sabato 31 marzo 2012

MATRIMONI GAY: INTERVISTA A DON FRANCO BARBERO

Voglio porgerle tre domande sui matrimoni gay che vedo segnalati sul suo blog.

D) Come avviene il contatto con questi uomini e queste donne?
R) In molti modi: chi telefona, chi scrive, chi mi incontra. Solitamente questo avviene in un contesto di ricerca di una fede più profonda e liberante. Quindi i primi contatti avvengono in modi molto diversi, ma sempre con lo spirito di chi vuole compiere un viaggio verso una vita ed una fede più autentiche.

D) E come avviene il percorso verso la benedizione delle nozze?
R) Intanto sono le persone che "danno un nome" alla loro scelta e al dono di Dio. C'è chi parla di matrimonio e chi parla di benedizione delle coppie. Questo è lasciato alla scelta e alla decisione degli sposi/e. L'importante non è il nome, ma la sostanza. Viene richiesto l'inserimento in un gruppo o in una comunità o in una parrocchia per alcuni incontri di ripensamento e di approfondimento della propria fede. Sovente dopo un anno o due gli sposi concordano con il gruppo e con me dove e come preparare il rito. Ogni volta si scelgono letture e modalità diverse… e i protagonisti sono loro e la loro ricerca di amore e di fede.

D) 
Perché lei insiste così tanto sulla dimensione comunitaria?
R) Sì, in genere dove è possibile, è fecondo, festoso e profetico dar vita ad una celebrazione comunitaria. Questo costituisce anche una delle dimensioni strutturanti della vita e della fede. Ovviamente la decisione su questo punto, spetta agli sposi.
E poi è per prendere atto che non è il prete o la comunità che benedice, ma è Dio che dona e benedice l'amore. La comunità nascente di Torino, per esempio, fa sempre un gesto che ritengo bello e promettente: promette agli sposi alle spose di "accompagnarli negli anni felici e anche nelle ore difficili". Non si tratta di un rito e basta, ma di una celebrazione che impegna, nei limiti del possibile, a condividere gioie, dolori, problemi. Personalmente non faccio alcuna differenza tra matrimoni eterosessuali e matrimoni gay. Mi piacciono le celebrazioni "aperte" e quindi quasi mai scegliamo una piccola comunità, ma preferiamo fare festa sotto il cielo o in un locale in cui sia possibile coinvolgere gli amici, le amiche, i parenti, bambini e nonni. Anche usando la massima attenzione al cammino delle persone che partecipano.

(Intervista a cura di Luciano Pister – Brasilia)