sabato 2 agosto 2014

L'AUMENTO della "povertà assoluta", che ormai affligge un italiano ogni dieci, conferma che la società di mercato questa volta non sembra più in grado di rigenerare ciò che ha perduto, Come fa la lucertola con la sua coda. Chiunque rifletta sulle nuove penurie, sui buchi lasciati nel tessuto sociale dal salto d'epoca delle tecnologie (giganti del web, a pari fatturato, generano un centesimo dei posti di lavoro che offriva una grande azienda meccanica), si domanda quando, e quanto, gli esclusi si metteranno in moto per presentare il conto, e reclamare la fine della propria sfortuna; se lo faranno a gruppi sparsi, secondo i modi della "società liquida", o riusciranno a quagliare in qualche maniera fino a farsi "classe"; se prevarranno forme di resilienza, un intelligente adattarsi e risocializzare i costi; o di rabbia e di antagonismo, tipo "riprendiamoci quello che ci serve"; se la storia prevede ancora rivoluzioni strutturali, nel senso detto da Marx, o solamente redistribuzioni anche traumatiche, anche cruente, ma non tali da rovesciare l'assetto della convivenza. Una sola cosa, secondo logica, ci sembra impossibile: che niente accada, e ognuno accetti il proprio destino senza fiatare. E a ben pensarci, più di una rivoluzione o di rivolte sparse e assortite, fa paura l'idea di una muta, infinita depressione che assecondi un infinito declino.
Michele Serra

(Repubblica 15 luglio)