mercoledì 22 febbraio 2017

L’asse populista Usa-Europa prepara la fronda a Bergoglio

CITTÀ DEL VATICANO. È sempre più forte il legame fra cattolici tradizionalisti e movimenti populisti in Europa. In scia a Donald Trump che, come ha scritto giorni fa il New York Times, ha instaurato tramite il suo consigliere Stephen K. Bannon un rapporto col mondo più conservatore d'Oltretevere, anche in Italia e in altri paesi europei diversi movimenti populisti si stanno coalizzando col cattolicesimo più antagonista di Francesco, ritenuto troppo progressista e radicale.
Punto di riferimento a Roma è il cardinale statunitense ultra conservatore Raymond Burke, nei giorni scorsi premiato dai leader pro-life americani con il "Law of Life Achievement Award" per le sue battaglie in difesa di vita e famiglia a scanso delle «persecuzioni» e delle «pubbliche umiliazioni patite» a Roma. Burke, patrono dell'Ordine di Malta, deve oggi sottostare alla nomina a delegato speciale dello stesso Ordine del sostituto della segreteria di Stato Angelo Becciu. E pure sul fronte statunitense non avrà vita facile: è degli ultimi giorni la creazione da parte della Conferenza episcopale americana guidata dal cardinale Daniel DiNardo di un gruppo di lavoro che con cadenza settimanale monitorerà ogni azione di Trump sui migranti e i temi sociali: «Il mondo è profondamente afflitto e molti dei nostri fratelli e sorelle sono legittimamente terrorizzati», hanno commentato a proposito del Muslim ban i gesuiti di Usa e Canada, cintura bergogliana oltre Oceano. E anche se Francesco, parlando col Paìs, ha espresso un suo "wait and see" su Trump, è evidente che sono le gerarchie americane a essere oggi la sua voce, fino al giorno di un primo faccia a faccia che potrebbe avere luogo dopo il summit del G7 a Taormina a fine maggio.
Burke è molto attivo sul fronte italiano. Con lui ci sono diversi prelati, che tuttavia preferiscono non apparire pur continuando a paventare l'esistenza di «una grande confusione teologica» sotto il cielo di Bergoglio. È un mondo che si propone come punto di riferimento di chi in Italia cerca consenso nell'elettorato cattolico scontento di Bergoglio. Matteo Salvini, uscito dieci giorni fa da un'udienza privata col porporato americano, lascia intendere che è qui, in un ben definito cattolicesimo, che le sue battaglie trovano un consenso. Non a caso per la Digos l'affissione a Roma di manifesti contro il Papa i cui contenuti sono portati avanti tutti i giorni da siti e blog di tradizionalisti è stata opera di movimenti della destra politica. Movimenti che anche al Nord trovano terreno fertile. In Lombardia Formigoni prima e Maroni poi, hanno goduto dell'esplicito supporto di movimenti ecclesiali conservatori. Così accade in Veneto dove il sindaco di Verona Tosi inizia la sua parabola anche forte dell'appoggio di un tradizionalismo cattolico noto per celebrare le Pasque Veronesi, rievocazioni della resistenza antinapoleonica, di agglomerati simil lefebvriani - nel 2005 partecipò a una messa di don Abrahamowicz per riparare al Gay Pride - e anche di ambienti più moderati vicini all'Opus Dei. Un nome su tutti Paolo Biasi ex presidente di Fondazione Cariverona a suo tempo primo azionista di Unicredit.
In Francia la novità delle ultime ore - il sondaggio è di Famille Chrétienne - è che un quarto dei cattolici praticanti vota il Fronte Nazionale. Marion Le Pen cavalca questo mondo: giovedì scorso in una intervista a La Croix ha criticato la «politica» del Papa sull'immigrazione. «Molte iniziative del Papa mi prendono alla sprovvista», ha detto. Anche la Fraternità San Pio X di Ecône (Valle del Rodano) fondata da Marcel Lefebvre ha abbastanza campo Oltralpe.
E l'imminente riappacificazione con Roma (Francesco non esclude chi ideologicamente si trova su un versante opposto al suo) la rende un riferimento anche in chi è soltanto idealmente di linea conservatrice. Così in Germania, dove non pochi credenti guardano a Alternative für Deutschland. Il 13 marzo di un anno fa il partito populista di destra incassò risultati inimmaginabili, soprattutto nella Sassonia-Anhalt, nonostante Gerhard Feige, vescovo di Magdeburgo, si fosse augurato che rabbia e odio non prevalessero. Lì, come in Baviera, resiste un cattolicesimo che si oppone a vescovi e cardinali di segno opposto, ovvero quelle gerarchie mitteleuropee che hanno voluto e spinto per l'elezione del primo papa latinoamericano.
Paolo Rodari

(la Repubblica 12 febbraio)