venerdì 22 luglio 2016

"Signore, insegnaci a pregare" (Luca 11, 1-13)

Questa volta, anziché commentare il Padre nostro, mi soffermerò sul quadro iniziale: Gesù si era ritirato in un luogo a pregare. Questo momento solitario della vita del maestro, che Luca registra più e più volte, non era sfuggito ad uno dei suoi discepoli.
Quando vide Gesù rientrare nel gruppo, gli rivolse una richiesta precisa: "Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli".
Gesù acconsentì...

Voglio compiere tre annotazioni.

Gesù, da ebreo credente, pregava Dio. La preghiera è il riconoscimento e la messa in atto della propria creaturalità. Significa mettersi nell'atteggiamento corretto davanti a Dio. Significa ancora confidare, cercare in Dio il senso e la forza per compiere la propria parte, la missione di chi sa di non essere nato per caso. Gesù cerca di capire, mentre si dirige verso Gerusalemme come dovrà svolgere la sua missione...
Spesso la dogmatica e la catechesi hanno cancellato del tutto i tratti della creaturalità di Gesù tanto da farne un essere uguale a Dio.
Il Gesù ebreo, creatura, maestro e profeta, è ancora per molti cristiani uno sconosciuto. Basta recitare il Credo della messa domenicale per percepire l'infinita distanza dietro quei giochi di parole delle "due nature" che oggi risultano del tutto incomprensibili.

La testimonianza di Gesù.

La domanda del discepolo non nasce dal nulla, come a caso. Egli ha visto, ha notato più volte, ha colto spesso Gesù in preghiera. Ne è stato colpito.
La testimonianza concreta del maestro, così dedito e coinvolto nel suo rivolgersi a Dio anche nei momenti più diversi e spesso difficili, il suo vederlo uscire rinfrancato e pronto a rimettersi in relazione con le persone e a riprendere il viaggio, lo aveva toccato in profondità.
Anche lui, il discepolo anonimo, vuole imparare a pregare, farlo sull'esempio di Gesù.
Beato chi nella vita ha incontrato, come lui, qualche maestro di preghiera nel senso sopra accennato.
Ho avuto tra i miei riferimenti giovanili degli autentici maestri di preghiera, teologi, confratelli. Non gente che ti raccomandava di pregare, ma testimoni nella cui esistenza quotidiana s'intrecciavano l'impegno, la coerenza e spazi di silenzio, di riflessione e di preghiera: spazi spesso ricavati anche con disciplina, con sacrificio dentro una vita ricca di impegni.
Andando forse un po' troppo sul personale, conservo nel mio cuore un ricordo. Un testimone particolare di preghiera fu per me mio padre, morto 40 anni fa. La sera spesso convocava la combriccola dei suoi figli e figlie (ben otto!) attorno al tavolo per pregare. Ma era così stanco che, gomiti sul tavolo e testa tra le mani, spesso la sua fronte batteva sul tavolo e noi, i più piccoli, giù a ridere... Solo più tardi compresi il valore del suo sguardo che quasi a scusarsi, riprendeva a pregare con noi.
Non era un teologo, un dotto, ma un lavoratore che dopo 12 ore di fatica quotidiana, riteneva importante trovare un po' di tempo da dedicare a Dio insieme a noi.

Insegnaci a pregare

Sento di far mia la richiesta dell'anonimo discepolo. Ne ho ancora tanto bisogno.
Ma, come animatore di gruppi e comunità cristiane, ho sempre sofferto del fatto che, abbandonate certe formule oggi improponibili, sono pochi i maestri della preghiera, di quella preghiera che vive la relazione con Dio come fonte di vita, di gioia, di fiducia verso il futuro. Forse sono troppo pochi, a mio avviso, quei cristiani che sono per i loro figli e figlie e amici testimoni ed educatori di una fede appassionata, fatta di amore solidale e di preghiera perseverante: questo vitale intreccio.
Che sarebbe dell'alberello della mia vita, se non fosse piantato lungo il ruscello dell'acqua viva? Che sarebbe di queste nostre vite, così piene da mattino a sera di cose e di preoccupazioni, se non scegliessimo con determinazione dei momenti di silenzio al cospetto di Dio?
Come possiamo continuare il nostro cammino di fede, se non ci sentiamo parte di una comunità che prega, si confronta e cammina con noi?
Come possiamo mantenere viva la fiamma dell'amore solidale se non invochiamo Dio come faceva Gesù?
Sento un grande dolore quando non riesco a comunicare, a testimoniare questa passione, come ripeto da sempre nei miei scritti.
Auguro a te che leggi queste righe di essere ogni giorno alla ricerca di Dio:
"Come la cerva anela
ai corsi d'acqua
così l'anima mia anela
a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente.." (Salmo 42)