lunedì 3 aprile 2017

UN PREZIOSO RIASSUNTO

Corso Biblico. Torino, 24.03.2017.
Mario Liverani, Oltre la Bibbia, Storia antica di Israele, Laterza, 2003

(Appunti presi dalla conferenza di Franco Barbero).
Il libro di Mario Liverani ripercorre la storia della Palestina a partire dall'epoca del tardo bronzo (sec. XII) epoca contrassegnata dal dominio egiziano ed alla quale sono fatti risalire i fatti narrati nell'Esodo, fino alla fine del IV secolo (epoca di Ezra) e raffronta i dati che emergono dalle narrazioni dei libri biblici con le risultanze delle scoperte archeologiche. Ne emergono parecchie discordanze anche rilevanti, che costituiscono problema se si legge la Bibbia come un libro storico che narra fatti realmente accaduti. Ma se si abbandona il pregiudizio fondamentalista, purtroppo oggi ancora molto diffuso nella mentalità e nella predicazione, e si adotta quello che José Maria Vigil chiama il “Nuovo paradigma archeologico biblico” che legge la Bibbia come una grande narrazione epica che trasmette un itinerario di vita e un messaggio di salvezza, allora cadono le (apparenti) contraddizioni tra il testo biblico ed i dati che emergono dalla ricerca storico-archeologica. Questo non significa che la Bibbia non sia credibile o che il messaggio sia stato tradito: al contrario occorre superare una lettura letterale per evitare il travisamento dell'autentico significato e cogliere il vero e profondo messaggio che emerge da essa superandone le contraddizioni (ove, ad es. di uno stesso fatto si danni versioni differenti) e le incongruenze (ad es. le espressioni di violenza contenute in molti passi). Questo discorso vale sia per il primo che per il secondo Testamento.(J.M.Vigil, Il nuovo paradigma archeologico biblico, nel volume “Oltre le religioni”, Gabrielli editore, 2016).
La ricerca delle testimonianze storiche non va in contrasto con il messaggio religioso della Bibbia, anzi contribuisce a comprendere il messaggio che è nascosto molte volte sotto forme letterarie che vanno decodificate per non travisarne il vero significato. Un esempio per chiarire questo concetto: la Bibbia presenta Israele come un grande popolo che ha conquistato la terra di Canaan ed vi ha stabilito un grande regno. La realtà è invece molto più modesta: “Per l'età del tardo bronzo (sec. XII), quando Egitto e Mesopotamia potevano ospitare alcuni milioni di abitanti, la Palestina non raggiungeva neppure i 250.000 abitanti” (Liverani, pag.8). Il regno di Giuda, al tempo della sua massima espansione (VIII secolo) aveva una popolazione stimata di circa 110 mila abitanti e Gerusalemme poteva contare all'incirca 7500 abitanti distribuiti su un'area di circa 30 ettari (Liverani, pag. 138). Al punto che Liverani si chiede per quale motivo “questo paese così modesto per risorse naturali ed addensamento umano” abbia potuto svolgere “un ruolo di primaria importanze nelle vicende storiche di gran parte del mondo”. La risposta che l'autore dà è “la straordinaria capacità che gli abitanti del paese ebbero, di legare tra loro paesaggio e memoria, e dunque di caricare la loro terra di valori simbolici che poi una alterna vicenda di dispersione e focalizzazione, di allontanamento e ritorno, contribuirono a diffondere largamente anche fuori di esso.” (pagg. 8. 9).
Le testimonianze archeologiche sulla storia di Israele sono molto scarse per il periodo più antico (sec. X e IX) anche a causa del fenomeno della damnatio memoriae, l'occultamento fatto volontariamente dalle tribù nomadi delle proprie tracce fatto per timore di essere riconosciuti nei luoghi dove non erano stati ben accolti oppure per occultare lotte intestine.  Si tratta, in ogni caso, di un fenomeno ancora largamente sconosciuto nelle sue cause e nelle sue modalità.
Con la sedentarizzazione le tracce si sono fatte più abbondanti, soprattutto a partire dall'VIII sec. Da notare che questo fenomeno si è verificato anche in tempi molto successivi nella storia del Talmud da parte cristiana .
La prima traccia del nome di Israele si ha nella stele egiziana di Merenptah, risalente all'anno 1230 a.C., a testimoniare la presenza in Palestina di gruppi pastorali insediati in Canaan in cerca di spazi nomadici. Con i clan pastorali vi erano anche gruppi di contadini indebitati (a causa di carestie per avversità atmosferiche o per eventi bellici) che si davano alla fuga e cercavano nuovi spazi di sopravvivenza. Questi gruppi erano denominati habiru, da cui deriva il termine ebrei ('ibri) (Liverani, pag.31).
