"Un nuovo tratto del disagio dei giovani non ha dunque come causa un eccesso di autorità patriarcale, la cui Legge lapidaria tende a soffocare ogni espressione singolare e ogni slancio di libertà (quella che Benjamin nomina come scolastica del permesso e proibito). La questione decisiva non è più il conflitto fra le generazioni (che si è a sua volta trasformato), ma una sorta di spegnimento generale, come una difficoltà sistemica a trovare un senso in qualcosa, a immaginare costellazioni nuove e a sognare vite più intense.
E' l'esperienza di un desiderio sfinito, che chiude l''esistenza in se stessa, rendendola dipendente da sostanze di ogni tipo ( da quelle tecnologiche a quelle stupefacenti, dai leader carismatici alle sette religiose).
Tale indebolimento progressivo del sentimento della vita è come un controeffetto alla pulsione iperattiva e iperproduttiva del tempo presente: non è infatti in primo luogo causato da una sensazione di mancanza, quanto da un senso di mancanza della mancanza, ossia da una condizione segnata dall'eccesso, che avanza sempre per aggiunte e mai per sottrazioni. Tale eccesso di pieni e povertà di vuoti non è terreno fertile per il desiderio , che vive del limite e della mancanza: è piuttosto il tempo autistico della connessione continua o del gesto violento fino al massacro, senza alcuna compassione per sé e per l'altro".
(Da Isabella Guanzini, Tenerezza, Ponte delle Grazie Ed. pag,62).