intervista di Giancarlo Zizola

a Ernesto Balducci (dell’agosto 1981)

Costruiamo l’Europa dei diritti 

L’Unione Europea si trova ad affrontare uno dei momenti più spinosi della sua storia. Tra i tanti temi che animano le preoccupazioni della società civile ricorre la questione ancora irrisolta delle politiche di accoglienza e protezione per chi chiede asilo, con scelte adottate nel corso della scorsa legislatura che appaiono inutilmente vessatorie e persecutorie verso chi fugge da persecuzioni, guerre, violenze generalizzate, disastri climatici che provocano carestie, desertificazione, povertà estrema.
Siamo una rete di associazioni impegnate nell’accoglienza, nella promozione dei diritti sanciti da leggi e convenzioni internazionali, nel salvataggio in terra e in mare, nel sostegno a chi giunge nell’Unione Europea alla ricerca di un luogo dove vige lo Stato di diritto e dove poter costruire in sicurezza la propria vita. Con un lungo percorso di consultazione e denuncia svolto con la Road Map per il Diritto D’asilo e la Libertà di Movimento, abbiamo provato, con ogni possibile sforzo, a evitare l’approvazione del Patto Migrazione e Asilo, una riforma che mette in serio pericolo l’esistenza e l’esercizio stesso del diritto di asilo. Non ci siamo riusciti. Il Parlamento Europeo, seppure con una maggioranza risicata, il Patto Migrazione e Asilo lo ha scelleratamente adottato. Non per questo intendiamo fermarci. Siamo invece determinati a rafforzare l’impegno collettivo di fronte a quello che consideriamo un colossale errore politico europeo, sia di contenuti, sia di strategie.
Migliaia di morti nel mar Mediterraneo, nell’Oceano Atlantico, sulla rotta balcanica sono il frutto di politiche che, invece di realizzare vie sicure e legali di accesso all’Europa, e di costruire un autentico ed efficace sistema di accoglienza ed integrazione nel riconoscimento della inevitabilità strutturale dei movimenti umani, percorrono la scorciatoia dei muri sempre più alti per fermare, a qualsiasi costo, i flussi migratori. Militarizzare le frontiere e fornire mezzi ed attrezzature e personale all’agenzia più costosa dell’Unione, Frontex, la fortezza Europa crede di rispondere e governare i fenomeni più sistemici della contemporaneità. Tuttavia così facendo, affossa sé stessa. Crediamo fermamente in un sistema europeo comune di asilo come quadro giuridico e politico essenziale per garantire il rispetto delle carte fondative dell’Europa, la condivisione delle responsabilità, la solidarietà tra gli Stati membri e la protezione delle persone in cerca di asilo nella UE.
Serve più ascolto della società civile e più rispetto dei diritti fondamentali di cui l’Europa si vanta di essere storicamente depositaria. Per questo, in vista dell’avvio della nuova legislatura, reiteriamo il nostro appello ad un cambio di passo delle politiche europee in tema di migrazione e asilo che metta al centro la tutela dei diritti e della dignità delle persone migranti e rifugiate e che si basi sulle seguenti azioni.

Che cosa chiediamo? Questi sono i punti della nostra piattaforma:

1. Rafforzare e incrementare le vie di accesso sicure e legali in Europa, e garantire l’accesso al territorio europeo per chi cerca protezione. Aggiornare il codice dei visti in modo da rendere più semplice ottenere visti per studio, lavoro e ricerca lavoro; favorire i ricongiungimenti familiari e ampliare la platea di chi può accedervi.

2. Fermare l’uso della detenzione amministrativa per le persone richiedenti asilo. Migliaia di uomini e donne, inclusi minori, vengono detenuti senza aver commesso alcun reato. Il ricorso alla detenzione amministrativa è destinato a diventare la norma con l’entrata in vigore del nuovo Patto Europeo su Migrazione e Asilo, che introduce l’uso generalizzato delle procedure di frontiera. La privazione della libertà personale è una pratica disumana e disumanizzante, che causa gravi danni alla salute mentale e fisica delle persone, nonché alla credibilità giuridica di chi la esercita. Esigiamo che si ponga fine all’utilizzo della detenzione amministrativa in ambito migratorio, e che nel contempo siano chiusi i centri esistenti, come i CPR, e i centri di trattenimento di fatto come gli hotspot.

3. Interrompere i programmi di realizzazione di strutture di detenzione per migranti e rifugiati in stati terzi (come nel caso dell’Italia con l’Albania), che costituiscono una inquietante deriva autoritaria di segregazione delle persone e di compressione dei loro diritti fondamentali.

4. Promuovere il pieno rispetto del diritto di asilo. Il ricorso diffuso alla procedura accelerata di frontiera, che impone un esame sommario delle domande di asilo, basato principalmente sulla provenienza geografica delle persone, è una seria minaccia al pieno esercizio del diritto di asilo e rischia di causare respingimenti verso Paesi non sicuri. La procedura ordinaria di esame della domanda di asilo, che prevede l’accesso al territorio e accoglienza, deve tornare ad essere la norma. Parimenti, va fermato l’utilizzo strumentale della ambigua nozione di “paese terzo sicuro” con la quale si vorrebbe rinviare il maggior numero possibile di richiedenti asilo già arrivati in Europa in paesi con i quali non hanno alcun reale legame e che non sono in grado di offrire loro adeguata protezione.

