venerdì 7 aprile 2017

La resistenza a Donald comincia in libreria

NEW YORK.  «Qui i rifugiati sono i benvenuti». La scritta su un cartello rosso accoglie i clienti che varcano l'ingresso di Strand, la famosissima libreria su Broadway, a Manhattan, due milioni e mezzo di volumi venduti a prezzi competitivi che riempiono 30 chilometri di scaffali disposti su tre piani. «L'abbiamo messa per far capire subito alla gente da che parte stiamo» dice al Venerdì la manager Colleen Callery. Da qualche settimana a Strand hanno trasformato anche la vetrina in dichiarazione politica: un progetto chiamato Dou-blethink of the day, ovvero "bipensiero" del giorno, con un chiaro riferimento a quel meccanismo immaginato da George Orwell nel suo 1984  per cui il Grande Fratello è in grado di dire tutto e il contrario di tutto. «Nell'epoca delle fake news sbandierate da Donald Trump abbiamo pensato di fare il fact checking  dei tweet del presidente, per poi smascherarli con i fatti. Sì, in vetrina. Ma anche sul nostro sito web. Per ogni tweet falso, poi, suggeriamo dei libri. Perché siamo convinti che il compito delle librerie indipendenti è anche quello di stimolare il pensiero critico».
Un'opinione che in America è sempre più condivisa: sono infatti tante le librerie che, ciascuna a suo modo, stanno prendendo posizione. Così succede che a Denver gli impiegati di City Stacks abbiano stampato e distribuito i numeri di telefono dei senatori su cui fare pressione affinché votino contro i ministri scelti da Trump. A Portland i proprietari di Broadway Books distribuiscono gratis copie di Dovremmo essere tutti femministi  di Chimamanda Ngozi Adichie. A Chicago la Women & Children First organizza conferenze su "arte e resistenza". E perfino una piccola libreria specializzata in volumi di cucina, come Bonnie Slotnick Cookbook, sulla 28esima strada a New York, raccoglie firme per impedire il registro degli immigrati clandestini.
«Riflettiamo le esigenze dei lettori» racconta Laura, direttrice di Book Culture, la libreria su Columbus nell'Upper West Side di Manhattan, nata proprio su quello stesso angolo dell'81esima dove il film cult C'è posta per te immaginava la libreria indipendente di Meg Ryan in lotta per la propria sopravvivenza. Qui il testo più venduto è What We Do Now, cioè "Cosa facciamo ora", raccolta di saggi firmati fra gli altri da Bernie Sanders, dall'icona femminista Gloria Steinem, dal linguista George Lakoff e molti altri. «Se le indipendenti sono sempre più un luogo di resistenza dipende dal fatto che sono tornate ad essere punto d'incontro. In tanti ormai vengono qui non solo per comprare, ma per confrontarsi e discutere». Lo conferma Elaine Katzenberger, direttore della mitica City Lights di San Francisco, fondata nel 1953 dal poeta della beat generation Lawrence Ferlinghetti. «La missione di ogni libreria è ispirare oltre che informare» ha detto al New York Times. «Dopo l'elezione di Trump la gente ha cominciato a chiedersi: e ora che fare? Molti hanno capito che sono i libri il posto dove trovare risposte».
Anna Lombardi

(Il Venerdì 24 marzo)