sabato 18 marzo 2017

"Gettato come uno straccio"  

TORINO. Davanti ai cancelli della Oerlikon di Rivoli Forchione incassa l'affetto e la solidarietà dei colleghi. Gli occhiali da sole non celano l'emozione.  
Cosa si prova a presentarsi davanti a questo stabilimento dopo essere stato licenziato al ritorno da una malattia?  
«Tanta amarezza, ma vedere i miei colleghi battersi per me mi riempie di orgoglio. Ho lavorato per 37 anni e 27 li ho passati in questa fabbrica. Non amo stare con le mani in mano e non mi sono mai lamentato del mio lavoro. Non mi sarei mai aspettato di essere messo da parte così. Come si fa con gli stracci vecchi».
L'ha sorpresa un provvedimento del genere?  
«Certamente, anche se avevo intuito che i rapporti erano diventati più tesi quando mi sono rivolto a un avvocato. Ma io l'ho fatto solo perché avevo cominciato a capire che le intenzioni della direzione non erano chiarissime. Comunque sentirmi chiedere a muso duro che cosa ci facessi in una fabbrica dove ho passato metà esatta della mia vita è stato umiliante. Non c'è riconoscenza e nemmeno rispetto della persona»
Che cosa è successo per portare l'azienda a una decisione così drastica?  
«Vorrei saperlo anch'io. Sto cercando di tornare a condurre una vita normale, ma prendo 22 pastiglie al giorno per sopravvivere. Capisco che non posso più essere quello di prima e comprendo anche le difficoltà dell'azienda nel trovare una giusta ricollocazione. Ma sono passati 2 mesi da quando è scaduto il mio periodo di malattia. Non pretendo di tornare a lavorare nell'officina, ma penso di essere in grado di fare un lavoro di ufficio e sono disposto ad accettare mansioni molto più basse del mio livello».
Che cosa le è stato proposto?  
«Ora la questione è in mano agli avvocati. In ogni caso è un'offerta assurda, che non poteva essere presa in considerazione. A me mancano ancora 5 anni di contributi per la pensione e se i medici mi dicono che sono idoneo al lavoro vorrei che mi fosse data la possibilità di continuare a guadagnarmi da vivere. Tutto qui».
Adesso cosa succederà?  
«Al momento sono in mezzo ad una strada con la sola colpa di aver avuto una gravissima malattia. Il mio legale ha impugnato il licenziamento, e mi auguro che le decisioni vengano prese in fretta. Ammetto che confido in un esito positivo di tutta questa brutta storia».
Che cosa glielo fa pensare?  
«Penso di avere totalmente ragione ed ho piena fiducia nella giustizia. E poi diciamo che quando ti danno pochi mesi di vita e superi un intervento molto delicato, allora guardi le cose da un'angolazione diversa e riesci a trovare il lato positivo anche da vicende davvero brutte come questa».
Massimo Massenzio

(La Stampa 9 marzo)