5. Creare un dispositivo trasparente di monitoraggio sugli accordi stipulati dall’Unione europea con Paesi terzi, in modo da garantire scrutinio pubblico e rispetto dei diritti fondamentali. Occorre verificare che gli aiuti allo sviluppo e il sostegno economico a Paesi terzi da parte dell’UE siano doverosamente subordinati al rigoroso rispetto dei diritti umani e non più vincolati all’impegno dei Paesi terzi nel contrastare i flussi migratori.

6. Istituire una missione di soccorso europea, come da Risoluzione 2023/2787(RSP) votata a luglio del 2023 dal Parlamento europeo. Nella nuova legislatura, questo proposito deve tradursi in un impegno concreto che porti all’istituzione di un’operazione strutturata di ricerca e soccorso nel Mediterraneo coordinata e finanziata dall’UE.

7. Orientare le politiche degli Stati Europei verso la costruzione di un sistema unico di accoglienza diffusa a misura di persone, con unità abitative di piccole dimensioni, integrate nei territori, in cui le persone abbiano un ruolo da protagoniste nel loro percorso verso l’autonomia e non siano più relegate al ruolo di passivi beneficiari all’interno di centri di accoglienza spesso di grandi dimensioni e geograficamente isolati.

8. Abolire l’agenzia Frontex che, nella sua attuale configurazione e mandato, ha prodotto enormi distorsioni. Le frontiere europee sono diventate sempre di più luoghi di violenze, abusi e sistematiche violazioni delle stesse leggi fondamentali dell’Unione anche a causa dell’operato di tale agenzia. La modalità di controllo comune delle frontiere esterne dell’Unione va profondamente rivista e vanno istituiti efficienti sistemi di monitoraggio sul rispetto dei diritti fondamentali di coloro che si trovano alle frontiere europee.

9. Assicurare che l’implementazione del Patto migrazione e asilo, sia rigorosamente aderente agli standard internazionali in materia di tutela del diritto di asilo e di diritti umani delle persone in movimento, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione dei regolamenti screening e procedure.

10. Operare, in ambito italiano, una totale inversione delle attuali politiche e delle prassi amministrative per mettere al centro dell’agenda politica azioni che tutelino le persone migranti dallo sfruttamento e dalla precarietà di soggiorno, che tutelino il diritto d’asilo e l’accesso alla accoglienza oggi fortemente messa in discussione dalle scelte del Governo. Tale cambiamento deve prevedere un superamento dell’attuale sistema del “decreto flussi” che genera insicurezza, illegalità e marginalità sociale dei lavoratori stranieri e nella cornice più generale della “smilitarizzazione” delle politiche migratorie crediamo che queste ultime possano e debbano rientrare nelle competenze del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Alle logiche securitarie bisogna contrapporre con determinazione la logica dell’accoglienza e della tutela dei processi positivi di inclusione, garantendo la libertà di movimento e la difesa dei diritti nelle comunità accoglienti.
Come coalizione impegnata a promuovere il diritto d’asilo e la libertà di movimento vigileremo con continuità e competenza ogni singolo passo che l’Unione Europea e i suoi membri compiranno in materia di attuazione del Patto Migrazione e Asilo, attivando ogni iniziativa nazionale ed europea che si renda necessaria per la tutela dei fondamentali principi costituzionali su cui poggia il progetto europeo, e la strategia dell’Italia in questa materia.


Forum per cambiare l'ordine delle cose
(da “Volerelaluna” del 15/7/24)

10 – Gli anni dell'impotenza

MISTICA E POLITICA

 


 

A seguire con un 'clic' potete sfogliare

il decimo e ultimo segmento del libro:

https://www.sfogliami.it/fl/292093/bv6bbc3bh7jsesx1sch4t6y86v59bj

 

(continua lunedì 29 luglio '24)

giovedì 25 luglio 2024

TRA LUCE E OSCURITA’


O Dio di Isaia e di Gesù,

voglio ringraziarTi perché ci regali
la possibilità di fare delle nostre
vite un piccolo raggio di luce,
come una piccola traccia luminosa
che indichi verso di Te.
Ma Tu sai che io spesso,
con le azioni della mia vita quotidiana,
sono stato e sono
più tenebra che luce.
Fa' che non mi domini l'orgoglio,
la presunzione di essere "luminoso".
Ti prego con trepidazione
per tutte le chiese cristiane
che troppo spesso si sentono
la città sul monte
e dimenticano quanta oscurità
hanno diffuso nel mondo,
quanto sale hanno reso insipido,
quanti muri hanno alzato ed alzano
con la loro presunzione
di essere la luce del mondo,
di avere la linea diretta
e la telefonata interurbana con Te.
O Dio di Isaia e di Gesù,
senza di Te non c'è aurora.
Illumina le tenebre dei nostri giorni
e dei nostri passi
e custodisci in noi,
nell'umiltà dei nostri cuori,
quel piccolo lumicino
di fede e di amore
che Tu ci hai donato.
 

Franco Barbero

L’ospedale in macerie

I soccorsi all’ospedale di Okhmatdyt di Kiev, distrutto da un missile russo l’8 luglio. Quel giorno le forze di Mosca hanno lanciato uno degli attacchi più sanguinosi dall’inizio della guerra, colpendo diversi obiettivi civili nella capitale ucraina, dove in tutto sono morte 33 persone e altre 121 sono state ferite.

