venerdì 10 marzo 2017

SORELLA GRANDE
Le religiose cattoliche vogliono cambiare la Chiesa e il mondo. Poche, ma istruite e smart, si addestrano a sfidare la globalizzazione ingiusta e la gerarchia patriarcale. Passa da loro il femminismo più visionario?



Sono poche le cose che un pontefice non sa, recita un detto Vaticano. Quanti soldi hanno i salesiani. Quante persone lavorano in Vaticano (dipende). Che cosa pensa un gesuita. Quanti tipi di suore ci sono. All'ultimo quesito in effetti è difficile rispondere. Anche se qualche numero c'è. Nel mondo le monache cattoliche di clausura, "censite" dalla nuova Costituzione Apostolica, sono 44mila in 4mila monasteri: dal 2000 al 2014 le professe solenni (voti definitivi) degli antichi ordini religiosi, come benedettine e clarisse, sono passate da 48.834 a 38.773, mentre le professe semplici delle congregazioni religiose di più recente istituzione, da 5.819 a 2.8l7; le novizie, da 2.426 a 1.758. Le suore professe sono, per l'Annuarium Statisticum Ecelesiae 2014, 682.729 (-10,2% dal 2005). Le religiose italiane sono diminuite, dal 2002 al 2012, da 108.175 a 86.431; la loro età media va verso il 46% di ultrasettantenni.
Tra invecchiamento demografico, debolezza delle vocazioni, ampia gamma di possibili realizzazioni personali, nubilato appagante e scarso appeal delle gerarchie ecclesiastiche, i dati si spiegano da soli. Però oscurano un piccolo sommovimento nelle coscienze. Essere suora, oggi, sta diventando una scelta speciale. Per niente anacronistica. Rivoluzionaria. Elitaria. Orgogliosamente minoritaria: meglio poche ma buone, raccomanda papa Francesco, contrario al proselitismo ansioso, alla "caccia alla novizia" nei paesi poveri, al marketing conventuale online, allo sfruttamento di manodopera femminile gratuità. Di più: meglio poche ma buone, istruite, toste e specializzate. Detto questo, ecco che i numeri, pur piccoli, diventano preziosi. Nell'anglicana Gran Bretagna stanno pian piano crescendo gli ingressi negli ordini cattolici. Spesso si tratta di trentenni laureate in conflitto con una società tecnologica, sessualizzata e arida, che in convento entrano solo di sera, dopo aver lavorato. I titoli di studio sfoggiati dalle contemplative del monastero domenicano di Our Lady of the Rosary nel New Jersey, hanno incuriosito il New York Times. «Oggi il cattolicesimo e cool», dice Shanna Johnson, studentessa di Giornalismo di Chicago, che da ragazza è stata buddhista. Dell'affermazione clamorosa non si stupisce l'italiana Lucetta Scaraffia, storica, autrice del saggio Dall'ultimo banco. La Chiesa, le donne, il sinodo (Marsilio), di successo pure in Spagna, Francia e, sì, negli Usa, nonché direttore di Donne Chiesa Mondo, mensile femminile allegato all'Osservatore Romano (ugualmente tradotto, e diffuso/rilanciato online, in tre lingue). Ma contestualizza con ironia: «Forse è l'attrazione per l`esotico tipica del mondo protestante. Si sa, noi cattolici abbiamo sempre qualche zia suora in famiglia... O è il nuovo bisogno di regole severe, antiche». Avere studiato dalle suore cattoliche aiuta le ragazze «a focalizzarsi, a cercare buoni mentori e sponsor, a intuire il talento tenendo a bada le aspettative troppo elevate e l'ego, insomma, a eccellere nel lavoro», aggiunge poi l'americana Jo Piazza, editorialista per Forbes e Wall Street Journal, autrice del bestseller If Nuns Ruled the World ("se le suore governassero il mondo"), che ha fatto sperare nell'ennesima eroina salva-umanità: La Supersuora). Scaraffia è più concreta: «Le suore stanno risolvendo il vero problema di oggi. Che non è la secolarizzazione, ma l'impegno poco "resistente" delle nuove generazioni, adatte alla vita estrema e all'adrenalina più che alla testimonianza durevole nelle zone calde del pianeta e della modernità». Aggiunge: «Suor Eugenia Bonetti, 78enne, zoppa, 24 anni in Africa, esperta di trafficking sessuale e fondatrice dell'associazione Slaves No More, vive a Roma e passa la notte sulla Salaria a parlare e pregare con le prostitute keniote, a sfidare i magnaccia con più coraggio di un poliziotto, ad accusare i "nostri" maschi, preti compresi, di approfittare delle nuove schiavitù. Contro cui occorre una missione globale». E cita anche le religiose congolesi che spiegano all'Occidente che cos'è veramente lo stupro di guerra (disgrega una comunità per occuparne i terreni ricchi di minerali, utili alla fabbricazione di computer), e quelle pakistane che aiutano le ragazze indù e cristiane a scappare dai musulmani che le hanno rapite.
Elisabetta Muritti e Gloria Riva
Foto di Ibolya Feher

(D la Repubblica, 4 marzo)