venerdì 7 aprile 2017

L'amaca di Michele Serra

IL VECCHIO Donald e il vecchio carbone: riuscite a immaginare un binomio più primitivo, più reazionario, più anacronistico? Manca la locomotiva che avania, come nei western, affumicando la prateria, e il quadro sarebbe perfetto. Non fosse che non siamo nell'evo nascente della Frontiera e della rivoluzione industriale, ma in quello del ripensamento, dell'emergenza climatica, delle rinnovabili, della rivoluzione tecnologica. Ovunque: non nella testa di Trump e dei suoi elettori.
Ad ogni nuovo tassello che questo signore aggiunge al suo ottuso monumento al passato (ah, la vecchia America che andava a carbonella, sparava al bisonte e teneva i negri al loro posto!), si ripensa con sbigottimento al clamoroso falso ideologico che ha sorretto il trumpismo, anche quello nostrano. Il presunto "populismo" e l'altrettanto presunta opposizione all'establishment. Ma i ricchi hanno i polmoni al riparo, se l'aria puzza troppo vanno ad Aspen o sulle Alpi, mangiano bio, bevono sano, e delle mattane anti-ecologiche di Trump se la ridono. A pagare il prezzo dell'inquinamento e dei mutamenti climatici, come è accaduto a New Orleans, sarà sempre la povera gente. Sarebbe questo dunque il populismo? Punire il popolo, ma in suo nome?

(la Repubblica 30 marzo)