martedì 27 marzo 2012

MI DICI FROCIO? BECCATI UNA CONDANNA

Omofobi, attenti: non si puo dire "frocio, mi fai schifo" facendola franca. Non solo si incorre in una multa ma si offende tutta la comunità. Anche se in Italia non c'è una legge contro l'omofobia, nei tribunali le sentenze fanno storia e restituiscono il senso del rispetto che troppo spesso manca nei media, nel web, e nella vita di tutti i giorni. Due anni fa a Bagheria, in provincia di Palermo, due coniugi insultarono per strada un ragazzo. Il giovane decise di non lasciar perdere, ma di fare denuncia e ricorrere alle vie legali.

Al termine del processo conclusosi la settimana scorsa il giudice gli ha dato ragione: l'uomo e stato condannato al pagamento di mille euro e la moglie di duecento, oltre alle spese processuali. Ancora, il giudice di pace ha condannato gli imputati a risarcire i danni subiti dal ragazzo, oltre che a corrispondere ad Arcigay cinquecento euro. Il processo infatti ha visto Arcigay costituirsi parte civile, non perchè il ragazzo fosse un associato, ma proprio per il danno che insulti del genere procurano agli obiettivi perseguiti dall'associazione. Il giudice ha riconosciuto nell'offesa al giovane un danno procurato alla societa. Arcigay non esita a definire "storica" la sentenza. "Non solo il magistratonon ha concesso la sospensione della pena, dichiarano i portavoce palermitani, sottolineando in questo modo la pericolosità sociale e la gravità delle aggressioni di stampo omofobico, ma ha anche riconosciuto il danno reso a tutta la comunità delle persone omosessuali e trans". Bando dunque a facili battute nelle trasmissioni televisive, nei blog, nelle tante occasioni che di recente hanno fatto "notizia".

LE MOTIVAZIONI

Ma quali sono le motivazioni per cui il giudice ha accolto le richieste di Arcigay? "La costituzione di parte civile dell'Arcigay era finalizzata alla richiesta di un risarcimento per il danno morale derivante dall' accostamento del concetto di omosessualità a tutti quegli aspetti negativi che usualmente si attribuiscono alle persone gay e lesbiche: la perversione, la spregevolezza, la promiscuita dei costumi ecc.", commenta l'avvocato Marco Carnabuci, che ha rappresentato nel processo Arcigay. Di fatto, che il ragazzo fosse o meno omosessuale non ha avuto nessuna importanza. "La parola frocio è stata usata come offesa generica, prescindendo dall' orientamento sessuale del destinatario dell'ingiuria", aggiunge Carnabuci.

Ancora, viene condannata soltanto l'offesa non unita all'aggressione fisica, come invece e accaduto in passato. Il riconoscimento del danno subito dall'associazione crea un precedente: se si offende una persona dandogli del "frocio", l'insulto non colpisce solo il protagonista della vicenda.  "Non occorre subire una lesione grave, o addirittura la perdita della vita, perchè si riconosca un'offesa: anche proferire frasi irriguardevoli non lede soltanto la persona direttamente interessata ma tutti". Tra i precedenti, una sentenza della Cassazione di due anni fa. La Suprema Corte aveva respinto il ricorso di un 71enne che era stato condannato dal tribunale per aver dato del gay a un conoscente inserendo la parola in un contesto denigratorio. Ma in quel caso non c'era stata la costituzione di parte civile di un'associazione. "Se in teoria possiamo indignarci per fatti del genere, con la sentenza del Giudice di Pace di Bagheria, che spero non rimanga isolata conclude l'avvocato Carnabuci -, potrà accadere che questa indignazione non resti confinata nel giudizio morale ma sia legittimamente riconosciuta in un'aula di giustizia.

Delia Vaccarello – L’ Unità - 12 marzo 2012