L’Okhmatdyt era il principale centro di cure pediatriche del paese, e accoglieva molti pazienti oncologici. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, dall’inizio del conflitto sono state colpite più di 1.700 strutture sanitarie ucraine.

Kiev, Ucraina, 8 luglio 2024

(da “Internazionale” del 12-18 luglio 2024)

Ciao Tav: necrologio di un progetto nato morto

Del progetto TAV Torino-Lione, dopo oltre trent’anni, abbiamo migliaia di chilometri di parole scritte sulla carta e nemmeno un centimetro di binari realizzati. Qual è il destino della grande opera più inutile d’Europa? È tutto scritto in un numero magico, diffuso ieri l’altro dall’Unione Europea.

In queste ore a Bruxelles sono i numeri a tenere banco. Ursula Von Der Leyen, pericolosamente in bilico tra destra conservatrice e ambientalisti, si è barcamenata a caccia dei numeri idonei a garantirle l’elezione a Presidente della nuova Commissione Europea. La vecchia Commissione Europea, ormai in scadenza, nelle stesse ore ha annunciato la sua ultima assegnazione di fondi per infrastrutture. L’attesa dei fondi europei per le grandi opere è un po’ come il passaggio, non sempre fortunato, di una cometa. Anni di speranze in montagne che spesso partoriscono topolini. In questo caso parliamo del CEF (Connecting Europe Facility), una sigla in europeese che indica il faraonico programma concepito per elargire contributi a fondo perduto ai mega progetti infrastrutturali. Con l’annuncio dell’altro ieri si sono chiuse le assegnazioni per il periodo 2021-2027. Ultimo giro di valzer, insomma, rien ne va plusPer i prossimi soldi bisognerà aspettare anni: fino al 2029 almeno, dopo l’approvazione del bilancio europeo del prossimo settennato 2028-2034.

Per la Torino-Lione l’attesa dell’obolo europeo ha assunto i toni del rito messianico, essendo passati 10 anni (dieci!) dall’ultima assegnazione, con il bando CEF 2014. Da sempre la sopravvivenza politica e mediatica del mega tunnel è appesa alla garanzia dei fondi europei. Ecco perché da ieri l’altro la notizia rimbalza nell’aria afosa delle redazioni giornalistiche, insieme a tante domande per le quali le risposte sono lapalissiane.

1. Quanti soldi ha dato l’Europa per il TAV Torino-Lione? Eccolo il magic number: 700 milioni di euro. Una bella cifra, in effetti la Torino-Lione è la grande opera più costosa d’Europa. Eppure, si tratta di briciole (neanche il 3%) rispetto ai quasi 26 miliardi del budget europeo 2021-2027 per infrastrutture di trasporto.

2. L’Europa ha aumentato il finanziamento per il TAV Torino-Lione? No, lo ha diminuito. Ed è un dato paradossale. Nel 2014 il progetto Torino-Lione spuntò 814 milioni ovvero ben il 7% del budget 2014-2020 pari a 11,7 miliardi. Oggi, malgrado i soldi disponibili fossero più del doppio, l’Europa ha diminuito il contributo di oltre 100 milioni di euro.

3. Perché sono passati 10 anni senza nuovi finanziamenti europei? Per chiedere soldi nuovi bisogna prima finire di spendere quelli già assegnati. In questo la Torino-Lione ha una pessima reputazione, come segnalato dalla Corte dei Conti Europea nel 2020. Con i fondi erogati nel 2014 si sono battuti tutti i record. Gli studi e lavori finanziati si sarebbero dovuti completare nel 2019, ovvero in 5 anni (cinque!). Per l’incapacità di portare a termine quanto promesso, è stato necessario prorogarne per ben tre volte il termine. Alla fine, si sono dilungati per 10 anni (dieci!), il doppio del previsto. Nel febbraio 2024 sono stati chiusi “alla bell’e meglio”, per partecipare in extremis all’ultimo bando di finanziamento del settennato europeo, attraverso il quale sono arrivati i 700 milioni annunciati l’altro ieri.

4. I lavori di costruzione del TAV Torino-Lione sono partiti o no? Dal 2001 a oggi si è visto di tutto e di più. Studi, progetti, chilometri di gallerie geognostiche e la più fantasiosa serie di spese e lavori preparatori: svincoli autostradali, aree di servizio per TIR, bonifiche di aree inquinate da altri, centri per visitatori, abbellimenti di monumenti, libri commemorativi. Parte di questi lavori preparatori risultano a tutt’oggi incompleti. Due esempi fra tutti: lo svincolo sull’autostrada A32 per l’accesso al cantiere di Chiomonte e i pozzi di ventilazione di Avrieux. Entrambi dovevano terminare a fine 2019. A forza di appalti, “disappalti” e varianti progettuali, nel 2024 non se ne vede ancora la fine. Quasi un quarto di secolo a “cincischiare” senza arrivare alla posa di nemmeno un centimetro di nuovi binari. Negli ultimi anni l’avvio dei lavori definitivi è stato sbandierato mille volte, sono stati lanciati appalti miliardari ma le cinque talpe comprate per lo scavo meccanizzato sono tutt’ora parcheggiate nello stabilimento in Germania dove sono state assemblate. Cosa stanno aspettando? L’arrivo dei soldi.

