giovedì 15 maggio 2025

E DIO DISSE

"Dio, mio Dio, io ti cerco, la mia anima ha sete di te”.

(Salmo 63)

 

Mio caro, molte volte ti ho chiamato

e tu non mi hai sentito!

Molte volte mi sono fatto vedere

e tu non mi hai visto!

Molte volte sono diventato un dolce profumo

e tu non mi hai percepito,

o nutrimento appetitoso,

e tu non mi hai assaggiato!

Perché non mi puoi raggiungere

attraverso gli oggetti che accarezzi?

O non mi puoi respirare attraverso gli odori?

Perché non mi odi?

Perché? Perché? Perché?

 

Per te le mie delizie superano

tutte le altre delizie

ed i piaceri che ti procuro

superano tutti gli altri piaceri.

Per te sono da preferire a tutti gli altri beni.

Io sono la Bellezza. Io sono la Grazia.

 

Mio caro, amami,

ama me solo, amami d’amore.

Nessuno è più intimo di me.

Gli altri ti amano per loro stessi.

Io, ti amo per te. E tu, tu scappi!

Mio beneamato

non possiamo avere un incontro equo

perché se ti avvicini a me,

è perché io mi sono avvicinato a te.

 

Sono molto più vicino a te di te stesso,

della tua anima, del tuo respiro.

 

Ibn Al'Arabi.

da Spalanca la finestra

L’ESSENZIALE IN TEMPI “DISPERATI” E IN TEMPI “NORMALI”

Etty HILLESUM

 

L’essenziale è stare nell’ascolto di ciò che sale da dentro.

Le nostre azioni spesso non sono altro che imitazione, dovere ipetetico o rappresentazione erronea di che cosa deve essere un essere umano.

Ma la sola vera certezza che tocca la nostra vita e le nostre azioni può venire solo dalle sorgenti che zampillano nel profondo di noi stessi.

Spesso mi sono sentita, e ancora mi sento, come una nave che ha preso a bordo un carico prezioso: le funi vengono recise e ora la nave va, libera di navigare dappertutto.

Dobbiamo essere la nostra propria patria.

A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere.

Se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero. [...] L’odio indiscriminato è una malattia dell’anima, odiare non è nel mio carattere.

E se sopravvivremo intatti a questo tempo, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita.

Dio non è l’artigiano del mondo. Non l’ha fabbricato come un orologiaio costruisce un orologio. Non costruisce qualcosa di precostituito. Al contrario si ritira perché gli esseri che egli genera si alzino da sé e grazie a sé stessi.

Se Dio intervenisse perché fossero evitate le incertezze, i disordini, le resistenze dell’inerzia, i maremoti, le epidemie, il mondo sarebbe per lui come un oggetto da manipolare (...). Dio non ama come vorremmo che amasse, quando proiettiamo in lui i nostri sogni.

Cercherò di aiutarTi affinché tu non venga distrutto dentro di me.... Una  cosa, però, diventa sempre più evidente per me, è cioè che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi.

L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.

Una volta, se mi piaceva un fiore, avrei voluto premermelo sul cuore, o addirittura mangiarmelo. La cosa era più difficile quando si trattava di un paesaggio intero, ma il sentimento era identico. Ero troppo sensuale: vorrei quasi dire troppo ‘possessiva’; provavo un desiderio troppo fisico per le cose che mi piacevano, le volevo avere.

Si è a casa sotto il cielo si è a casa dovunque su questa terra se si porta tutto in noi stessi.

 

Dal “DIARIO” di Etty Hillesum

mercoledì 14 maggio 2025

“Ospitalità negata: una lettura inclusiva della storia di Sodoma”

José Carlos Enríquez Díaz

La storia di Sodoma e Gomorra, in particolare l’episodio di Lot in Gen 19, è uno dei testi biblici più controversi in relazione all’omosessualità. Tradizionalmente interpretato come una condanna delle relazioni tra persone dello stesso sesso, questo passo è stato utilizzato per secoli per giustificare atteggiamenti discriminatori. Tuttavia, una rilettura del testo critica e aperta al cambiamento rivela una prospettiva molto diversa, più incentrata sull’ospitalità, sulla giustizia sociale e sulla dignità umana che sulla sessualità in quanto tale.

La storia inizia quando due messaggeri, descritti come «angeli», arrivano a Sodoma e vengono accolti da Lot, che insiste nell’offrire loro alloggio. Nell’antico Medio Oriente l’ospitalità era un valore sacro. Rifiutarla o, peggio ancora, violarla, non era solo considerato come una mancanza di cortesia, ma come una rottura della struttura morale che sosteneva la convivenza sociale.