Si tratta, come si è già detto, di piccoli gruppi di poche migliaia di persone, non un grande popolo, come viene presentato nella Bibbia; ma è un popolo benedetto da Dio e perciò è grande nel cuore di Dio.
Il libro di Liverani, dopo una prima parte dove si ricostruiscono accuratamente le risultanze che emergono dalle ricerche archeologiche, passa nella seconda parte ad un confronto tra i dati storici e le narrazioni della Bibbia. Il titolo, “Una storia inventata” può essere equivoco, se si intende che la narrazione biblica sia pura invenzione. Essa è invece narrazione epica, che si fonda su una base storica reinterpretata secondo la visione di fede del popolo di Israele. Le due storie, quella cosiddetta “normale” e quella “inventata” “vanno lette l'una in funzione dell'altra”, perchè “la storia normale non è priva di valori ideologici, come la 'storia inventata' non è priva di eventi reali e di riferimenti autentici” (Liverani, pag. 406).
Così i patriarchi (capitolo 13) sono figure epiche di riferimento delle tribù, che poi sono diventate i grandi patriarchi di tutto Israele, come Abramo, e sono state inserite in un racconto e ordinate secondo una cronologia. Il viaggio di Abramo da Ur alla terra di Canaan è un modello archetipico offerto agli esuli di Babilonia che avevano la possibilità di ritornare in Palestina. Il racconto abramitico non è storia, ma un modello di fede che annuncia di partire e di lottare, come condizioni per trovare una terra. Ed in effetti solo una minoranza ebbe il coraggio di ritornare, mentre la maggioranza rimase a Babilonia dove si erano in qualche modo adattati.
L'esodo è il cammino di tante piccole tribù verso la libertà, una storia scritta a Babilonia da chi auspicava la riunificazione del popolo che rischiava di perdere la sua identità. La conquista di Canaan non si è verificata nel modo descritto dal libro di Giosuè, come una conquista militare ad opera delle dodici tribù, ma è stata una penetrazione avvenuta in un lungo arco di tempo e con qualche episodio di violenza non certo qualificabile come una “guerra santa” . Ad esempio, l'episodio della conquista di Gerico, caduta senza colpo ferire e narrata al capitolo 6 del libro di Giosuè è pura invenzione, perché Gerico era già stata distrutta un secolo prima.
Così i grandi regni, come Davide e Salomone, magnificati nei libri storici della Bibbia, sono modeste realtà di cui rimangono negli scavi archeologici dei miseri resti.
La figura fondante è quella di Mosè che conduce il popolo dall' Egitto ai confini della Palestina e riceve dal Signore la legge sul monte Sinai. Anche la legge, però, non è un corpo monolitico, come ci viene presentata, ma è il frutto di stratificazioni di epoche diverse. “Il corpus legislativo è tutto conservato in documenti tardi, esilici e soprattutto post-esilici; ma ciò non vuol dire che tutti i materiali costitutivi siano anch'essi tardi.” (Liverani, pag. 382).
Il Decalogo, nelle due versioni di Esodo 20 e di Deuteronomio 5 contiene materiali molto antichi, mentre la legislazione deuteronomistica (Deut. 12 – 26) risale probabilmente all'epoca di Giosia (VII sec.).
Infine è importante rilevare come l'idea del monoteismo si affermi solo gradatamente e faticosamente, come dimostrano le lamentele dei profeti contro l'idolatria: ad es. Geremia, capitolo 44, inveisce contro il culto che gli Ebrei di Egitto
esercitano in templi pagani.
L'idea del monoteismo è più antica dell'ebraismo. Era sorta già in Egitto, e si è affermata in Israele in un cammino lento e difficile. L'idea del monoteismo sorge dalla necessità di non idolatrare cose o persone e di evitare la proliferazione degli idoli. Soprattutto Isaia e Geremia hanno sviluppato gli argomenti contro l'idolatria. Va detto per contro che anche il monoteismo corre il rischio di un uso improprio di Dio, quando lo si strumentalizza a fini di potere umano.
Utile complemento al libro di Liverani sono i testi di uno dei massimi storici di Israele, Giovanni Garbini, in particolare “Storia e ideologia nell'Israele antico”, Paideia, 1986.
Guido Allice