domenica 5 marzo 2017

LA LEZIONE DI ZACCHEO
(Luca 19, 1–10)

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

1. È evidente che Gesù ha "evangelizzato" Zaccheo. E mediante Zaccheo ha evangelizzato anche l'intera città di Gerico, poiché questo fatto ha avuto grande risonanza nella popolazione. L'entrata di Gesù in casa di Zaccheo è stata un'autentica evangelizzazione. Ma è stata un'evangelizzazione "nuova" (come si iniziò a dire nella Chiesa alcuni anni fa), insolita, fino ad allora inimmaginabile. Nella Chiesa è una pratica abituale "evangelizzare" insegnando, predicando, spiegando il Catechismo o i programmi che si fanno nella Curia diocesana... No. Gesù ha evangelizzato andando dritto ad alloggiare, a condividere la casa, la mensa quotidianamente. Con chi? Con il più esemplare e virtuoso della città? Tutto il contrario: è andato nella casa del più odiato, del più ladro, del più ricco, di chi aveva fatto più danni. È il detestato capo dei pubblicani, Zaccheo.
2. La relazione con "i cattivi", con i peccatori ed i miscredenti è tutto un programma di pastorale. Un programma sconcertante, scandaloso, a prima vista senza né capo né coda. È un programma che non si basa sull'«insegnamento dottrinale» né sull'«imposizione normativa». È il «programma della convivenza». Questo vuole dire che il Vangelo non «si insegna», né «si impone», ma «si contagia». Cioè, il Vangelo si trasmette per contagio. Questo presuppone questa regola fondamentale: «il Vangelo si trasmette non perché lo si conosce, ma perché lo si vive». Di conseguenza solo colui che lo vive è idoneo ad evangelizzare.
3. Ma questo racconto ha un altro criterio fondamentale nella vita. Si tratta del criterio che definisce e delimita ciò che è la conversione. Zaccheo si è convertito. Ma non si è convertito perché ha cambiato «religione», «convinzioni religiose» o «pratiche» ed «osservanze». Zaccheo si è convertito perché ha cambiato «conto corrente»: è restato con un conto corrente ridotto a meno della metà, molto meno della metà. Quando la fede tocca il portafoglio, la cassaforte, il conto in banca… allora inizia la conversione. Cioè, la «salvezza» (della quale parla Gesù) non è un problema di religione, ma un problema di denaro. Non perché la religione non sia importante, ma perché il denaro è l'indicatore più chiaro del fatto che si prende sul serio la religione. Questo criterio in questo momento è il più urgente.
José Maria Castillo

(da Qualevita 270)