venerdì 3 marzo 2017

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA DI DOMENICA 5 MARZO

I SI' E I NO PER CRESCERE NELLA FEDE
1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5 Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6 e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».
7 Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo».
8 Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9 «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». 10 Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto».
11 Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano. Matteo 4, 1-11
Alla prima lettura può sembrarci di essere a teatro dove due grandi attori si contendono la scena. Per non essere imprigionati dalla magia scenica del quadro, può essere utile qualche conoscenza che ci aiuti a fare centro sul messaggio.
L'efficacia del linguaggio simbolico

Quando si legge questo notissimo brano del Vangelo, che è situato all’inizio del viaggio di Gesù tra i villaggi della Palestina, è subito bene dichiarare che non esiste nessun diavolo. Satana è una figura retorica, una metafora presente in quasi tutte le culture, che parla dei mille mali che assediano le nostre vite e le strade del mondo. Con tale immagine gli evangelisti personificano il male e ne parlano come se si trattasse di un agente spirituale, esterno e tentatore. Questo processo culturale e linguistico si chiama personificazione e sarebbe una ingenuità credere che esista quell’essere maligno che la fantasia popolare ha chiamato diavolo. Per questo motivo gli esorcisti sono un inganno e una superstizione, tutt'ora presenti e previsti nella pastorale cattolica, roba da museo e da ciarlatani.
Devo aggiungere che nella mia lunga vita ho conosciuto alcuni preti esorcisti. Erano persone particolarmente ignorante sul piano biblico e tormentati sul piano esistenziale, con forti ossessioni sessuali, misoginia e omofobia.
Oltre le letture ingenue
Ma le letture “ingenue” sono purtroppo ancora molto ricorrenti. Di fatto può capitare di ascoltare una predicazione che interpreti questo passo biblico come una cronaca , un resoconto storico.
Altre letture più fedeli al dato biblico e più profonde vedono in queste tentazioni il paradigma delle tentazioni di Israele, di ogni cristiano; anzi di ogni uomo e di ogni donna nel cammino della vita. La lettura spirituale ha evidenziato che solo la forza della Parola di Dio può scacciare ogni “diavoleria" dal nostro cuore.
Una lettura più attenta alla dimensione sociale e politica ci aiuta ad individuare quanti potenti usano la Bibbia per legittimare il loro dominio, per coprire ideologie e privilegi. Ancora nella nostra Italia c’è chi si richiama al Vangelo per condannare le coppie omosessuali, il diritto ad una dolce morte....La paura è sempre un'arma a portata di mano per dominare le coscienze.
Più spesso fa comodo travestire religiosamente le scelte di conservazione dello status quo.
Vivere nella tentazione
Sgombrato il campo da una lettura ingenuamente demonologica, questa pagina tratteggia un “volto “ di Gesù poco conosciuto e ci aiuta a ritrovare le tracce della vita quotidiana del nazareno.
Gesù, proprio come noi, dovette compiere un itinerario in cui la fedeltà alla chiamata di Dio non fu per nulla scontata. Egli entrò negli orizzonti di Dio a fatica, lottando: ecco l’immagine del “diavolo” che significa tutte le difficoltà e le opposizioni che Gesù dovette affrontare. Lungi dal possedere la volontà di Dio, Gesù la cercò tra i richiami dell’egoismo e i sentieri dell’amore, in un conflitto interiore in cui furono presenti le incertezze, le seduzioni, le paure, l’ignoranza del “progetto” di Dio, le delusioni e le stanchezze. Anche per lui la vita fu una ricerca tra le tenebre della notte e la luce del giorno.
Non è superfluo ribadire queste informazioni perché abbiamo ricevuto una educazione “catechistica” in cui Gesù ci veniva presentato come un essere celestiale, quasi divino, esente dalle “prove” e dalla incertezza.
Un messaggio concreto e prezioso
Letta in profondità, questa pagina evangelica mette in risalto che Gesù incarna e manifesta che cos’è l’esistenza umana e cristiana davanti a Dio: una esistenza “tentata”, con tutti i connotati della precarietà . Egli, che per noi è il testimone di Dio per eccellenza ( questo significa la metafora “figlio di Dio”), ci dice che essere esposti alla tentazione è la ineludibile condizione della nostra creaturalità. Se, dunque, non si può crescere nella vita e nella fede, senza dover scegliere e combattere, occorre fare pace con questa dimensione reale ed essenziale. Seguire la strada di Gesù dona senso e gioia, una grande gioia, ma comporta alcune scelte in netto contrasto con i “diavoli” dell’indifferenza, della carriera, dell’immagine, del denaro.
Ma c'è di più
Diventare cristiani significa prendere sul serio il fatto che la nostra vita e la nostra fede non sono un possesso indisturbato, ma una realtà ed un dono esposti alle imprevedibili sfide dell’umana navigazione.
Le chiese cristiane spesso, strutturandosi come potenze, hanno voluto sottrarsi a questa “esposizione” ai venti della fragilità, delle incertezze, dell’umile ricerca di una difficile fedeltà. Fasciata di certezze dogmatiche, impinguata di privilegi e di concordati, la nostra chiesa ( che anche ora non pagherà l’ICI e le altre tasse) è diventata sorda e cieca di fronte al “pellegrinaggio” degli uomini e delle donne di questa società dell’incertezza e della precarietà. E non c’è prigione più oppressiva di quella che incatena mediante l’arroganza, il fanatismo, la dogmatica.
La “conversione della chiesa” e di ciascuno/a di noi sta nel “tornare a Gesù” (per dirla con le parole di Hans Kung), al suo cammino “pericoloso” e precario, tutto sorretto dalla appassionata ricerca del mistero di Dio, del Suo “progetto”.
Esiste e cresce
Ma esiste, per dono di Dio, e si diffonde un cristianesimo che vive ogni giorno nella tentazione, non cerca alleanze o compromessi, non si rifugia dietro presunte e ridicole infallibilità, non occupa i video del mondo, ma penetra in molti cuori. Non ha presunzioni magisteriali, ma “tenta” di far compagnia alle donne e agli uomini che cercano verità e giustizia, in piena solidarietà con le loro incertezze, le loro precarietà e le loro speranze. Gesù non ha distribuito certificati di garanzia: ha solo testimoniato la certezza che la compagnia di Dio non ci abbandona mai, che il Suo amore non ci lascia disperare e soccombere alla “tentazione”.
Grazie,o Dio
perché hai donato al mondo e alle chiese tante donne e tanti uomini che hanno imparato a vivere il rischio, la responsabilità e la bellezza della libertà.
Grazie per il dono della vita e della testimonianza di Gesù. Da lui abbiamo imparato che dobbiamo obbedire a Dio soltanto e così possiamo scoprire e smascherare chi copre i propri interessi con il nome di Dio.