mercoledì 29 marzo 2017

Lasciare il piccolo paradiso terrestre del lago

Luca 5, 1-11. Tutti erano attorno a Gesù per ascoltare la sua parola. Erano sulla riva del lago di Genezaret. C'erano lì sulla riva due barche. Gesù salì su una e cominciò a parlare. Quando ebbe terminato disse a Simone di prendere il largo e gettare le vostre reti per la pesca. Simone rispose "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". Fecero così e presero una quantità enorme di pesci che quasi le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo "Maestro, allontanati da me, perché sono un peccatore". Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo. Gesù disse a Simone "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". E loro, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

 

Pietro era un vero pescatore che esercitava il suo lavoro nel piccolo lago di Genezaret, detto anche Mare di Tiberiade o di Galilea. Il popolo ebreo non era un popolo marinaro, come quello dei Fenici; per questo le sue acque interne sembravano loro immense e un lago diventava un mare. Le acque del lago non erano però stagnati poiché si riversavano nel fiume Giordano e queste nel Mar Morto. Le acque discendevano dalle montagne del Libano, irrigavano paesi e finivano nel Mar Morto, senza mai giungere negli oceani.

La quantità di pesce pescato cresceva a mano a mano che le reti andavano in profondità, in alto mare. Profondità e altezza. E stato Freud a notare l'opposizione solo apparente di profondità e altezza, che in latino e in greco sono espressi con una sola parola: altum in latino e pathos in greco; le alte virtù sono nel profondo dell'anima.

Quel giorno, quando Pietro e compagni fecero quella pesca straordinaria, dopo una notte magra, la quantità di pesci e il successo della retata non insuperbirono Pietro, sempre così entusiasta e a volte borioso nel suo zelo. Pietro, come i suoi compagni, quel giorno senti le sue colpe, si affidò al maestro, divenendo malleabile come argilla nelle sue mani.

Per seguire quel maestro, quel giorno, Pietro e i suoi compagni non lasciarono solo le cose cattive, ma anche quelle buone  come il lavoro, la barca, forse la famiglia e la comunità. Lasciarono quel piccolo paradiso terrestre attorno al lago, il clima mite, la dolcezza dei frutti della macchia mediterranea. Lasciarono tutto, affascinati dalla presenza inattesa del giovane maestro.

Essersi fatto amare: ecco il capolavoro di quel maestro. I discepoli non amarono una dottrina, ma una persona che iniziava il mondo a uno spirito nuovo. Scegliere Gesù aspirando al Regno di Dio: questo fu all'origine ciò che si chiamò essere cristiano. Nacque tutto di lì.

Poi, quei discepoli sono stati tutti biografi di Gesù con la vita e il sangue. Alcuni, come Giovanni e Matteo, lo sono stati anche con la biografia/vangelo di Gesù; come Platone lo fu di Socrate.

Luigi Berzano – Tempi di fraternità 4/2016