venerdì 18 novembre 2016

“È autistico, disturba gli altri” i compagni disertano la scuola

PALERMO. Quando martedì Benedetto è entrato in classe, i suoi compagni non c'erano. Perché Benedetto - il nome è di fantasia - è un bambino autistico di 7 anni e qualche volta urla. Così, due giorni fa, i genitori dei suoi compagni hanno deciso di non mandare i figli nella scuola della provincia di Palermo che il bambino frequenta: una classe deserta, il silenzio, l'umiliazione. Non la prima, secondo la madre di Benedetto: «Mio figlio – dice la donna, assistita dall'associazione Parlautismo – ha un rendimento altissimo, ma viene identificato come un bambino che si comporta male. E quindi viene punito: ad esempio è stato obbligato a mangiare da solo». Così, la presidente dell'associazione, Rosi Pennino, ha scritto al ministero dell'Istruzione per chiedere un intervento: «Ovviamente - osserva Rosi Pennino - in una situazione del genere il bambino diventa frustrato, e anziché reagire verso se stesso lo fa verso gli altri».
Il muro contro muro, secondo la madre, è iniziato da qualche mese. «All'inizio – racconta - ho dovuto contattare a mie spese una terapista perché assistesse il bambino. Ma le difficoltà sono continue: mio figlio non sa usare le forbici, eppure qualche giorno fa è stato accusato di aver tagliato una ciocca di capelli a una compagna». La preside, dal canto suo, ha invece convocato i genitori a scuola: «Quello che è successo - commenta - è spiacevole. Siamo stati presi alla sprovvista». Una tesi condivisa da Maurizio Gentile dell'Ufficio scolastico regionale: «La scuola - spiega - non era al corrente della vicenda. Il problema è rientrato: domani (oggi per chi legge, ndr) il bambino tornerà a scuola. Probabilmente è stato un qui pro quo».
Ma una delle rappresentanti dei genitori racconta un'altra storia: «I nostri figli - afferma - subivano un disagio. Quel bambino è violento e abbiamo cercato di aiutarlo, ma le maestre ci chiedevano solo di aspettare. Intanto i nostri figli si facevano male. Dovevamo proteggerli: abbiamo preso questa decisione eclatante per attirare l'attenzione della scuola». Oggi sarà consegnata una lettera per spiegare il gesto di martedì: «Per noi - prosegue la rappresentante dei genitori – l'importante è il benessere psicofisico dei bambini, di tutti i bambini. L'assenza, che comunque non ha riguardato tutti, non era una provocazione a quel compagnetto. È stato tutto frainteso, non abbiamo niente di cui scusarci».
La vicenda ha provocato una dura reazione da parte del sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone: «La scuola - annota - deve essere un luogo accogliente. Ho chiesto all'Ufficio scolastico regionale di accertare immediatamente quanto è accaduto: un bambino non può essere isolato e punito perché autistico. Farlo significherebbe negare la missione stessa dell'istituzione scolastica». Per la madre, però, il problema non è circoscritto a un episodio. «Mio figlio - afferma - non sta bene in classe. È inappropriato, in queste situazioni, gestire un bambino punendolo». Martedì, ad ogni modo, ci sarà una riunione a scuola per verificare che il problema sia effettivamente rientrato: «L'Ufficio scolastico regionale - garantisce Gentile - vigilerà perché questi episodi, pur in situazioni difficili, non si ripetano». C'è un punto, però, sul quale Gentile è categorico: «Non è vero che il bambino è stato lasciato solo. Alla classe è stato fornito un assistente». Oggi Benedetto tornerà a scuola, e in classe dovrebbe trovare i compagni. Ma la strada per permettergli di integrarsi, adesso, è tutta in salita.
Claudio Reale

(la Repubblica 10 novembre)