domenica 26 luglio 2015

SE L’UNIVERSITA’ DIVENTA AZIENDA (CON OBBLIGO DI POWER POINT)

Se a lezione il powerpoint prende il posto della parola, l'insegnamento si riduce a una presentazione aziendale. Un mio amico, professore di storia all'Università di Ginevra, mi ha detto che da loro è vietato tenere corsi senza l'uso di slides. E anche da noi molti atenei imboccano la stessa strada. Una Strada sconsolantemente stupida. Perché riduce spesso e volentieri un momento fondamentale della formazione e della trasmissione della cultura a una mera proiezione di dati, immagini, tabelle. Che è cosa buona e giusta in quelle materie in cui l'illustrazione degli aspetti numerici e grafici gioca un ruolo di primo piano. Ma non per la maggior parte delle discipline umanistiche, dove il focus formativo è di tipo narrativo, argomentativo, retorico. Galileo Galilei, fondatore della scienza moderna, diceva che ogni lezione, universitaria e non solo, è per un quarto preparazione e per tre quarti teatro. E' questo potere performativo della parola che rende decisivo l'incontro con i maestri, Almeno così è stato per me e per molti della mia generazione. Avvertire l'emozione di un pensiero che si produce in praesentia, nell'incontro e attraverso l'energia sprigionata dall'incontro. Sentire quasi fisicamente il rumore sottile dei neuroni. E non limitarsi a vedere apparire sullo schermo le stesse parole che oggi molti docenti sono costretti a ripetere come pappagalli. E nel migliore dei casi a commentarle. Il fatto è che l'università di Galilei aveva davanti a sé mondi da fondare, universi da esplorare. E classi dirigenti da formare. Questa di ora assomiglia all'amministrazione di un condominio senza futuro.
Marino Niola

(Il Venerdì 17 luglio)