5. Adesso i soldi ci sono per costruire il TAV Torino-Lione? Per costruire il mega tunnel della Torino-Lione servirebbero quasi 10 miliardi di euro. La stima è del 2017, oggi certamente da rivedere in aumento. A questi vanno aggiunti circa 2 miliardi già spesi per le attività preparatorie, che finora hanno assorbito la quasi totalità dei fondi europei erogati. I nuovi fondi europei assegnati saranno disponibili a fine anno ma in parte sono già di fatto bruciati per le ulteriori spese, già contabilizzate, causate dalla prosecuzione in questi mesi dei lavori preparatori rimasti incompleti. Considerando che il contributo copre circa il 50% della spesa totale (l’altra parte la mettono Italia e Francia), la quota residua corrisponde a circa a 1 miliardo di euro di lavori. Significa realizzare a malapena il 10% del mega tunnel. Quindi la risposta è: no, i soldi non ci sono. Neanche dopo l’annuncio dell’altro ieri.

6. Quando è ipotizzabile si possa costruire il TAV Torino-Lione? Bisogna chiedersi quando potrebbero arrivare tutti i soldi necessari alla sua costruzione. Quelle annunciate l’altro ieri sono le uniche risorse disponili per i prossimi anni. I bandi di finanziamento del settennato 2021-2027 si sono esauriti. Per le prossime chance di finanziamento bisognerà attendere fino al 2029. Ma davvero crediamo ancora alla bufala che l’Unione Europea in futuro assegnerà più soldi? La statistica degli ultimi vent’anni è implacabile: impensabile ipotizzare più di 750 milioni di euro contributi ogni sette anni. E siamo già al massimo. L’entrata in servizio del mega tunnel era stata venduta per il 2029, poi allungata al 2032. Dal punto di vista finanziario (quello che comanda) la risposta è che il mega tunnel è irrealizzabile in questi tempi. Con il ritmo di finanziamento europeo, per erogare tutti i contributi ci vorranno 6 settennati, 7 con quello in corso: 50 anni (cinquanta!) ovvero un tempo completamente fuori dalla Storia, oltre che da tutti gli obblighi climatici. Un bidone più che un progetto.

7. Allora perché continuare a insistere su un progetto irrealizzabile come il TAV Torino-Lione? Il TAV Torino-Lione è una fabbrica di soldi facili per chi vorrebbe costruirla, devastazione immane per il territorio che dovrebbe subirla e debiti certi scaricati sulla collettività che non ne vedrà mai la fine. Una cattedrale nel deserto, con un mega tunnel che non apporta alcun miglioramento all’attuale capacità di trasporto, peraltro ampiamente sufficiente. Infatti, nelle tratte di accesso si è già deciso di usare linee ferroviarie esistenti, in Italia (bassa Valle di Susa) e soprattutto in Francia (da Modane a Dijon, saltando Lione). Un progetto nato morto ma tenuto artificialmente in vita dalla politica, a dispetto di ogni evidenza. Un’ottusa pervicacia che rasenta l’autolesionismo. Come nel caso dei vertici politici della Città di Torino e della Regione Piemonte. Piangono lacrime di coccodrillo perché mancano i soldi per ampliare la metropolitana e il servizio ferroviario. Contemporaneamente sono tra i sostenitori più intransigenti dello spreco di soldi sull’inutile e irrealizzabile Torino-Lione. Una colpa grave, nella città e nella regione con l’aria tra le più inquinate d’Europa.

Non abbiamo tempo da perdere con la grande opera più inutile e costosa d’Europa. Il TAV Torino-Lione è in piena agonia, è venuto il momento di chiudere una volta per tutte questo progetto fallimentare. Da oltre trent’anni il Movimento No Tav lotta contro il TAV e muove il vento del cambiamento che spazza i cieli ammorbati dalla politica stupida, ribaltandone ogni imposizione. Il vento non lo puoi fermare.

Tecnici No Tav (da “Volerelaluna” del 19/7/24)

Corea del Sud, la Corte Suprema: stessa copertura sanitaria per le coppie omosessuali

Il 18 luglio la Corte Suprema della Corea del Sud ha respinto un ricorso del governo affermando che le coppie omosessuali hanno gli stessi diritti, in termini di copertura sanitaria, di quelle eterosessuali.
Pertanto, la Corte ha ordinato al Sistema Sanitario Nazionale di ripristinare la copertura sanitaria per So-Seong-wook e Kim Yong-min che nel maggio 2019, in un Paese che ancora non riconosce il matrimonio egualitario, avevano celebrato privatamente le proprie nozze.
La storia che è giunta fino alla Corte Suprema ha dell’assurdo. Nel 2020 So Seong-wook aveva dovuto registrarsi come persona a carico di Kim Yong. Il Servizio Sanitario Nazionale era intervenuto segnalando “l’errore” e chiedendo una serie di rimborsi per prestazioni nel frattempo erogate.
Da lì, una serie di sentenze: nel 2022 il Tribunale amministrativo della capitale Seul ha dato ragione al Sistema Sanitario Nazionale; nel 2023 l’Alta Corte si è schierata con la coppia, ma il governo ha fatto ricorso. Poi, anche a seguito di un intervento come terza parte di Amnesty International, l’atto finale sancito dai quattro giudici della Corte Suprema.


Riccardo Noury (da “Pressenza” del 18/7/24)

mercoledì 24 luglio 2024

SE....

 

Se un fiume non è alimentato da torrentelli e ruscelli,

in breve tempo si esaurisce e si prosciuga.

