mercoledì 16 novembre 2016

Lenzuola per la fuga da Rebibbia

ROMA. L'ergastolano, il trafficante di armi con altri 15 anni da scontare per tentato omicidio e il malvivente che si arricchiva spacciando cocaina e sfruttando le grazie delle giovani connazionali. Gli sguardi torvi, a tratti allucinati, immortalati sulle foto segnaletiche della polizia penitenziaria sono di Basho Tesilvan, Ilir Pere e Mikel Hasanbelli. Per settimane, rinchiusi al piano terra, comparto G9 di Rebibbia, i tre albanesi si sono confrontati, hanno studiato trucchi e stratagemmi, costruito fantocci per ingannare i secondini e ripassato a memoria chissà quante volte il piano di fuga.
Poi, nella notte tra mercoledì e giovedì, sono entrati in azione: approfittando del trambusto per l'improvviso trasferimento di 39 detenuti dal carcere di Camerino, colpito dal terremoto, hanno spiccato il volo. E ora sono ricercati in tutta Italia.
Pericolosi, spregiudicati, ma comunque assegnati soltanto al circuito di media sicurezza, Basho e i suoi compagni hanno operato in gran silenzio. Nessuno si è accorto del lavoro di fino sulle sbarre della finestra, del taglio netto che ha trasformato l'angolo del letto in un uncino e delle lenzuola blu sparite per realizzare una lunga fune. Solo quando la corda di fortuna è stata avvistata penzolante dal muro di cinta, all'altezza della torretta di sorveglianza 3, le guardie di Rebibbia hanno ricostruito l'accaduto.
Un film già visto. Un'evasione vecchio stile. Ecco il buco nelle inferriate, la maglietta appesa per nasconderlo, i fantocci di cartone e bottiglie di plastica infilati nei letti per guadagnare qualche altro secondo. Poi l'arrampicata con le lenzuola e i manici di scopa legati. Infine, la corsa per dribblare i fari della volante di ronda attorno alla prigione. Ora il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria indaga per sapere quale ferro sia stato usato per segare le sbarre. I sistemi di allarme erano funzionanti. Lo scorso febbraio, dal comparto G11, erano fuggiti Catalin Ciobanu e Miahi Flori Diaconescu. Altra fuga beffa nel febbraio 2014: Giampiero Cattini di Tor Bella Monaca e Sergio Di Palo di Primavalle si resero protagonisti di un'evasione fai-da-te con seghetto e lenzuola.
Lorenzo D'Albergo

(la Repubblica 28 ottobre)