In questo contesto l’azione degli uomini di Sodoma, che circondano la casa e pretendono che gli stranieri vengano consegnati perché siano «conosciuti», rappresenta una minaccia diretta all’ordine etico. È essenziale comprendere che ciò che viene denunciato nel racconto non è un orientamento sessuale, ma una pratica di violenza collettiva, di umiliazione attraverso l’aggressione sessuale.

L’atto del «conoscere» non implica desiderio o affetto, ma piuttosto dominio e sottomissione. È un modo brutale di esercitare potere sullo straniero. Questo atto non ha nulla a che vedere con una relazione amorosa tra persone dello stesso sesso, bensì con la distruzione della dignità dell’altro.

La reazione di Lot, che offre le sue figlie al posto dei visitatori, è profondamente inquietante. Questa scena mette a nudo la logica patriarcale dell’epoca, nella quale le donne erano viste come merce di scambio per preservare l’onore della famiglia.

Un approccio aperto al cambiamento riconosce che la Bibbia è scritta da e per specifici contesti umani, con le loro luci e ombre. Non si tratta di un manuale senza tempo, ma di una raccolta di testimonianze che devono essere interpretate alla luce dell’amore, della giustizia e della compassione.

Nei profeti il ​​peccato di Sodoma viene descritto con altre sfumature. In Ezechiele 16,49 si dice che la colpa di Sodoma è stata la sua arroganza e la sua indifferenza verso il povero e il bisognoso. Ciò rafforza il fatto che la condanna è etica, non sessuale.

Partendo da un’etica cristiana inclusiva, il testo si interroga sul modo in cui le nostre comunità accolgono coloro che sono diversi. Il messaggio di fondo è un monito contro l’abuso di potere, contro la cultura del disprezzo e della violenza.

Oggi, quest’«altro» può essere il migrante, il povero o persino la persona LGBTQ+ , spesso emarginata e attaccata con pretesti religiosi. Quando le comunità religiose usano questo brano per condannare, ne fanno un’interpretazione letteralista e slegata dal contesto storico.

Usare il potere per escludere equivale a ripetere il peccato di Sodoma. Un’interpretazione fedele del Vangelo non può basarsi sull’odio o sull’esclusione.

Il Dio che si rivela nella Scrittura è il Dio che ascolta l’oppresso, che si identifica con lo straniero, con la vedova, con l’emarginato. Il messaggio cristiano è chiamato ad essere spazio di accoglienza, di dignità ritrovata, di amore liberante.

Dunque, lungi dall’essere una condanna dell’omosessualità, la storia di Sodoma è una denuncia dell’abuso, del potere che opprime chi è diverso. Leggerlo a partire da un’etica aperta al cambiamento significa aprire gli occhi a una verità più profonda: l’ospitalità e la compassione sono al centro del messaggio biblico.

Lungi dall’essere un argomento contro l'orientamento sessuale, la storia di Sodoma è una denuncia profetica contro la disumanizzazione dell’altro. Si tratta di un testo che denuncia l’uso della violenza come mezzo di controllo sociale, il disprezzo per lo straniero e una società che ha dimenticato i valori della giustizia e dell’ospitalità. Questa è la vera trasgressione.

Usare questo passo come arma contro le persone LGBTQ+ è un travisamento del testo e un tradimento del messaggio biblico. In Gesù i cristiani trovano un maestro che abbatteva le barriere dell’esclusione e non ha mai condannato l’amore tra pari.

La fedeltà al Vangelo consiste nell’incarnare lo spirito di misericordia e dignità, non nel ripetere letteralmente le norme delle società antiche. Una comunità di fede è definita dalla sua capacità di amare incondizionatamente. Quando Gen 19 viene utilizzato per escludere, si trasforma in una nuova Sodoma: inospitale, violenta, chiusa all’altro.

La sfida per una lettura aperta al cambiamento non è solo quella di reinterpretare, ma di vivere il testo a partire dal cuore del messaggio cristiano. E quel cuore batte con una sola legge: l’amore. Tutto ciò che non nasce da questa fonte, non viene da Dio.
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Articolo pubblicato il 6 maggio 2025 nel sito «Ataque al poder» (www.ataquealpoder.es).
Traduzione a cura di Lorenzo Tommaselli

Rivolgo un appello a tutte/i affinché la lettera che segue trovi queste persone di cui non ricordo il cognome e l'indirizzo. Qualcuna/o può aiutarmi e fornirmi informazioni utili a mettermi in contatto con loro?


Cari Graziella, Pino, Salvino e Massimo,

ho letto con straordinaria emozione lo scritto che collocai come prefazione al mio libro "Più grande del nostro cuore".