Se un albero non riceve sole e pioggia a sufficienza,

non produce frutti e può indebolirsi fino a morire.

Se ad un falò viene a mancare la legna,

a poco a poco la fiamma si spegne e cessa di scaldare.

Se le nostre vite non potessero contare, o Dio,

sul Tuo amore, la Tua tenerezza, le Tue provocazioni,

farebbero la fine del fiume senz’acqua,

dell’albero senza sole e pioggia,

del falò la cui legna è finita.

Felice la donna e felice l’uomo

che riconoscono Te, nostro Creatore,

come riferimento sicuro e sempre presente.

Felice la donna e felice l’uomo che,

anche nei momenti difficili della vita,

riescono a non cadere nella disperazione e a cercarTi,

magari bestemmiandoTi, provocandoTi,

ma riconoscendo la Tua nascosta presenza.

 

Franco Barbero

Morire nel deserto

Vi scongiuro non rassegniamoci, restiamo umani. Non rassegniamoci alla guerra, al non riconoscimento della dignità altrui e dei diritti universali. Restiamo umani.

Qualche giorno fa 14 persone sono morte di sete nel deserto algerino. Tra queste, 12 erano siriane. Si erano perse nel deserto della provincia di Ilizi, estremo lembo del sud-est algerino al confine con la Libia. In questi giorni le temperature da quelle parti hanno toccato i 50 gradi! A raccontarlo sono i soccorritori umanitari del Ghawth, un'associazione algerina di ricerca e soccorso. I 14, tutti tra i 10 e i 57 anni, fuggivano da guerre e povertà e sono morti di stenti nel peggiore dei modi. Proviamo a chiudere gli occhi e a immaginare cosa capita al corpo e alla mente in quelle condizioni. Se dovessimo scoprire un callo indurito sul cuore e di non avere lacrime per queste persone, aggiungeremmo morte a morte. E invece non dobbiamo tacere. Anche a nome loro.


ANTONIO DELL'OLIO (da “MOSAICO di PACE” del 16/7/24)

L’acqua potabile è sostenibile e sicura, ma 1 italiano su 3 non si fida

L’acqua potabile nelle case italiane è sostenibile e sicura, con i controlli effettuati da cui risulta negli ultimi tre anni conforme ai parametri indicati dalla legge in quasi il 100% dei casi. Lo afferma il primo rapporto elaborato dal Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il rapporto, realizzato sulla base dei dati prodotti dalle Regioni italiane insieme al Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale e coordinato dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità, ha esaminato i risultati di oltre 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico- fisiche e microbiologiche condotte in 18 Regioni e Province Autonome, corrispondenti a oltre il 90% della popolazione italiana, tra il 2020 e il 2022. La percentuale media nazionale di conformità nei tre anni risulta compresa tra il 99,1% per i parametri sanitari microbiologici e chimici stabilità e il 98,4% per i parametri indicatori, non direttamente correlati alla salute ma a variazioni anomale della qualità (che potrebbe, ad esempio, influire su sapore, odore o colore).
Dal punto di vista territoriale tutte le Regioni hanno mostrato percentuali di conformità medie molto alte, superiori al 95%. Le oscillazioni del tasso di conformità sono minime dal punto di vista della prevenzione sanitaria, che in ogni caso è stata adeguatamente assicurata. I dati registrano comunque come Regione migliore sia per i parametri sanitari chimici e microbiologici che per i parametri indicatori l’Emilia-Romagna seguita da Veneto e Piemonte, mentre i tassi di conformità relativamente minori per parametri sanitari sono registrati nelle Province Autonome di Trento e Bolzano , e, per i parametri indicatori, in Umbria e nella PA di Trento.
Per quanto riguarda le limitate non conformità rilevate a livello nazionale si tratta di alcune tracce episodiche e circostanziate a livello locale di contaminazioni microbiologiche (Enterococchi, Escherichia coli) e indicatori di contaminazioni ambientali (coliformi) mentre in alcune limitate aree territoriali si rilevano ancora non conformità per elementi naturali come fluoro e arsenico, associate a gestioni idriche non efficienti di sistemi in economia. Le non conformità rilevate attestano comunque che il sistema dei controlli funziona e che è in grado di gestire i rischi secondo un principio di massima precauzione, che previene esposizioni pericolose per l’uomo.
“Dai dati che abbiamo raccolto emerge che l’acqua potabile è sicura e controllata capillarmente nel tempo in tutto il Paese, conforme quasi nel 100% dei casi ai parametri di legge e con una gestione sicura delle non conformità – afferma Rocco Bellantone, presidente dell ‘Iss-. È importante che si ribadisca questo concetto, visto che secondo l’Istat quasi un terzo degli italiani non si fida dell’acqua dei propri rubinetti”.
“L’Italia, inoltre, ha avuto un ruolo importante nel chiedere in sede europea di costruire una normativa che sia ancora più stringente sulla qualità e la sicurezza dell’acqua potabile, come sottolinea il direttore generale dell’Iss Andrea Piccioli. Nel settore delle acque destinate al consumo umano – specifica Piccioli– l’Italia rappresenta un modello di prevenzione e risposta, presentato come riferimento anche nella Conferenza mondiale sull’acqua di New York 2023, che realizza un partenariato esteso tra istituzioni e portatori di conoscenza e interesse, pubblici e privati, che ha tra gli obiettivi prioritari politiche di accesso ad acqua e servizi igienici sicuri come diritto fondamentale per tutta la popolazione, inclusi luoghi di cura, scuole e edifici prioritari”.
“L’acqua, d’altra parte, è essenziale per il benessere del corpo e per la nostra salute: rappresenta circa il 60% del nostro peso corporeo e apporta importanti contributi di elementi minerali che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare, ma una vasta fascia della popolazione non ne assume la quantità raccomandata di circa 2 litri al giorno per le donne e 2.5 litri per gli uomini –dichiara Graziano Onder, coordinatore della segreteria scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità-. In particolare, gli anziani in oltre il 40% dei casi non raggiungono questa quantità con il rischio che di un impatto negativo sulla performance fisica e cognitiva, in particolare ma non solo, in questa popolazione. L’acqua, che sia di rubinetto o in bottiglia, è fondamentale in tutte le fasi della vita, fin dalla gravidanza e dai primi mesi di vita”.
La pubblicazione del rapporto è il primo passo verso la costruzione di una ‘anagrafe dell’acqua’, con l’obiettivo di mettere a disposizione del pubblico tutti i dati sulle caratteristiche dell’acqua potabile nella propria zona. “Nonostante l’acqua rappresenti la risorsa circolare per eccellenza, la governance ed i controlli che presiedono alla sua sicurezza sono spesso segmentati in diverse normative, assetti istituzionali e soggetti attuatori – spiega Luca Lucentini, direttore del CeNSiA-. Anche per questo, con una legge nazionale seguita da un decreto legislativo, è stato istituito presso l’Iss il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque che, tra gli altri compiti, gestirà anche la raccolta e l’analisi dei dati attraverso l’Anagrafe Territoriale dinamica delle Acque potabili (AnTeA) per garantire un’informazione completa e aggiornata ai cittadini che potranno conoscere l’origine e la qualità della propria acqua di rubinetto, a partire dalle risorse idriche prelevate dagli ambienti naturali fino al loro rubinetto ed evidenziando tutte le misure di protezione e controllo applicato, collegandosi anche al Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane, coordinato e gestito dall’Istituto Superiore per la protezione dell’ambiente (Ispra)”.
In occasione della pubblicazione del rapporto l’Iss mette a disposizione un video e un sito dedicato con tutte le informazioni utili sull’acqua a partire dalla descrizione del il suo ‘viaggio’ dal punto dove viene prelevata fino al rubinetto di casa. Vi è poi un focus su quali sono i diversi tipi di acqua e quale è la sua importanza per la salute. Non manca, infine, una sezione dedicata a smentire i principali falsi miti sull’acqua potabile: si ribadisce così che berla non favorisce i calcoli e può essere utilizzata in gravidanza o in allattamento.

