mercoledì 29 giugno 2016

Tutti i medici obiettori, a Trapani vietato abortire

TRAPANI. L'unico medico non obiettore di coscienza va in pensione e all'ospedale di Trapani è vietato abortire. Alle donne che scelgono di interrompere la gravidanza non resta al momento che "emigrare" a 80 chilometri, a Castelvetrano, o in altre province siciliane. Nel reparto di Ginecologia dell'ospedale Sant'Antonio Abate, l'unico pubblico in città, lavorano sei ginecologi, tutti obiettori. E il servizio garantito dalla legge 194 da più di quarant'anni è stato sospeso.
Nel 201 5 l'unico camice bianco non obiettore era il primario, che ha eseguito da solo 458 aborti. Il primo giugno è stato sostituito dal nuovo direttore del reparto che si è dichiarato obiettore. E gli interventi non si prenotano più. Uno stop che ha fatto insorgere le agguerrite sindacaliste di Cgil e Uil, Antonella Granello e Antonella Parisi: «Ciò che sta venendo meno a Trapani e in provincia è il principio di autodeterminazione delle donne a cui deve essere garantito il diritto libero e gratuito affinché possano scegliere autonomamente di diventare madri senza discriminazioni e a seconda delle condizioni personali di ognuna». Per le due sindacaliste, c'è il rischio che nell'Isola dove quasi 9 medici su dieci dicono no per motivi di coscienza aumentino gli aborti clandestini. Oggi a Trapani ci sono 600 richieste di interruzione volontaria di gravidanza. L'azienda sanitaria al centro delle polemiche sta correndo ai ripari. Parola del manager Fabrizio De Nicola, uomo di fiducia dell'assessore alla Salute della Sicilia Baldo Gucciardi, che spiega: «Abbiamo chiamato un ginecologo di Castelvetrano che dalla prossima settimana eseguirà gli interventi anche a Trapani». Ma con un solo camice bianco che fa la spola tra una struttura all'altra e il blocco delle assunzioni ancora in vigore nell'Isola, il servizio è sempre a rischio. Per il direttore sanitario dell'ospedale, Francesco Giurlanda, «il medico che viene assunto può in qualsiasi momento dichiararsi obiettore di coscienza».
Giusi Spica

(la Repubblica, 19 giugno)