venerdì 20 gennaio 2017

Socialisti a picco e senza leader. Dentro Podemos è resa dei conti

Doveva essere il punto di svolta per la sinistra spagnola, una virata dalle sabbie mobili della socialdemocrazia in crisi verso un movimento moderno più attento alle inquietudini degli "indignados". E invece da quando c'è lui, Pablo Iglesias, con la sua creatura Podemos lievitata in due anni fino ad accalappiare i consensi di 5 milioni di elettori, per la Spagna progressista tutto è diventato più complicato.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la destra di Rajoy che sembrava al capolinea si perpetua al potere e rischia di restarci per 4 anni ancora. I socialisti sono allo sbando e senza leader. L'ultimo segretario generale, Pedro Sanchez, consunto da mesi di sfibrante trattativa che avrebbe dovuto garantire al paese un'alternativa di governo alla destra, ha finito per essere messo alla porta nell'ottobre scorso. I risultati elettorali del Psoe non erano mai stati così cattivi da trent'anni. E i tiepidi ammiccamenti di Sanchez a Iglesias sono stati sempre accolti in modo glaciale dalla maggioranza dei suoi compagni di partito.
Sullo sfondo resta la confusione riguardo alle scelte programmatiche della sinistra. Da una parte il Psoe che non ha ancora fatto una riflessione seria su come tentare di risorgere dopo la profonda crisi seguita al declino dell'era Zapatero. Dall'altra la spaccatura all'interno di Podemos (la resa dei conti a inizio febbraio) tra il massimalismo di Iglesias e la visione più moderata di Errejon.
Alessandro Oppes

(la Repubblica 13 gennaio)