Giovanni Caprio (da “Pressenza” del 18/7/24)

CDC su Legge Nordio: ennesimo vulnus ai principi costituzionali

Il Ddl che porta il nome del guardasigilli Carlo Nordio, che abroga il reato di abuso d'ufficio e introduce un’importante stretta sulla pubblicazione di intercettazioni, è stato approvato in seconda lettura e quindi in via definitiva dalla Camera lo scorso 10 luglio.
«La legge Nordio lede i principi dello Stato di diritto», tuona il 15 luglio una dichiarazione della Presidenza del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (CDC). Il provvedimento, secondo il CDC, «segna una profonda corruzione dei principi dello Stato di diritto, incide in maniera restrittiva sulla libertà di informazione, impone vincoli alla stampa di ogni tipo in materia di accusa e processi ed ostacola il funzionamento della macchina giudiziaria, ingolfandola ulteriormente».
A chi giova questa misura? «L’abolizione del reato di abuso d’ufficio – spiega ancora il CDC – rende in pratica leciti comportamenti dannosi per i cittadini e contrari al buon andamento e all’imparzialità dell’amministrazione pubblica, per di più secondo molti magistrati preclude la possibilità di risalire da questo ad altri reati connessi. D’ora in poi i pubblici ufficiali (gli amministratori di Enti locali o regionali sono solo una parte) pur violando le leggi, potranno impunemente assumere atti destinati a creare un ingiusto profitto a se stessi o ad altri, o un ingiusto danno ad altri. I cittadini, le imprese e gli stessi funzionari pubblici saranno esposti ad abusi, senza alcuna possibilità di rimedio attraverso un intervento della magistratura. Si pensi ai concorsi pubblici, alle procedure di affidamento di appalti, al mobbing nei confronti di dipendenti pubblici».
Secondo la Presidenza del Coordinamento, con questa mossa, la politica ha in fondo tutelato se stessa, offrendo a chi riveste incarichi di pubblica responsabilità «di commettere abusi di potere» e restare impunito. «Rientrano in questa difesa esasperata dei cosiddetti “colletti bianchi” i nuovi limiti alla pubblicazione di intercettazioni di interesse pubblico, il divieto di appellare le sentenze di proscioglimento per una gran massa di reati, l’appesantimento della procedura penale in tema di misure cautelari che porterà all’ingolfamento dei tribunali».
A parere del CDC, poi, «a questa politica di smantellamento di presidi della legalità fa da contraltare la dura criminalizzazione del disagio e della marginalità sociale, con l’introduzione di nuove figure di reato che colpiscono anche la mera resistenza passiva nelle carceri e nei CPR da parte di chi vive in condizioni di negazione della dignità personale, oppure con l’ introduzione di pene eccessive, fuori da ogni parametro di confronto con altri reati molto più gravi, per chi protesta contro la creazione di grandi opere infrastrutturali».
Si colpevolizzano così oppositori e contestatori, mentre si alleggerisce la pressione sui “colletti bianchi” e sulla politica: questa è, condanna il CDC, «la negazione del principio costituzionale supremo di eguaglianza dei cittadini e del rispetto della dignità personale».
La maggioranza di governo starebbe minando, passo dopo passo, i principi costituzionali, come dimostra anche la parabola parlamentare dell’autonomia differenziata, dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio e «l’attacco al ruolo autonomo della magistratura di cui è espressione ulteriore il ddl del Governo per la modifica della stessa Costituzione che è stato presentato in parlamento».
In chiusura della dichiarazione, la Presidenza avvisa che il logo del CDC è stato modificato, con la sostituzione del NO con un SI, «perché così rispondiamo al quesito abrogativo della legge Calderoli sull’autonomia differenziata, pubblicato sulla G.U. n.157 del 6 luglio 2024, su cui stiamo raccogliendo le firme».

