1- L’INUTILE FARDELLO
Puoi sfogliare le prime 10 pagine del libro al link che segue:
https://www.sfogliami.it/fl/277126/14fx648fy5vfphm99tbuts1vx9trtxk9
(continua)
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La fiducia del sud del mondo
Véronique Kiesel, Le Soir, Belgio
Nel tentativo di rinnovare i legami con i partner del sud del mondo, gli occidentalissimi paesi del G7 hanno invitato al vertice di Hiroshima, in Giappone, anche leader come l'indiano Narendra Modi, il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e l'indonesiano Joko Widodo.
Tre figure rappresentative di quello che un tempo era chiamato "terzo mondo" e che oggi rivendica con orgoglio la definizione di "sud globale". Un insieme molto eterogeneo-ne fanno parte paesi molto poveri e anche alcune grandi potenze-ma unito dalla determinazione a riprendere in mano il proprio destino. I tempi dell'allineamento sistematico con Washington e le ex potenze coloniali sono ormai lontani. Ognuno di questi paesi, al contrario, vuole riequilibrare le proprie alleanze con un obiettivo chiaro: la difesa dei propri interessi.
Anche se i loro governi hanno votato alle Nazioni Unite in favore della difesa dell'integrità territoriale dell'Ucraina, molti si sono rifiutati di adottare le sanzioni volute dall'occidente contro la Russia. È un'evidente mancanza di solidarietà nei confronti di un paese aggredito? O il segno di un certo opportunismo da parte di stati che sono partner dell'occidente ma comprano il petrolio russo a prezzi scontati e firmano accordi economici con Pechino?
L'Ucraina è stata una cartina di tornasole. Prima di tutto per l'occidente, che ha capito fino a che punto i paesi del sud si siano allontanati dalla sua linea. Ma anche per le nazioni emergenti, contrarie ad accettare che questa "guerra tra europei" monopolizzi l'attenzione internazionale a scapito di altri conflitti sanguinosi ma più lontani da Washington e Bruxelles.
La pandemia e poi la guerra, con il loro strascico di frontiere chiuse, forniture interrotte, posti di lavoro persi e inflazione, hanno messo a dura prova molte economie del sud del mondo, che vogliono solo la pace in Ucraina il prima possibile e il ritorno a una certa stabilità internazionale.
I paesi del sud non hanno dimenticato gli interventi militari occidentali per rovesciare i governi in Iraq e Libia, che hanno devastato interi stati senza che nessuno dei responsabili sia mai apparso davanti alla Corte penale internazionale.
Gli occidentali sanno benissimo che gli inviti ai vertici non basteranno a riconciliarsi con i paesi del sud globale, eredi del movimento dei "non allineati" del dopoguerra. Per accelerare il proprio sviluppo questi paesi hanno bisogno di molti partner. Se l'occidente vuole restare in corsa dovrà rimettersi in discussione e creare nuove relazioni, più rispettose e realmente vantaggiose per tutte le parti coinvolte. E smettere di usare due pesi e due misure. as
Internazionale, 26 maggio
“Sotto attacco lo Stato di diritto
Speriamo nell’Europa”
ROMA — Emma Bonino, leader di +Europa, ex ministra degli Esteri ed ex commissaria Ue, c’è il Pnrr in stallo e all’orizzonte un ridimensionamento dei poteri dei giudici contabili da parte del governo: qual è il rischio?
«Che il Pnrr non fosse una passeggiata si sapeva, in un Paese che da sempre spende con difficoltà i fondi europei. Ciò detto, la premier Meloni fin qui ha lavorato per smontare la governance di Draghi e portare tutto a Palazzo Chigi. Per dare più efficienza? Non sembra, non abbiamo visto ancora un nuovo documento concreto. Per togliere potere alla Lega e darlo al suo partito? Per ora solo questo si è visto. In questa situazione aprire lo scontro con la Corte dei Conti mi sembra un segno di nervosismo autolesionista, ora il governo non può più dare la colpa a Draghi e sarà responsabile di ciò che accadrà o non accadrà. Da ultimo: che fine hanno fatto le riforme del Pnrr come la concorrenza?».
Le nomine “pigliatutto” della destra, ultime quelle della Rai, ma anche la contrazione dei diritti civili. Come per l’Ungheria di Orbán ci accorgeremo tardi di avere eroso il nostro patrimonio di democrazia?
«Meloni e Salvini hanno sempre parlato di Orbán come di un modello, questo è un fatto, quando lui già parlava di “democrazia illiberale”, una cosa che non esiste.
Detto questo, prima di fasciarci la testa dobbiamo reagire punto su punto e avere fiducia nella Ue».
Rischiamo di scivolare nell’autocrazia attraverso una lenta agonia democratica, come avverte Joseph Stiglitz nell’intervista a Repubblica?
«Certo, Stiglitz ricorda anche i guai americani con Trump, e fa bene. E però vero che sia in Ungheria che in Polonia, per restare nella Ue, la erosione dello Stato di diritto è un processo progressivo. L’attacco ai diritti civili, all’aborto e alla comunità Lgbtq+ sono un punto comune. Ma, anziché fermarsi ad evocare i rischi, bisogna opporsi passo passo, nel Paese ed in Parlamento. Penso al tentativo di rendere la gestazione per altri un reato universale, spero che anche il Pd sia netto contro questo abominio giuridico, a prescindere dal giudizio sulla Gpa. Così sull’impedimento alla trascrizione all’anagrafe delle coppie omogenitoriali, una cattiveria contro i bambini».
Un decreto alla settimana e due fiducie al mese: il pericolo che il governo Meloni svuoti il Parlamento c’è?
«Nel 2018 come senatrice di +Europa non votai il bilancio gialloverde per denunciare l’esproprio del Senato, chiamato a ratificare in pochi giorni. La deriva che toglie ruolo al Parlamento non è nuova, ma è pericolosa. Con Meloni è più grave, perché lei ha una maggioranza fortissima e guida un governo politico voluto dai cittadini. Oggi non c’è ragione, se non le tensioni interne alla maggioranza, per ricorrere sistematicamente alla fiducia e svuotare il Parlamento».
In Rai è occupazione o così fan tutti?
«In Rai, me lo lasci dire dopo decenni di battaglie su questo, così han sempre fatto tutti. Meloni e i suoi stanno riuscendo a fare peggio però, e non era semplice».
Tuttavia la Ue è garanzia sia per la tenuta dei conti pubblici che contro derive anti democratiche?
«Tenere i conti in ordine è una questione di equità tra le generazioni, una questione politica ed etica decisiva. Non dobbiamo farlo per l’Ue ma per l’Italia di oggi e domani. La Ue è fondata sullo stato di diritto, la democrazia e la libertà. Nella campagna per le europee proporremo come +Europa insieme all’Alde di accelerare verso una ancora maggiore integrazione».
La preoccupano gli stravolgimenti istituzionali di premierato forte e autonomia differenziata?
«La premier Giorgia Meloni aveva promesso il presidenzialismo, vedo che ha cambiato idea anche su questo, dopo aver cambiato idea sull’Ue; e forse è meglio. Ma non ho ancora capito quale sia la sua idea, salvo quella di abolire i ballottaggi alle Comunali per favorire la destra. Aspettiamo i testi.
L’autonomia differenziata per come la propongono ora, sembra un progetto stile anni ’80, costoso e poco adatto a governare la rivoluzione tecnologica che abbiamo davanti».
GIOVANNA CASADIO
La Repubblica, 29/05/2023