martedì 23 maggio 2017

Ernesto Balducci

Il 25 aprile di quest'anno sono stati venticinque anni dalla morte, per incidente stradale, a 70 anni, di Ernesto Balducci. Il suo cammino, ancora aperto e promettente, fu tagliato dal caso, non dall'esaurimento del tempo.
La sua voce era uscita dalla povertà intelligente e dalla fede laica dei minatori del monte Amiata. Percorriamo in breve il suo cammino su una traccia di Bruna Bocchini Camaiani. A Firenze fece studi letterari (si laureò su Fogazzaro) orientati a tematiche rosminiane e modernistiche. L'influenza di La Pira lo condusse a interessi sociali e politico-culturali, nel rapporto diretto con i poveri. Nel «Cenacolo» superava i moduli assistenziali unendo l'impegno caritativo alla formazione religiosa, teologica e spirituale dei giovani, con modi più liberi e comunitari rispetto agli schemi rigidi correnti. Approfondendo la linea lapiriana, promuoveva, nel '54, il convegno su «pace e civiltà cristiana», incoraggiando il dialogo tra culture diverse, oltre l'ottica puramente occidentale. Nel '58, con alcuni valenti amici, fondava «Testimonianze», la rivista, ispirata a De Foucauld e altre testimonianze evangeliche, che guardava oltre il proselitismo cattolico aggressivo, pur restando interno alle prospettive apologetiche.
Alla fine degli anni '50 le censure romane e l'avvento di Florit a Firenze portarono al suo allontanamento «provvidenziale», perché a Roma poté seguire di lì a poco il Concilio. Fu lì che alcuni di noi cominciarono a conoscerlo, fino ai successivi convegni fiorentini e le sue molte presenze diffuse. A Roma, frequentando vescovi e teologi provenienti da tutto il mondo, Balducci ampliò i suoi orizzonti. Condivise la speranza di una riforma della chiesa centrata sulla Bibbia, sul ruolo del popolo di Dio e sulle chiese locali, in rapporto rinnovato col mondo contemporaneo.
Fu processato, tra il '63 e '64, per apologia di reato, avendo difeso gli obiettori di coscienza al servizio militare, condannato in Cassazione e denunciato al S. Uffizio. Balducci fu capace di mantenere rapporti personali coi suoi stessi accusatori curiali. Papa Montini Paolo VI lo stimava e lo protesse, evitando fratture drammatiche, e ciò permise il suo ritorno a Firenze nel 1965. La progressiva «restaurazione» post-conciliare, e conflitti come quello dell'Isolotto, delusero le speranze di Balducci sulla riforma della chiesa e lo condussero a quella «svolta antropologica» o di «secolarizzazione», e «planetaria», che emergerà in lui fino agli anni '80. Non interviene più sui temi e sui dibattiti interni di riforma ecclesiale, fonda nel 1986 le Edizioni Cultura della Pace e pubblica i suoi libri più importanti tra l'85 e il '92.
Negli anni '80 promuove, con «Testimonianze», i convegni della serie Se vuoi la pace prepara la pace, uno sviluppo della cultura della pace italiana. Il suo discorso e la sua predicazione di ogni domenica si incentrano sulla matrice biblico-evangelica come prospettiva profetica annuncio di pace e di società nonviolenta, impegno per gli emarginati, rapporti coi carcerati, sostegno alle lotte di liberazione dei popoli. Vive questi impegni come «uomo tra gli uomini». Da annunciatore della Parola assume le ragioni storiche come segno e radici della speranza. Nella distinzione tra fede e religione poggia una critica generale alla «struttura sacrale» come «segregazione dell'uomo».
Oggi Balducci è un po' meno ricordato e ascoltato, ma davvero ha visto avanti con acutezza, sia nella chiesa in cui nacque, sia nel mondo oggi di nuovo in bilico tra unificazione e autodistruzione, con alcuni pazzi ai posti di comando e i popoli disorientati. Facciamolo ancora parlare. Egli ha avuto fede nell'«uomo inedito», che è poi il messia incarnato in tutte le vie vive dello Spirito, nella pluralità delle lingue umane. Il suo lascito, raccolto da lontano e distribuito a piene mani fino all'ultimo, fermenterà nel terreno umano, come esplodono i germogli in questa primavera, tra le bombe e i naufragi.
Oggi il riferimento maggiore per le fonti di e su Balducci è la Fondazione a suo nome: fondazioneernestobalducci@gmail.com.

Enrico Peyretti

(Il foglio 442- Torino)