da “ADISTA” del 16/7/24

martedì 23 luglio 2024

CELEBRAZIONE DI OGGI ALLE ORE 18

 

Buongiorno

trasmetto in allegato per conto di Vilma Gabutti il canone per la celebrazione di oggi alle ore 18.

Ci si potrà collegare a partire dalle ore 17,45

Questo è il LINK:

meet.google.com/qpe-wfjz-cdp 

 

Buona giornata

Franca Gonella

 

RISPONDERE ALL’INVITO

 

Questo canone è un caro ricordo, è infatti la rielaborazione di un canone preparato per una delle prime eucarestie effettuate con Franco a Torino nel lontano 2005.

 

Saluto all’assemblea

 

 

1  - Abbiamo tanta voglia di stare con te, o DIO, e di ascoltare la tua Parola, fonte inesauribile di gioia e di speranza.
Abbiamo bisogno di starti vicino perché ci sono momenti della nostra vita che assomigliano a un lungo tunnel del quale non si riesce a vedere la fine. Camminiamo senza meta, viaggiatori alla ricerca di un approdo sicuro. 
 
2   - Non ci abbandonare, Padre e Madre nostra, siamo come i discepoli di Emmaus. Quando lo sconforto ci assale prendici per mano e dai senso al nostro viaggio.
 
TUTTI - E' bello contare su di te, caro Dio, perchè sappiamo che non ci tradisci mai. Sei nostro amico fidato e ti ringraziamo perchè nell'ascoltarci tracci per noi cammini nuovi, ricchi di luce, che riaccendono la voglia di andare avanti.
 

 

LETTURE BIBLICHE

 

SALMO 121

I miei occhi guardano le cime dei monti:

da dove mi verrà la forza?

Il mio aiuto viene solo dal Signore

Che ha fatto cielo e terra.

Non lascerà che il tuo piede vacilli,

il tuo custode non si addormenterà.

Colui che custodisce Israele

non sonnecchia e non s’addormenta.

Il Signore è il tuo custode,

è come l’ombra che ti protegge:

egli si pone alla tua destra.

Non ti daranno fastidio

Né il sole di giorno, né la luna di notte.

Il Signore ti farà scudo da ogni male,

egli difenderà la tua vita.

Il Signore veglia su ogni tuo passo,

quando esci e quando entri, da ora e per sempre.

 

LUCA 14 – 15 – 24 (Matteo 22 1-10, Tommaso 64 e Fonte Q)

15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!". 16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. 18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. 19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. 20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. 21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. 22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. 23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. 24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".

 

Commento

Questa parabola è presente anche nel vangelo di Matteo, nella fonte Q e nel vangelo di Tommaso.  E’ la parabola del rifiuto dell’invito a partecipare ad un banchetto. Luca e Tommaso raccontano di un uomo che prepara il banchetto, Matteo parla di un re che organizza una festa per le nozze del figlio.

Si presuppone che gli invitati abbiano ricevuto in precedenza l’invito. Sono le persone con cui il padrone di casa ha amicizia e confidenza, che fanno parte del suo giro. Al momento della partecipazione saltano fuori le scuse che apparentemente sono tutte plausibili, affari economici o commerciali, convenzioni sociali.

Il padrone, o il re nella parabola di Matteo, allora invita quelli che di solito sono esclusi dai banchetti: i poveri gli storpi e ciechi e gli zoppi per Luca, i buoni e i cattivi per Matteo, e quelli che si trovano per strada per Tommaso. 

Che cosa capita agli invitati che hanno rifiutato?  Per Luca sono semplicemente esclusi dalla cena. Il vangelo di Tommaso dice “I compratori e i marcanti non entrano nella casa di mio Padre”. Il re della parabola di Matteo li fa uccidere, li chiama “omicidi”, e fa bruciare la loro città. In questo possiamo riconoscere la rielaborazione della comunità di Matteo che identifica gli invitati con i Giudei e risente della situazione storica seguita alla distruzione di Gerusalemme.

