sabato 19 novembre 2016

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA DI DOMENICA 20 NOVEMBRE

LA FIDUCIA IN DIO  CI RENDE OPEROSI OGGI
In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece schernivano Gesù dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”.
Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. ...........
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l'altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.

Luca 23,35-43
“Oggi sarai con me nel giardino di Dio”
Questo testo è il racconto lucano della crocifissione e della morte di Gesù.
Egli, ancora sulla croce, annuncia la misericordia, l’accoglienza illimitata di Dio. Dai primi passi sui sentieri dei villaggi fino all’ultimo respiro, Gesù è stato il testimone fedele che, mediante le sue parabole, aveva tentato di presentare il Padre come il Dio dell’amore che non conosce esclusioni.
La sua predicazione e soprattutto il suo stile di vita, spesso in contrasto con l’insegnamento rigido ed esclusivista del giudaismo ufficiale del suo tempo, miravano a collocare consapevolmente ogni creatura sotto lo sguardo affettuoso e caldo di Dio.
L’amore di Dio, di cui parla il profeta di Nazareth, non è il premio della nostra virtù vera o presunta, ma è un dono gratuito da accogliere e di cui diventare gioiosamente consapevoli.
Tale è l’amore di Dio, accogliente e duraturo, che esso non ha i giorni contati e va oltre la nostra morte. Ecco perché Gesù dice: “Oggi sarai con me in paradiso”. La parola paradiso nell’oriente antico significava “giardino”. La nostra vita confluisce nel mistero di Dio, viene piantata nel Suo giardino, rifiorisce per opera Sua. Questo è il significato dell’espressione che Luca mette sulla bocca di Gesù.
La fede e la liturgia cristiana più che di morti ci parlano di defunti, cioè fratelli e sorelle che hanno terminato la loro missione, come esprime efficacemente il vocabolo latino (de-fungor----de-functus).
La nostra fede
Trovo significativa questa immagine del “giardino di Dio”. Se, come leggiamo nel libro della Genesi 2,15, il nostro compito, la nostra vocazione creaturale quotidiana consiste nel “lavorare e custodire il giardino”, nella vita ci è dato di conoscere degli uomini e delle donne che hanno fatto della loro esistenza un vivere appassionato e disinteressato perché qualche pezzo di giardino davvero fosse coltivato e custodito qui, ora, da subito.
C’è chi fa della terra, delle relazioni e del suo modo di vivere una continua produzione di pattumiera e c’è chi crede che valga la pena dedicare tutte le proprie energie per dare corpo al sogno di Dio. Infatti il Dio della Creazione ci sospinge ad assumere questa responsabilità: il primo giardino da coltivare è la cura del creato.
Un parto difficile
Mentre siamo in viaggio verso il giardino definitivo di Dio, quello che non sfiorirà più, mentre raccogliamo la testimonianza di tante donne e di tanti uomini, zelanti custodi del giardino terreno, ci è chiesto di rinnovare il nostro impegno nella vita quotidiana nel prenderci cura gli uni delle altre, per essere cittadini, genitori, professionisti, lavoratori, amministratori, politici…. consapevoli, onesti, dediti al bene comune.
Il giardino biblico della Genesi allude ad un bene che non può essere concepito come una proprietà privata, non può essere usato e finalizzato ad interessi personali. Ma oggi questo mondo nuovo voluto e sognato da Dio per i Suoi figli e le Sue figlie, è un parto difficile. Ognuno di noi è “partoriente”, come scrive Paolo nella lettera ai Romani. Ognuno e ognuna di noi è chiamato a collaborare affinché si effettui il passaggio dalla non cura alla cura, perché indietreggi la pattumiera e fiorisca qualche fazzoletto di giardino.
Ognuno può fare qualcosa a partire dalla sua vita quotidiana.

Grazie, o Dio

Grazie, o Dio, per la testimonianza di tante donne e tanti uomini che, in viaggio verso il giardino senza fine nel quale Tu ci accoglierai, hanno speso e spendono la loro vita perché germogli di paradiso, di giardino possano fiorire su questa nostra terra tanto sfruttata e violentata. Rendi ciascuno e ciascuna di noi capace di vivere ogni giorno la cura del giardiniere nei confronti del creato.