martedì 4 aprile 2017

Il giudice armato: "Lo Stato non c'è più, darei la pistola pure a mia figlia"

TREVISO - «Questo Stato non è più nelle condizioni di garantire la sicurezza dei cittadini. Anzi, semplicemente lo Stato non c'è più. D'ora in poi faccio da me: quando esco di casa mi metto in tasca la pistola». Il giudice Angelo Mascolo fa il gip nel tribunale di Treviso. In una lettera pubblicata dai quotidiani veneti del Gruppo L'Espresso ha denunciato che «lo Stato ha perso totalmente il controllo del territorio ed è ora che la gente pensi a difendersi da sola». L'intervento-shock, dopo gli ultimi drammi di persone che si sono difese da ladri e rapinatori sparando, uccidendoli e finendo sotto processo, indigna l'opinione pubblica, imbarazza i vertici di magistratura e forze dell'ordine e sta scatenando una bufera.
Dottor Mascolo, cosa l'ha spinta ad un pubblico appello alle armi?
«L'altra notte, tornando a casa, ho superato una Bmw. Magari ho esagerato, ma quelli a bordo mi hanno inseguito, fino a quando non ho trovato una pattuglia dei carabinieri. Se non avessi avuto questa rara fortuna, sarebbe finita male. Ho capito che senza un'arma oggi un cittadino è indifeso, in balìa dei violenti».
Vuole dire che se avesse avuto una pistola l'avrebbe usata?
«Dico che se non ti difendi ti ammazzano e che se ti difendi vieni rovinato dagli avvocati, o finisci in galera. Aggiungo che non credo affatto nella capacità rieducativa del nostro sistema carcerario».
Non crede che, dette da un magistrato, simili affermazioni allarmino una popolazione già scossa?
«Chi si allarma fa bene. È ora di svegliarsi e di riconoscere la realtà. Le forze dell'ordine si fanno in quattro, ma sono tutti vecchi, a Treviso l'età media degli agenti è di 49 anni. Sono pochi, fuori forma, non ce la fanno a inseguire i ragazzini».
Non le pare di mancare di rispetto verso poliziotti e carabinieri che ogni giorno rischiano la vita?
«Io rilevo una verità nota a chiunque. Non accuso lo Stato, difendo le forze dell'ordine e non invito gli italiani ad armarsi. Penso per me, al mio particolare, come direbbe Guicciardini. D'ora in poi mi porterò dietro la pistola che fino a ieri ho tenuto vicino al letto. Gli altri si arrangino».
Non la preoccupa l'idea che chiunque, come lei auspica, possa girare armato?
«Meglio un brutto processo che un bel funerale. I fatti sono chiari: ormai anche in una città tranquilla come Treviso se avessi una figlia giovane le vieterei di uscire di sera senza un'arma. I delinquenti sono ovunque e di tutti i colori, anche se li arrestano, se li condanniamo, il giorno dopo scorrazzano liberi. I giudici sono come quei soldati a cui ordinano di scavare una buca e poi di riempirla subito, tanto per tenerli calmi e occupati».
Lei, in quanto giudice, può girare armato, un cittadino normale no. Non pensa che una nazione che affida agli individui una giustizia fai da te sia davvero in pericolo?
«Io penso per me, gli altri si arrangino. Mi spaventa la prospettiva che senza una vittima eccellente la collettività venga impunemente data in pasto ai delinquenti».
Cosa vuole dire?
«Fino a quando i terroristi delle Brigate Rosse colpivano poveri cristi erano "compagni che sbagliano". Dopo che hanno assassinato Aldo Moro lo Stato ha reagito e li ha annientati. Purtroppo questo mondo va così».
La Lega Nord e la destra giustizialista applaudono: coltiva ambizioni politiche?
«Non sono un politico e non lo diventerò. Ripeto: io penso ai fatti miei e invito lo Stato a svegliarsi, a reagire duramente e a smetterla di fare il buono. Non ho alcuna mira elettorale, tantomeno con la Lega. In passato ho querelato i leghisti due volte, invano. Se Salvini applaude è perché lui la pensa come me, non io come lui».
Cosa deve pensare un cittadino che sente un magistrato incitare pubblicamente a non credere più nello Stato e istigare ad acquistare pistole?
«Non incito nessuno, ma anche Pascal osservava che senza la forza la legge è impotente. Senza la forza non si sarebbe fatta la Rivoluzione francese, simbolo della civiltà vera, occidentale, non di quella dei cammellieri. Con il buonismo si sarebbe fermato Hitler? Dopo la strage di Monaco alle Olimpiadi del 1972, Golda Meir fece cercare e uccidere tutti gli attentatori anti-israeliani, uno per uno».
Se domani si sentirà minacciato da qualcuno, userà la sua pistola?
"La legittima difesa è un problema secondario, come asciugare l'acqua quando si rompe un tubo. L'emergenza sono le tubature, ossia lo Stato che non controlla più il territorio".
Giampaolo Visetti


IL COMMENTO
Se il Nord Est si trasforma in Far West

La libertà d'espressione di un magistrato ha un solo limite: "una condotta tale da renderlo immeritevole della fiducia e della considerazione cui deve godere, o che comprometta il prestigio dell'ordine giudiziario». Sarà il Consiglio superiore della Magistratura a stabilire se le dichiarazioni del giudice Angelo Mascolo hanno superato questo limite. Ma è indubbio che frasi come «se a Treviso avessi una figlia giovane le vieterei di uscire di sera senza un'arma» o «mi porterò dietro la pistola, gli altri si arrangino» incitano il Nord Est a trasformarsi in Far West. Sono parole lontane dalla Cultura giuridica e istituzionale di questo Paese, pronunciate nella stessa giornata in cui una persona e stata condannata per essersi fatta giustizia da sola, assassinando l'investitore della moglie. Il magistrato Mascolo invita lo Stato «a smetterla di fare il buono». All'Italia però non serve uno Stato buono o cattivo: ha bisogno solo di uno Stato giusto.
Gianluca Difeo

(la Repubblica 25 marzo)