Quale è il nucleo della parabola? La mancata risposta ad un invito e l’apertura del banchetto ad altri. L’immagine del banchetto è usata, come spesso nella Bibbia, per indicare il regno di Dio.  Nella versione di Matteo della parabola Gesù dice “il regno di Dio è simile a un re che prepara un banchetto…”  in Luca Gesù racconta la parabola a tavola in risposta a uno che dice “Beato chi mangerà pane nel regno di Dio”. In Tommaso Gesù parla della “casa di mio Padre”.

L’invito dunque è quello di vivere nel regno di Dio, cioè nella gioia della comunione e dell’intimità con Lui. L’invito sono le tante occasioni che ci sono offerte di seguire gli insegnamenti del vangelo.

Quante volte ci è capitato di rifiutare un invito e se ti chiedi bene ti rendi conto che è perché non hai abbastanza interesse per quell’invito, non gli attribuisci la dovuta importanza. Ho tante volte sperimentato, e tutti abbiamo sperimentato, che se un obiettivo è per me davvero importante riesco sempre a trovare il modo di raggiungerlo, è un problema di priorità. Che cosa ha la priorità nella mia vita? Le mie scelte, cioè le priorità che mi do, condizionano la mia vita. L’assoluta libertà che ci è concessa ci permette di essere creatori della nostra vita. In una scelta posso decidere di pensare al mio successo o di favorire il rapporto con gli altri, di comprarmi un oggetto o di condividere qualcosa con altri.

Ogni volta che non rispondo ad un invito perdo un’ opportunità, non sono né castigata, né punita, ma ho perso un’ opportunità, non mi sono seduta alla tavola del banchetto, non ho partecipato alla gioia di essere nel regno.

Abbiamo visto che nel vangelo di Tommaso si dice “i mercanti e i compratori non entrano nella casa di mio Padre”. Mercanti e compratori sono quelli che hanno la mente sempre concentrata sul profitto e sugli affari, sul proprio interesse. Se si è  calcolatori e troppo assorbiti in se stessi come si può cogliere l’invito del vangelo che è sempre amore e apertura agli altri?

Gesù ci dice anche che se quelli che dovrebbero essere più vicini a chi prepara il banchetto rifiutano di partecipare ci sarà comunque festa, la sala del banchetto sarà piena di gente che prova la gioia all’invito perché abituata di solito a essere tenuta in disparte. Nella casa del Padre ci sarà gioia per tutti, sei escluso solo se ti escludi.

 

INTERVENTI LIBERI

 

PREGHIERA   EUCARISTICA

 

TUTTI -   Padre, Dio d’amore, non ti stancare mai di guardare a noi, tuoi figli, anche se nel nostro vivere di  ogni giorno mille e mille volte te ne daremmo motivo.

 

1 -   Siamo figli piccoli: là dove il nostro rapporto con Te ci pone di fronte alla responsabilità di  agire,  spesso  cerchiamo  delle scappatoie  che ci  esimono dall’essere  coinvolti  e  molto   spesso diciamo di sì ma poi non facciamo.

 

2 - Siamo figli di scarsa memoria: abbiamo costantemente bisogno di essere sollecitati dalla Tua Parola a ricordare che il regno c’è già, è qui ed ora ed è anche per noi alla sola condizione che vogliamo veramente prendervi parte

 

TUTTI

Aiutaci allora, o Padre, ad essere figli che ogni giorno di più scoprono la preziosità, l’unicità del loro rapporto con Te; figli che sanno gustare la gioia di essere parte di un progetto di vita che non si arena nelle secche dei limiti umani.

Con questo desiderio che mettiamo davanti a Te o Padre, noi facciamo la memoria della cena che Gesù mangiò con i suoi discepoli.

Nella notte in cui fu tradito egli prese, fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane e disse: QUESTO E’ IL MIO CORPO CHE E’ DATO PER VOI. FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.   Poi dopo aver cenato, fece lo stesso col calice. Lo prese e disse: QUESTO CALICE E’ LA NUOVA ALLEANZA CHE DIO STABILISCE PER MEZZO DEL MIO SANGUE. TUTTE LE VOLTE CHE NE BERRETE, FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

Dona, o Padre, a questa comunità di celebrare con gioia la cena che egli ci lasciò perché non dimenticassimo la sua vita e il suo messaggio.  Celebrando questo pasto ti chiediamo di essere risvegliati alle nostre responsabilità di uomini e donne profondamente inseriti nelle gioie, nelle lotte e nelle speranze di questo nostro tempo

 

 

PADRE NOSTRO

 

COMUNIONE

 

PREGHIERE SPONTANEE

 

PREGHIERA FINALE

 

TUTTI - Padre nostro, fino a quando l'uomo non chiederà di te, non si stupirà del tuo cercarci continuamente, non oserà perdersi per trovare un senso più alto alla sua condizione terrena?
Siamo  persone  che  si  smarriscono,  tra  momenti  di  entusiasmo  e stanchezza dello spirito. Urliamo e tacciamo,   come  chi  ti segue  nella  barca,  con  il  mare  in tempesta, scossi  dalle  onde  e  ogni  volta  che comincia un nuovo giorno siamo punto e a capo.

 

GUIDA - Non stancarti di noi, fa che non leggiamo le nostre debolezze, le nostre rinunce, i dubbi come l'ultima pagina di un libro, ma come la prefazione di una storia ancora tutta da scrivere.
Fa che siamo attenti ai tuoi messaggi e rendici vivi, responsabili, autentici, capaci di abbattere gli schemi che escludono l'uomo.

 

Vilma Gabutti – Associazione ASAI Torino