Eravate partiti a fine 1983 dalla Sicilia e arrivati a Pinerolo, dopo varie tappe del treno, il 14 agosto.
Che gioia fu per voi e per noi, per me in particolare che ero affezionato a Salvino e Graziella.
Ho letto il vostro scritto, in realtà della dolcissima mamma Graziella: sono trascorsi quasi 42 anni. Non ci siamo più visti e sentiti da quando, 5 o 6 anni dopo, partiste per la Liguria.

Io vi porto nel mio cuore e desidererei vedervi... e abbracciarci e fare una preghiera con voi.

Il mio indirizzo e i numeri di telefono sono:

Via Porro n. 16 - 10064 Pinerolo (TO)

Tel. 0121-72857

340-8615482

Franco Barbero, 14 maggio 2025

L’immagine del diavolo vuole in modo leggendario dirci che la vita di fede deve fare i conti con molte contraddizioni

 

È pressoché impossibile ricostruire con precisione le tappe dell'itinerario di fede di Gesù. Ma certamente l'evangelo ci presenta u  dato realissimo: anche Cresù dovette scegliere tra la volontà di Dio e le proposre di successo, di compromesso e di comodità che avrebbe potuto “sfruttare” assecondando certe diffuse aspettative popolari. Questo messaggio di un realismo impressionante ci viene dalla pagina delle tentazioni:

«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane” Ma egli rispose: “Sta scritto:

 

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

 

Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:

 

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,

ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,

perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”.

 

Gesù gli rispose: “Sta scritto anche:

Non tentare il Signore Dio tuo".

 

Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto:

 

Adora il Signore Dio tuo

e a lui solo rendi culto".

 

La leggenda continua

Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano» (Matteo 4, 1-11).

Sappiamo bene che si tratta di un quadro teologico-didattico costruito con “materiali” dell’Antico Testamento (Esodo e Deuteronomio): «Le prove del popolo ebraico sono durate quarant'anni, quelle di Gesù quaranta giorni. Di fatto abbracciano tutto il periodo del suo ministero pubblico, meglio l'intera sua vita» (Ortensio da Spinetoli, Matteo, Cittadella, pag. 116). La tentazione è il clima di tutta la vita di Gesù nel senso che l’attrattiva della via più facile si ripresentava continuamente.

È ancor poco famigliare per noi questo Gesù che procede tra tenebre, incertezze, crisi, difficoltà, scoramenti, in una ricerca lenta e faticosa della volontà di Dio. Nel lungo silenzio di Nazareth, poi probabilmente alla scuola del Battista, in ascolto dei segni i Dio dentro gli avvenimenti e certamente nella preghiera, Gesù si sarà posto mille volte l’interrogativo: “Che cosa vuole Dio da me? Cammino davvero secondo la sua volontà?”.

Possiamo certo indagare a-fondo in questa direzione, ma il linguaggio biblico ci «mette in evidenza che si tratta di una vera opera di seduzione» (O. da Spinetoli) che giungeva come pressione a Gesù da più parti. Insomma, Gesù in tutta la sua vita si è costantemente trovato di fronte a reali alternative, ad un aut-aut tra le esigenze di Dio e il suo opposto, cioè Satana.

Per dire sì a Dio Gesù ha dovuto dire no a Satana. (Non c'è, ovviamente, biscogno di credere nell'esistenza del diavolo come essere personale. Satana forse è un'immagine, in questo senso un mito, creato dall'uomo, non solo biblico, per indicare il male, nella sua abissale profondità. Satana è la cifra del male, del peccato. La bibbia spesso ne parla come di una persona, ma si tratta di una personificazione, cioè si personalizza una realtà per favorirne una più chiara identificazione).

 

In sostanza mi sembra che si possa dire che la pagina evangelica delle tentazioni di Gesù è realissima. Non però nel senso che qui sia “fotografato” lo scontro che Gesù avrebbe vissuto con Satana in quel preciso periodo. Piuttosto nel senso che Gesù per tutta la vita, sul sentiero della sua risposta messianica a Dio, ha incontrato difficoltà, contrasti, opposizioni dall’esterno, dalla gente, dai capi ed ha anche dovuto lottare dentro di sé. Questa, dunque, è una pagina di duro «realismo, di contenuto rigorosamente storico perché “condensa” letteralmente in questo drammatico dialogo tutta l'esistenza storica di Gesù.

Tre semplici riflessioni.

1) È probabilmente molto stimolante per la nostra fede fare la scoperta del Gesù “tentato”, del Gesù che cerca faricosamente la strada della fedeltà alla volontà di Dio.

