domenica 16 marzo 2014

Sesso e ricariche

Si vende «sesso» sui mezzi di trasporto che portano studenti e studentesse da Perosa a Pinerolo (e viceversa). Il sistema è molto semplice: mi compro due o tre ricariche telefoniche; avvicino la ragazza o le ragazze che, in un passaparola tutto maschile, si sa che offrono determinati «servizi»; contratto il luogo e il momento del consumo del servizio che ho acquistato e, poi, ciao! La ragazza prende la sua carica - intonsa -, va in un esercizio dove si smerciano le ricariche telefoniche, chiede di poterla restituire e prende in cambio il denaro, che evidentemente spenderà per le sue esigenze. L’età dei partecipanti al «gioco sessuale» è quella tra i quattordici e i diciassette anni; la prestazione si limita a una fellatio. Non c’è di che scandalizzarsi, in fin dei conti, queste ragazze e questi ragazzi sono figlie e figli di una società che, in ogni momento, predica che tutto si può avere, basta avere i soldi, e che, per avere dei soldi, bisogna essere disposti a fare di tutto.
Mi chiedo: chi, oggi, «si vende e compra», domani, saprà o potrà riconoscere nell’attesa della soddisfazione del proprio desiderio, il momento che precede e accompagna una scelta di vita, uno stile di esistenza, l’amore? E la passione e la poesia non fanno più parte del loro mondo? E del nostro?

Mauro Pons