domenica 28 maggio 2017

COSA NON SI FA PER TE MUCCA

BANGKOK. La venerazione degli indiani per la sacra vacca è nota in tutto il mondo. Considerata madre delle genti di Bharat, nome antico del Continente, il suo culto potrebbe risalire all'Egitto e aver influenzato l'iconografia della natività cristiana, con la mucca alla destra della mangiatoia dove nacque Gesù.
Oggi la discussione sulla sua natura divina (non le sono dedicati templi perché l'oggetto di venerazione è proprio l'animale in sé) è uscita dagli ashram dei guru o dalla ristretta cerchia di studiosi delle epiche del Mahabharata e Ramayana per entrare con irruenza nella cronaca di tutti i giorni. Diversi Stati e lo stesso governo nazionale hanno iniziato a prendere iniziative concrete per difendere la vita e l'onore di colei che diede vita «a tutte le razze conosciute», a cominciare dalle caste superiori, i sacerdoti bramini.
Da poco, per ogni esemplare censito, è stato creato un sistema di identificazione simile a quello utilizzato per gli esseri umani, con la differenza che la ID card per mucche ha molti più dettagli come il tipo di corno, lunghezza e forma della coda, colore eccetera, ma poiché non hanno tasche gli viene pinzata all'orecchio. L'idea serve a contrastare il contrabbando di bovini da gran parte degli Stati dove sono protetti verso quelli dove se li mangiano, a cominciare dal confinante e islamico Bangladesh. Ma la targhetta sarà messa anche ad altri animali meno sacri come i bufali, altrettanto importanti per l'economia rurale.
I critici sostengono che, con l'andare a rilento del programma di carta di identità biometrica chiamata Aadhaar per un miliardo e passa di umani, risulterà ancora più difficile immatricolare i 190 milioni di bovini per ora aventi diritto. Ma la ritrovata - ed elettoralmente interessata - compassione dei politici per il sacro simbolo della fertilità e del nutrimento, sta producendo una vasta gamma di nuove iniziative in suo favore.
Il governo dell'Uttar Pradesh ha perfino istituito un servizio di ambulanze chiamato Gauvansh Chikitsa Mobile, Nucleo mobile salva-bestiame, finanziato da una ong che si occupa di curare le mucche malate o investite sulla strada. Attivato da poche settimane con un numero verde di emergenza, il centralino riceve circa 200 chiamate al giorno. Le ambulanze partono con un veterinario e un infermiere autorizzati a far salire a bordo solo le vacche, da portare in uno degli ospedali di Lucknow o delle altre città servite anche da una rete di gau shalas, rifugi con paglia e fieno gratis per bovini convalescenti o in pensione.
Non è una piccola contraddizione, in un Paese dove ogni anno muoiono di mancata o ritardata emergenza centinaia di migliaia di persone. Ma si fa presto a ironizzare sul fenomeno del ritorno di devozione per un'incarnazione divina che ha radici culturali profonde e ramificazioni nella politica dei giorni nostri.
La cronaca ha ricominciato a occuparsi di mucche durante la campagna elettorale dell'attuale premier Narendra Modi, che promise di proteggerle assieme all'altra progenitrice dell'India, Maa Ganga, il Gange (con scarso effetto, come raccontato sul Venerdì del 21 aprile). In diversi Stati, ispirati anche dai suoi sermoni, negli ultimi due anni sono cominciati a sorgere gruppi di volontari per la difesa delle vacche, divenuti sempre più violenti, tanto che il devoto Modi ha dovuto presto prenderne le distanze. Delitti atroci sono avvenuti perfino nel suo Gujarat, dove la legge punisce già con l'ergastolo i profanatori di mucche, ma linciaggi e persecuzioni senza processi sono ormai comuni in Rajasthan, nel Kashmir devastato dalla guerra civile, in quell'Uttar Pradesh oggi guidato da un sacerdote fondamentalista del suo partito Bjp.
Molte delle vittime, perlopiù musulmani e fuoricasta, erano state accusate di aver ucciso, commerciato o mangiato carne bovina, ma sono risultate poi del tutto innocenti. Eppure quasi nessuno degli assassini e dei membri delle squadre punitive è mai finito sotto processo.
Dalle confuse origini tra storia e leggenda del mito di Kamadhenu, la madre di tutte le mandrie, oggi nonostante tutti i suoi difensori l'animale si trova in una brutta contingenza, dovuta alla trasformazione del mondo attorno a sé. Superstrade difficili da attraversare con le auto che sfrecciano a 100 all'ora contro il suo passo lento e meditativo; siccità dei pascoli dovuta ai cambi climatici; l'abbandono quasi certo da parte degli amorevoli e spesso devoti proprietari che credono nella sua sacralità, ma la accudiscono solo finché è in grado di produrre latte e vitelli.
Anche i turisti più distratti hanno cominciato a notare il fenomeno del gran numero di madri di madre India abbandonate dai proprietari, costrette a ruminare tra i rifiuti delle metropoli o delle campagne, dove muoiono a migliaia ingurgitando la plastica della spazzatura. Di senza fissa dimora ce ne sono, secondo un recente censimento, ben 5,3 milioni, segno di scarsa riconoscenza se davvero - come si insegna a scuola - la vacca primigenia Kamadhenu dal volto di donna si era data un gran daffare per fornire agli dei, e alla loro successive progenie umana, non solo il latte, ma anche l'amrita, l'elisir di lunga vita identificato da taluni nel burro chiarificato detto ghee.
Nonostante provvedimenti come il censimento e il servizio di ambulanze, limitato a un paio di Stati con 5 vetture e meno di 10 medici, la vita è difficile ovunque per le centinaia di milioni di esemplari in circolazione con o senza targhetta d'identità. Nel desolato Bundelkhand è pratica comune, la chiamano anna pratha, quella di abbandonare nelle campagne aride per la siccità le bestie - pardon, gli esseri divini - non più produttive. Succede in molti altri Stati dove spesso chi lavora la terra è reso letteralmente schiavo dei debiti, con punte elevate di suicidi come in Maharashtra, Jharkhand e Chhattisgarh. Del resto su queste stesse pagine abbiamo conosciuto la storia delle anziane donne del Tamil Nadu "aiutate" a morire dai figli che non possono nutrirle o curarle. Per loro non ci sono ambulanze e rifugi statali, forse perché - come le mucche più vecchie - hanno smesso di rendersi utili, e non sono nemmeno sacre.
Raimondo Bultrini

(Il Venerdì 19 maggio)