giovedì 8 dicembre 2016

Corresponsabilità reale

Dunque, un'assunzione di responsabilità e protagonismo; il sogno di una chiesa altra; la consapevolezza dell'essenziale da mantenere e dell'accessorio da abbandonare. Soprattutto di quest'ultimo, ovvero del discernimento di ciò che è essenziale, rispetto al resto, abbiamo più bisogno, in questo momento. Un po' come al sorgere dell'ebraismo rabbinico, quando Jochanan Ben Zakkaj intuisce che c'è qualcosa da salvare e qualcos'altro che deve essere lasciato. Di fronte all'imminente fine del modello sacrale del Tempio, ripensa all'identità ebraica, provando a salvaguardarne il nucleo costitutivo. Prende, dunque, il rotolo della Torà e si finge morto, così da poter uscire dalla città assediata. Una volta uscito, a Javne, costituisce una scuola accademica, in cui prenderà nuova forma l'esperienza di Israele.

Salvare la Torà, per il nostro discorso, significa salvare il principio costitutivo dell'esperienza ecclesiale, ovvero il Vangelo, distinto dall'apparato del sacro."La decisione di rabbi Jochanan ha avuto per l'ebraismo un'importanza incalcolabile. È difficile per noi renderci conto di quel che significasse per un ebreo pio, specie se palestinese, la distruzione del tempio; mancati i sacrifici, era come se fosse venuta meno nel mondo la possibilità del perdono dei peccati (…).

C'è molto da riflettere su quello che può fare un uomo: rabbi Jochanan era uno studioso senza autorità ufficiali, non aveva la presidenza del sinedrio centrale e non era il patriarca… Egli fu il solo, tuttavia, a scorgere chiaramente quello che si poteva conservare e quello che si doveva abbandonare per conservare il tutto, e agì senza troppe discussioni di metodi di procedura: se discusse con i suoi discepoli, fu probabilmente solo per il modo di uscire da Gerusalemme. E tuttavia non si può scorgere nel suo agire nulla di autoritario e di arbitrario; egli seppe leggere, come si direbbe oggi, i segni dei tempi, ma in questi segni non vedeva soltanto la storia, bensì la misteriosa volontà di Dio, che egli era abituato a venerare in ogni precetto.

Ai cristiani non è accaduto di dover compiere un mutamento così radicale come quello toccato all'ebraismo, per rimanere se stessi; ma non si può dire che non sarebbe stato, o non sia ugualmente necessario. Infatti, il grande tempio della cristianità tradizionale e già profondamente intaccato dal fuoco, e sono venuti meno i riti che gli si compivano per dare al mondo intero una buona coscienza. Ma questo incendio è, su scala umana, straordinariamente lento, quasi inavvertibile è il crollo se non si guarda indietro, e tutto ciò rende più che mai difficile che sorga un uomo come rabbi Jochanan Ben Zakkaj e decida di portare fuori dal tempio (da quel tempio) ciò che deve essere salvato. Ogni volta che qualcuno, più per istinto che per lucida consapevolezza, fa qualcosa del genere viene accusato di profanare, sconsacrare, secolarizzate la santità (…). Oggi, poi, l'apparente lentezza dell'incendio fa sì che, mentre tutti o quasi tutti sentono confusamente che occorre procedere a un salvataggio, molti pensano che tutto possa essere salvato; e anche coloro che non lo credono, sono molto incerti su ciò che si deve salvare.

Ma questa non è un'opera puramente umana: non si deve discutere di ciò è forse neppure decidere. Occorre piuttosto porsi dietro la parola di Dio, come i Magi dietro la stella, e seguirla là dove, uscendo dal tempio rovinante della cristianità, dovrà posarsi (…). Ma c'è una differenza, tra l'andare dietro questa stella e la provvidenziale fuga a Javne di rabbi Jochanan: e allora bastò la fuga di un uomo a salvare l'ebraismo, oggi ogni cristiano è personalmente impegnato a uscire dal vecchio tempio e seguire la stella destinata a condurre proprio lui. Solo così, alla fine, tutta la Chiesa di Dio si troverà in salvo, in questo mondo profano ma così caro a Dio"1.

Serena Noceti

1 P. De Benedetti, Ciò che tarda avverrà, Qiqajon, Magnano 1992, 22-25.