mercoledì 17 maggio 2017

Grillini: "La legge è buona ma pesa il no alle adozioni"

ROMA. Franco Grillini è la voce storica del movimento gay italiano: ha fondato l'Arcigay di cui è ancora presidente onorario. Reduce da una dura battaglia contro la malattia non ha perso la voglia né di fare politica, né per fortuna il gusto della battuta: «Chi nasce attivista muore attivista. Ieri sono andato in carrozzina a vedere la mostra di Keith Haring. Le unioni civili? Ne avevo previste 2.000 e sono 2.800. Un successo enorme. La cosa più bella? Vengono celebrate in ogni angolo d'Italia, anche in quei paesini sperduti dove un tempo i gay esiliati. E invece c'è il sindaco con la fascia tricolore, le nonne e le mamme che piangono... Pazzesco».
Perché Grillini, lei non credeva che l'Italia ce l'avrebbe fatta?
«È stata dura. Prima ho dovuto convincere il movimento omosessuale, che negli anni Ottanta rifiutava ogni forma di contratto matrimoniale. La famiglia borghese si abbatte e non si cambia, era il nostro slogan rubato all'estrema sinistra. E poi ho speso altri 15 anni a convincere il parlamento italiano che una legge si poteva fare. Pensi che nel 1982 all'inaugurazione del Cassero a Bologna, mi contestarono perché avevo fatto un manifesto con due ragazzi abbracciati. Dicevano che erano troppo sentimentali...».
Sono passati 35 anni.
«Infatti la legge c'è, ed è buona ed efficace. Lo dimostrano le cifre, addirittura sottostimate, nel senso che probabilmente non vengono conteggiati i matrimoni celebrati all'estero che in Italia si trasformano in unione civile. Ma quanti credete che siano i matrimoni gay nel resto d'Europa? Non più dei nostri».
Sono numeri rappresentativi del mondo omosessuale?
«Direi di sì. Mica tutti i gay corrono a sposarsi. Anzi c'è una buona parte del movimento, oggi come ieri, che non sente il bisogno di legalizzare i propri amori o di fare una famiglia. Però sulle cifre hanno pesato due errori fondamentali della legge».
La bocciatura della possibilità di adottare il figlio del partner?
«Questa è la carenza più grave, una vera crudeltà. Ma il secondo errore è aver voluto declassare le unioni civili a formazione sociale specifica per convincere i cattodem a votare la legge. Un obbrobrio».
Al Sud le unioni sono state pochissime.
«Era scontato, ancora oggi le resistenze a chi fa coming out sono fortissime. Il "familismo amorale" non è mica ancora scomparso. L'omofobia è una brutta pianta, dura da estirpare. Per questo la legge sulle unioni civili è una conquista sociale». (m.n.d.l)

(la Repubblica 8 maggio)