«È importante sentire Gesù vicino, anche dinanzi alla volontà di Dio ai nostri giorni. Non è di poco conforto, per i cristiani che devono discernere in situazioni dolorose e pericolose la volontà del Padre: ... trovare anche in Gesù qualcuno che si è messo davanti al Padre in situazioni simili. In questa disponibilirà ad udire la voce del Padre: al cambiamento e alla conversione, alla novità e allo scandalo, i cristiani esperimentano di andarsi facendo sempre più figli di Dio, essendo già tali... Qualunque sia la più corretta formulazione della storicità tealogale di Gesù, quel che pastoralmente interessa e consola tali cristiani è constatare che anche la relazione di Gesù col Padre ebbe una storia piena di esigenze, di luci e di oscurità, di antinomie difficili da riconciliare; che il Padre andò “perfezionando mediante la sofferenza” (Eb. 2, 10) anche Gesù. A tale Figlio di Dio, soggetto alla prova, all'apprendistato e alla sofferenza, ... tali cristiani si sentono vicini» (J Sobrino, Gesù in America Latina, Borla, Roma 1986 pag. 82).

2) La sequela di Gesù è scontro con le logiche vincenti e seduttrici, con le ideologie e le pratiche consumistiche che trionfano. Non si può, senza tradire l'evangelo, rinunciare a questo “paradosso”. In questo senso conserva tutto il suo valore l'ammonizione paolina: «Fratelli, non adattatevi alla mentalità di questo mondo, ma lasciatevi trasformare da Dio con un completo mutamento della vostra mente. Sarete così capaci di comprendere qual è la volontà di Dio, vale a dire quel che è buono, a lui gradito, perfetto» (Rom. 12, 2).

3) Ma direi di più. Questa pagina delle tentazioni di Gesù ci annuncia una fondata speranza: anche noi, con la Parola di Dio sulle labbra e, soprattutto, nel cuore, possiamo, come Gesù, far fronte e superare le tentazioni, cioè proseguire la strada dell'evangelo di Gesù.

martedì 13 maggio 2025

Gruppo biblico del martedì oggi, 13 maggio


Care amiche e amici del gruppo biblico del martedì,

Questa sera ci incontreremo alle ore 18:00 per leggere e commentare insieme il libro di Giona.

Ci si potrà collegare a partire dalle ore 17:45.

Questo è il LINK per il collegamento:

meet.google.com/ehv-oyaj-iue

Un caro saluto.

Sergio

Dedicato a...

Da un lento morire a un lento rinascere

 

Poteva pur splendere il sole, ma per Graziella, figlia dell’isola del sole, s’era fatto buio.

Era novembre inoltrato del 1983. Pino, Salvino e Massimo erano andati in campagna col padre per qualche lavoro.

Che cosa può fare una donna di 29 anni, senza affetto, senza prospettive, con tre “ragazzi” dai quattordici ai sette anni?

Quando anche le lacrime si erano esaurite, quasi per consegnare a qualcuno la sua disperazione, Graziella prese quel quaderno sul quale di tanto in tanto scriveva, annotava, registrava.

Riempì la pagina quasi di getto.

 

 

LENTO MORIRE

 

Sopprimerò questi miei pensieri,

questo mio desiderio di libertà.

questo mio continuare a volare

tra fantasie idolatrate.

 

Taglierò le mie ali,

entrerò dentro me stessa

nell’anonimato della mia anima,

nell'insignificante vita di ogni giorno.

 

Ero venuta fuori

a respirare un po' d'aria pura,

ad afferrare lontane chimere,

ma occhiate sprezzanti

di gente ignota

mi hanno fermata,

hanno fermato il treno delle illusioni,

e sono scesa a terra

tra piccole formiche

e immensi vespai.

 

Vivere per modo di dire...

Ma è un continuo e lento morire.

 

Ogni tentativo di uscire da quella situazione era risultato vano.

Solo Silvia, l’amica scesa per le ferie, infondeva speranza.

Quel 12 agosto 1985 la disperazione della “casa di schiavitù” sarebbe finita? Non era troppo arrischiato tentare una fuga... con tre ragazzi e tre valigie? Il Mar Rosso in questo caso si chiamava Stretto di Messina. Dopo quella nottaccia d’ansia alla stazione di Catania, il treno finalmente si avviò. Sul biglietto era scritto: “Pinerolo”. Disperazione e fiducia in Diò sorreggevano Graziella... mentre i ragazzi guardavano questo mondo sconosciuto, così diverso dalla campagna siciliana. È così che il 14 agosto 1985 ci furono regalati una sorella e tre fratelli in più.

Ora cerchiamo di farci compagnia. Senza essere perfetti. Senza onnipotenza. Con semplicità. Con tanta speranza nel Dio che ci accompagna.

Il “lento morire” di un tempo lascia il posto ad un “lento e fiducioso rinascere”.

 

Chi ha attraversato un mare

potrà scalare tante montagne!

 

Dedico questo piccolo libro a Graziella, Pino, Salvino e Massimo dai quali ho ricevuto e imparato moltissimo.

Franco Barbero, Pinerolo, 14 agosto 1987.