lunedì 6 marzo 2017

Una legge che aiuta i sanitari

Se solo per un attimo fermassimo il consueto scontro tra curve urlanti, sarebbe subito chiaro che la scelta della Regione Lazio è a favore e non contro l'obiezione di coscienza. E i vescovi che quell'obiezione difendono dovrebbero plaudire piuttosto che insorgere.
Perché soltanto se il servizio pubblico, obbligatorio per legge, viene comunque garantito, allora anche il singolo medico si trova davvero nella piena effettiva agibilità della sua opzione individuale.
Pensate quale tormento debba oggi vivere un ginecologo che abbia insieme forte il senso degli obblighi del servizio sanitario, ed altrettanto forte la spinta personale all'obiezione. Lo vogliamo mettere nelle condizioni di poterla esercitare serenamente come è suo diritto, oppure vogliamo che sia dilaniato al bivio tra la sua coscienza e il diritto alla salute della sue pazienti?
É a questa esigenza fondamentale che semplicemente ha risposto la Regione guidata da Nicola Zingaretti. Potenziare un servizio dedicato all'interruzione di gravidanza, e la misura più appropriata (secondo banale buon senso), per provare a tenere insieme l'assistenza sanitaria e il diritto di obiezione.
Mentre è francamente privo di senso affermare, anzi urlare, che «così si discriminano gli obiettori», che è un po' come dire che un concorso per sommelier discrimina gli astemi, o che l'accesso all'esercito discriminerebbe chi per obiezione è contro le armi. Magari andrebbe ricordato quali ben maggiori preclusioni si riconnettevano a suo tempo all'obiezione nel rifiuto del servizio di leva, senza che nessuno abbia mai gridato alla discriminazione.
In realtà nessun ginecologo obiettore dirà mai di essere discriminato con l'esclusione da un servizio dedicato all'interruzione di gravidanza che del resto lui non intende praticare. Al contrario vedrà in questo il pieno rispetto della sua opzione.
Il vero è che il diritto all'obiezione viene tradito e trasfigurato quando suoi scomposti sostenitori lo vedono come arma di sabotaggio di quel servizio sanitario che la legge 194 ha cercato faticosamente di garantire. Contro gli aborti clandestini e contro una medicina altrimenti riservata per censo. Ed è purtroppo questo carsico desiderio di sabotaggio di una sofferta conquista di diritti, che spiega la polemica di queste ore, altrimenti incomprensibile.
Gianluigi Pellegrino

(la Repubblica 24 febbraio)