venerdì 29 luglio 2011

LA GIOIA DI UN MONDO NUOVO

13 Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. 14 Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15 Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16 Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare». 17 Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!». 18 Ed egli disse: «Portatemeli qua». 19 E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. 20 Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. 21 Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini (Matteo 14, 13-21).

Prestiamo attenzione all'inizio di questo brano: "Udito ciò, Gesù si ritirò di là…verso un luogo deserto, in disparte". Che cosa ha "udito" Gesù per sentire il bisogno, l'assoluta necessità di "ritirarsi, in luogo deserto, in disparte"? La notizia dev'essere stata per lui traumatica, se l'evangelista ripete per tre volte, con parole diverse, che il maestro vuole allontanarsi, restare solo.
Gesù era sconvolto: gli era appena giunta la notizia dell'uccisione del Battista, il suo amatissimo maestro. Aveva bisogno di "riprendersi", di mettere davanti a Dio la ferita del suo cuore, le sue lacrime, le sue paure. Lo attraversò un brivido di preveggenza: se così muore il mio maestro, che sarà di me..?
Ma sente il rumore dei passi, ode le voci di quella folla che cercava il profeta… le sue viscere hanno un sobbalzo: "uscendo, vide…ebbe compassione e si prese cura"…
Anche nella più acuta sofferenza per la morte violenta di Giovanni, Gesù non si chiude nella delusione e non si imprigiona nello sconforto. È già una lezione preziosa. Se da una parte c'è la voce che gli consiglia di farsi più guardingo e di ritagliarsi uno spazio fuori dalla mischia, dall'altra il suo cuore lo porta là dove vede la possibilità di far nascere e crescere un po' di giustizia e di felicità.
Davvero il vento di Dio soffiava nel suo cuore. Gesù sa che il regno di Dio è prima di tutto amare, sollevare, accompagnare, prendersi cura. Si può "dire Dio" solo se si gettano germogli d'amore.
AttenzioneÈ in questo contesto che Matteo ci racconta dei cinque pani e dei due pesci e delle dodici ceste piene di pezzi avanzati.
La prima operazione di pulizia intellettuale da compiere consiste nel liberarci da una interpretazione "miracolistica" del brano. Qui Gesù spesso viene scambiato per un mago, per colui che fa la magia, il "miracolo" della "moltiplicazione". Ricordo ancora il parroco della mia infanzia, che si vantava di non leggere nessuna ricerca biblica (vanto che torna di moda in alcuni ambienti ecclesiastici non solo cattolici). Spiegava che dalla piccola cesta dei discepoli usciva più pane che da tutti i panettieri della mia città!
Temo che molti sentano ancora queste spiegazioni.
Quello che Gesù operò fu probabilmente molto diverso: convinse chi aveva delle scorte a condividerle. Questa è sempre la svolta decisiva.
Il "miracolismo" mette tutti in attesa del mago, del santone, del "messia" che risolva il problema, cioè "faccia il miracolo". La lettura miracolistica è deresponsabilizzante, non interpella i soggetti ma attende il "miracolo" da un altro. Ecco perché la Bibbia evita la parola miracolo e usa "segni, opere, azioni potenti"…
Esiste una vasta schiera di cristiani guardoni, che si aspettano sempre che arrivi qualcuno che metta a posto le cose nella chiesa e nella società, anziché metterci del proprio, fare la propria parte, assumere le proprie responsabilità.
Questo è l'essenziale
Puoi vincere il Tour, puoi diventare un artista, puoi avere tutte le fortune di questo mondo, puoi ciucciarti degli interi tabernacoli, puoi saper a memoria i due Testamenti della Bibbia, ma se non vivi questa "prassi di condivisione", la vita va fuori bersaglio.
Questo vale per ciascuno di noi. Devo lasciarmi coinvolgere nella pratica quotidiana, anche se ho la consapevolezza che ho poco da condividere. Del resto l'immagine dei cinque pani e dei due pesci dice chiaramente che il poco o il tanto vengono dopo: prima occorre praticare la condivisione e "tirare fuori" le proprie scorte.
Insomma, non si tratta di "assistere ad un miracolo", ma di entrare in un cammino di conversione.
Se, come sta sotto i nostri occhi, si muore di fame e di sete non solo nel Corno d'Africa, se ci sono i farmaci per curare l'AIDS ma essi non arrivano ai malati, questo deriva in ultima istanza dal fatto che non percorriamo il sentiero della condivisione.
Se per interessi personali e di casta, si preferisce costruire superbombardieri, anziché investire nella giustizia sociale, il guasto sta proprio nella pratica dell'accumulo, l'opposto della condivisione.
Se non abbiamo ancora imparato la bellezza e la gioia di condividere una terra, le sue risorse, i diritti e i doveri fondamentali, forse è proprio perché resistiamo a questa proposta che il messaggio biblico e la sapienza dei popoli ci indicano.
Ti prego, o DioO Dio, Ti prego a Ti domando quando mai riusciremo a sconfiggere l'ipocrisia che abita nei "palazzi del potere" e l'egoismo dei nostri cuori?
Perché anziché togliere ai poveri non si prende dove c'è il troppo e l'ingiusto? Perché un ducetto padano deve possedere ville e villoni e milioni di donne e di uomini vivono senza casa?
Non mi aspetto, o Dio, una risposta che già so. Mi aspetto da Te la forza per agire con coerenza nella mia vita personale. E mi aspetto che nella chiesa il Tuo vento impetuoso crei movimento di vita, di ribellione, di conversione, anziché inneggiare ad un governo che ha bocciato anche questa settimana una civile proposta di legge rispetto alla omofobia.
Dunque, l'unico miracolo che Tu ci proponi è il cambiamento della nostra vita quotidiana, premessa indispensabile per pregustare la gioia di un mondo nuovo.